di
Goffredo
Palmerini - L’AQUILA
- Anche il tempo, che nel pomeriggio di sabato 25 luglio minacciava
uno dei violenti rovesci di mezza estate, alla fine è stato
clemente, cedendo al doveroso rispetto verso la memoria di Maria
Pacifici,
davvero un’eroina durante il terremoto del 13 gennaio del 1915 che
alle 7e 52 distrusse Avezzano
e la Marsica.
A Paganica
(L’Aquila),
suo paese natale, ricorrendo il centenario di quella immane tragedia
che fece oltre trentamila vittime, ora la memoria collettiva della
comunità potrà finalmente trasmettere ai posteri l’esempio etico
d’una donna umile, ma forte e tenace come solo l’asprezza di
questi luoghi dell’Abruzzo montano ha saputo per secoli plasmare.
All’ostetrica Maria
Pacifici (Paganica,
1884 - Lecce nei Marsi, 1970) con una sobria e toccante cerimonia
alla quale hanno partecipato numerose autorità e cittadini di
Paganica
e della Marsica,
è stato infatti intitolato il Largo davanti al Distretto sanitario.
Una donna semplice, Maria
Pacifici,
che le dolorose vicende della vita avevano già provato con la morte
prematura all’estero del giovane marito Bernardino
Rossi,
emigrato in Francia,
lasciandole orfani i due figlioletti Augusto
e Giacinta.
Rimasta vedova a soli 26 anni, per guadagnarsi il pane per vivere la
famiglia Maria dovette quindi lasciare Paganica per andare in
servizio come ostetrica a Lecce
nei Marsi,
affidando la cura dei propri figli ai loro nonni. Quel terribile
sisma, poi, sotto le cui macerie perirono cinquecento persone, a
Lecce nei Marsi, tra le quali una donna al nono mese di gravidanza.
Ma la pronta sua opera di soccorso assicurò quasi miracolosamente la
nascita di due gemellini dalla donna appena deceduta sotto il crollo
della propria abitazione. Quindi ancora un quarantennio di servizio,
prestato con amore e generosa dedizione a favore di quella comunità,
tanto che le valse nel 1961 il conferimento della Medaglia d’oro al
valore civile.
Una
storia ricca di umanità, dunque, mai emersa alla conoscenza diffusa.
Altrimenti sarebbe finita nell’oblio se la curiosità d’un
attento cultore di storia locale, qual è Raffaele
Alloggia,
nel 2009 non l’avesse raccolta dalla viva voce del figlio di lei -
Augusto
Rossi,
vegliardo di 102 anni - e poi alcuni mesi fa raccontata sulle pagine
del quotidiano Il
Centro.
Nacque così l’idea d’onorare degnamente la memoria di questa
esemplare donna paganichese. Lo ha dichiarato, aprendo e presentando
la cerimonia d’intitolazione, non senza un velo di commozione, il
prof.
Sandro Valletta,
docente di diritto delle migrazioni presso l’Università telematica
“Guglielmo Marconi” e nipote diretto di Maria
Pacifici,
poiché lei in seconde nozze aveva sposato Alessandro
Valletta,
suo nonno di cui porta il nome. Confessando, peraltro, d’essere
venuto a conoscenza della straordinaria vicenda della nascita dei
gemellini e della storia che ne seguì solo nel gennaio scorso,
attraverso l’articolo di Raffaele
Alloggia.
Alla
cerimonia d’intitolazione del “Largo
Maria Pacifici
– Ostetrica,
Medaglia d’Oro al valor civile ”
hanno preso parte numerose autorità, i nipoti paganichesi di Maria
Pacifici - Elena, Ascanio e Maria Vittoria, figli di Augusto
Rossi
- il già citato Sandro
Valletta
e un folto pubblico. Tra le autorità presenti hanno preso la parola
Massimo
Cialente,
Sindaco dell’Aquila, Giuseppe
Guetta,
Vice Prefetto vicario, Mons.
Giuseppe Molinari,
Arcivescovo Emerito dell’Aquila, Lelio
De Santis,
Assessore al Bilancio comune dell’Aquila, Giovanbattista
Pitoni,
Presidente del Comitato Celebrazioni del Centenario del terremoto
della Marsica, Aldo
Ozino Calligaris,
Presidente nazionale Fidas, Maria
Grazia Minisgallo,
Presidente del Collegio provinciale delle Ostetriche, Raffaele
Alloggia,
i congiunti Sandro
Valletta
e Maria
Vittoria Rossi,
Raffaele
Vivio,
Capogruppo Alpini Paganica e infine Lorenzo
Iovenitti,
presidente della Sezione Vas Donatori di Sangue di Paganica, in
quanto l’evento è stato inserito nelle manifestazioni del
Quarantennale della Sezione.
Il
Sindaco Massimo
Cialente,
nel suo intervento, ha tratteggiato la figura professionale ed umana
di Maria
Pacifici,
inquadrandola nel contesto sociale d’un secolo fa, quando insieme
al medico condotto, l’ostetrica era non solo la professionista che
presiedeva alle nascite, allora tutte in casa, ma che stabiliva con
la comunità presso la quale operava un forte legame di relazioni e
un rapporto di grande empatia. Maria Pacifici è stata dunque, in
contesti assai difficili, un esempio di abnegazione e di umanità che
è giusto onorare e far conoscere alle giovani generazioni.
Altrettanto partecipi le parole del dr. Giuseppe
Guetta,
nel portare il saluto del Prefetto Francesco
Alecci,
assente dall’Aquila, ma che molto teneva alla manifestazione. Il
vicario ha infatti richiamato il valore del servizio reso dalla
Pacifici, che ha espresso nei drammatici giorni del terremoto della
Marsica le più esaltanti virtù. E ancora come sia importante per
una comunità coltivare la memoria, perché senza memoria non si
costruisce futuro. La storia non è quella che fanno i potenti - ha
detto Mons.
Molinari -
ma è quella che scrivono con il loro sacrificio e con la loro opera
anzitutto gli umili, senza che tanto appaia. Un aspetto assai caro a
Papa Francesco, questo, e molto presente nella recente sua visita in
Sud America, dove ha esaltato l’impegno degli ultimi nella storia
del mondo e in particolare delle donne, parlando in Paraguay.
D’altronde, basterebbe rileggere i romanzi di Silone
per comprendere il contributo degli umili alla storia dell’umanità.
E Maria
Pacifici
è un esempio davvero splendido.
Lelio
De Santis,
nelle sue funzioni di assessore anche alla toponomastica, ha motivato
la dedicazione del Largo a Maria Pacifici, come un riconoscimento
doveroso e meritato. Giovanbattista
Pitoni,
Presidente del Comitato per il Centenario del terremoto della
Marsica, ha segnalato come sia stato importante far riemergere questa
storia, per la quale bisogna essere grati a Raffaele
Alloggia.
E come sia stato giusto collocarla nell’antologia del Centenario,
tra le storie più significative che riguardarono quei terribili
giorni di gennaio del 1915. Particolarmente sensibile l’intervento
di Aldo
Ozino Calligaris,
presidente della Federazione nazionale delle Associazioni dei
donatori di sangue. Egli ha inteso enucleare il valore del
volontariato, che gli Aquilani hanno conosciuto da vicino
nell’emergenza post sisma. E come, in altre condizioni, conobbe
pure Avezzano
e la Marsica nel terremoto di cento anni fa. Un valore che specie
nella donazione trova il massimo significato, in un gesto gratuito di
solidarietà, anonimo nel senso che non si sa chi ne sarà il
beneficiario. Dunque un atto d’amore autentico, che a Paganica
trova riscontro nel VAS, un’associazione di donatori tra le più
generose ed efficienti, che celebra i 40 anni di attività. Non
dissimile dall’appassionato servizio verso la comunità che Maria
Pacifici
espresse nella sua esperienza di vita. Maria
Grazia Minisgallo
ha manifestato il suo compiacimento, a nome del Collegio delle
Ostetriche della provincia dell’Aquila, per l’onore che Maria
Pacifici ha reso alla professione e per il bene da lei profuso alla
gente cui rivolse la sua assistenza. Commosso il ringraziamento dei
congiunti, espresso da Sandro
Valletta
e Maria
Vittoria Rossi
nei confronti delle istituzioni e dei cittadini intervenuti alla
cerimonia. Altrettanto commosso il saluto portato da Lorenzo
Iovenitti
in nome dei donatori di sangue di Paganica, e di Raffaele
Vivio
per conto degli Alpini paganichesi. L’intervento conclusivo di
Raffaele
Alloggia
vale la pena di riportarlo integralmente, perché ha il pregio di far
conoscere la storia di questa piccola donna straordinaria.
“La
storia dell’ostetrica Maria
Pacifici
mi fu raccontata e documentata dal figlio Augusto
Rossi
- e, prima di renderla pubblica, confermata dai figli del medesimo
come a loro da sempre nota - due giorni prima del terremoto
dell’Aquila del 6 aprile 2009. Ero appena uscito di casa, dopo
un’ennesima scossa di terremoto. Augusto si trovava fuori in
giardino di casa sua. Appena mi vide mi chiese, con un gesto
eloquente, se avevo sentito la scossa. Gli risposi di sì. Lui mi
confidò di aver paura di tutto quello sciame sismico, poiché gli
ritornava in mente quello del 1915 che distrusse la Marsica. Vidi il
suo volto deprimersi. Mi sedetti accanto a lui e come un fiume in
piena - a 102 anni di età, lucido come un ventenne, come chi lo ha
conosciuto può testimoniare - iniziò a raccontare … «Io
di mio padre ho un vago ricordo. Dopo la nascita di mia sorella
Giacinta, nel 1910, poiché dalle nostre parti non c’era lavoro,
egli emigrò in Francia
in cerca di fortuna. Dopo alcuni mesi dalla sua partenza, alla
famiglia arrivò la notizia della sua morte, senza che mai si sapesse
come e perché. Mia madre, rimasta vedova, per poter portare avanti
la famiglia, si avvalse del suo diploma di ostetrica per chiedere
lavoro. Così le fu assegnata la ‘missione’ - di questo si
trattava in quei tempi - nel comune di Lecce
nei Marsi.
Per la tipologia del suo lavoro non le fu possibile portarsi dietro i
figli. Così io e mia sorella rimanemmo a Paganica con i nonni. Ci
sentivamo … abbandonati, ci mancava quell’affetto materno che è
fondamentale per la crescita e la formazione della persona. Quando il
13 gennaio 1915 ci fu la forte scossa di terremoto che distrusse
Avezzano
e diversi paesi della Marsica, io avevo 8 anni e mia sorella Giacinta
5. Dormivamo nello stesso letto. Tanto fu forte il movimento
tellurico che battemmo la testa l’uno contro l’altro, finché i
nonni ci presero e fuggimmo verso Fontevecchia. Era ancora buio,
piangevamo implorando mamma, ma lei non c’era. Quel giorno lo
ricordo bene, poiché anche a Paganica
ci furono due morti, parecchi feriti e molti danni alle abitazioni.
Ricordo che i miei nonni erano molto preoccupati per mia madre, ma
ben presto fummo rassicurati da lei, che, dopo essersi sincerata
sulle nostre condizioni, preferì rimanere nel paesino marsicano per
lenire le sofferenze e i disagi dei tanti feriti. Tanto era vasto il
cratere creato dalla violenta scossa, che i soccorsi tardavano ad
arrivare dappertutto e lei, anche nei giorni successivi, veniva
chiamata continuamente a prestare la sua opera soprattutto in
attività non prettamente di sua competenza, anche nei paesi
limitrofi, completamente disastrati. Mia madre ci parlò, tra
l’altro, della situazione di quello che sarebbe divenuto il suo
paese adottivo. E quando ancora la terra tremava, si trovò a
soccorrere una donna incinta al nono mese, morta assieme a suo marito
sotto le macerie della propria abitazione, portando alla luce due
gemelli. Poi, con l’aiuto dei vicini di casa scampati alla
catastrofe, dedicò loro tutto il tempo disponibile fino all’età in
cui si poterono affidare all’Orfanotrofio di Amatrice,
in quanto a quei tempi, pur volendoli adottare, la legge non lo
consentiva. Raccontava anche che nell’ottobre del 1917, mentre
l’Italia si trovava impegnata nella Grande Guerra, sempre a Lecce
nei Marsi,
fece nascere un certo Mario
Spallone,
l’uomo che poi divenne medico di diversi personaggi della politica
italiana tra i quali Palmiro
Togliatti
e Giorgio
Napolitano.»
Aggiunge
Raffaele
Alloggia:
“Maria, ancora molto giovane, convolò a nuove nozze con Alessandro
Valletta,
con il quale ebbe due figli, Domenico e Domenica. Intanto Augusto,
già dall’età di quattordici anni, imparava il mestiere dal nonno,
che aveva una bottega da barbiere nella piazza centrale di Paganica.
La sorella Giacinta, invece, seguì le orme di sua madre Maria.
Aiutata economicamente anche da Augusto che cominciava a guadagnare,
prese anche lei il diploma da ostetrica e, su invito di sua madre, si
trasferì a Lecce
nei Marsi,
dove iniziò a lavorare con lei e anche nei paesi circostanti. Come
sua madre, anche Giacinta si sposò a Lecce nei Marsi con Domenico Di
Giandomenico. Nel 1929 Augusto si sposò con Diva
Iovenitti.
Per l’occasione fecero un bel giro di nozze. Erano rimasti
d’accordo con sua madre che al ritorno sarebbero passati per Lecce
nei Marsi.
Maria, per mostrare agli sposi l’amore materno - Augusto lo
raccontava ancora emozionato dal ricordo - aveva predisposto che alla
stazione di Pescina
ad attenderli ci fosse una biga ornata da tanti fiori e due cavalli
bianchi, come nelle favole. Diva, la moglie di Augusto, nel vedere
tutto quello sfarzo, non volle salire sulla biga finché il cocchiere
non tolse quasi tutti i fiori. Arrivati a Lecce nei Marsi,
all’ingresso del paese e lungo tutto il viale che portava verso la
casa di sua madre Maria era ornato di luminarie, come nelle occasioni
delle feste patronali e centinaia di persone che applaudivano al
passaggio degli sposi. Alla fine del suo lungo racconto, Augusto mi
mostrò, con orgoglio indescrivibile, il Diploma con Medaglia d’Oro
al Valor Civile, conferito dal Collegio Provinciale delle Ostetriche
a sua madre Maria
Pacifici,
per la missione svolta in quegli anni difficili. Questa letteralmente
la motivazione: «Dal
1915 al 1956 ininterrottamente e in condizioni rese sovente difficili
dall’ambiente, dalle calamità e dagli eventi bellici, svolse la
sua missione umanitaria prodigandosi con il consapevole senso del
dovere, profondo spirito di sacrificio ed esemplare abnegazione.
L’Aquila
21 Dicembre 1961 »
“Da
quando questa storia è stata resa pubblica - ha concluso Raffaele
Alloggia
- sono stati in molti a domandarsi perché Maria
Pacifici
e non Maria Pacifico, visto che a Paganica ci sono solo famiglie
Pacifico. In effetti, da una ricerca effettuata presso l’archivio
dell’ex Comune di Paganica, nell’atto di nascita risulta essere
stata registrata come Maria Pacifici, mentre nella sottostante firma
del padre si legge in modo inequivocabile, Giovanbattista
Pacifico. C’è
infine da aggiungere che il
26 settembre 2015 anche a Lecce
nei Marsi,
paese dove Maria
Pacifici
visse molta parte della sua vita e svolse la sua professione, e dove
riposa in pace accanto a suo marito Alessandro, per iniziativa del
nipote, prof.
Sandro Valletta,
le sarà intitolata una via nel centro del paese. La cerimonia
d’intitolazione avverrà alla presenza degli studenti delle scuole
e rientrerà nell’ambito delle Celebrazioni del primo Centenario
del terremoto della Marsica”. Il prof. Valletta, infatti, ha
proposto al Sindaco di Lecce nei Marsi dr.
Gianluca De Angelis
l’intitolazione di una via del centro storico a Maria
Pacifici,
in ricordo dell’altruismo e dell’abnegazione che connotarono la
sua vita. L’amministrazione comunale ha deliberato l’intitolazione
di una strada posta nelle vicinanze dell’abitazione dove lei e
l’amato Alessandro Valletta vissero. Questa volta il silenzioso e
fecondo impegno degli umili lascia una traccia duratura nella memoria
collettiva delle comunità dove l’ostetrica Maria
Pacifici
nacque e dove operò, quasi a conferma che la grande storia è il
mosaico delle piccole storie dei tanti piccoli che in silenzio
edificano il bene dell’umanità.