Nell'Italia di inizio Novecento, le arti decorative, già eredi di un'importante tradizione artigianale e artistica,
si fanno interpreti del desiderio di progresso di una Nazione che ha da poco conosciuto l'unità. Ebanisti,
ceramisti e maestri vetrai lavorano spesso in collaborazione con i maggiori artisti del tempo, dando vita a
un vero e proprio «stile italiano» destinato a influenzare la nascita stessa del design moderno. Si tratta di
un periodo di «ottimismo paradossale», come sottolinea il titolo di questa mostra, la quale intende fare
luce su questi decenni di intensa creatività con, sullo sfondo, una società in profonda trasformazione,
alimentata innanzitutto dalle speranze del governo Giolitti, che però finirà per conoscere il trauma della
Prima guerra mondiale e il tragico esito del regime mussoliniano.
Per esplorare un simile contesto, la mostra procede attraverso un percorso cronologico composto da un
centinaio di opere e basato su un dialogo continuo tra arti decorative e arti plastiche.
L'inizio del Novecento è caratterizzato dall'affermazione dell'Art Nouveau, noto in Italia come «stile
Liberty» o «floreale». A partire dall'Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Torino nel 1902, lo
stile Liberty acquista via via una particolare originalità nelle opere di artisti come Carlo Bugatti, Galileo
Chini, Eugenio Quarti, Ernesto Basile, Carlo Zen. La loro propensione per le linee curve ispirate alle forme
della natura, con accenti talvolta esotici, si ricollega all'opera dei pittori divisionisti, vicini alle tendenze
simboliste diffuse in tutta Europa e rappresentate in mostra da importanti quadri di Previati, Segantini,
Morbelli, Pellizza da Volpedo.
Al gusto Liberty, divenuto lo stile dominante della nuova classe borghese, si opporrà con la sua volontà
“antipassatista” il Futurismo. Questo movimento d'avanguardia, nato nel 1909 dalla mente di Tommaso
Marinetti, si estenderà tuttavia alla arti decorative solo dopo la Prima guerra mondiale, durante il
cosiddetto «secondo futurismo». Nel 1915, Giacomo Balla e Fortunato Depero firmano un manifesto
intitolato «Ricostruzione futurista dell'universo», in cui si annuncia l'intento di estendere l'estetica futurista
a tutti gli aspetti dell'arte e della vita. Questi due artisti, che dichiarano di voler ricostruire l'universo
«rallegrandolo», daranno vita a numerosi oggetti di arte decorativa e di uso quotidiano, dai mobili ai vestiti,
dagli arazzi ai giocattoli.
Durante gli anni del «ritorno all'ordine»
ritorno alla cultura classica assume in Italia diverse
decorative. Tra le versioni più interessanti
magico di cui il maggiore rappresentante fu Felice Casorati. In maniera analoga, una visione incantata,
sospesa tra ispirazione classica e gusto déco
creazioni in vetro di Carlo Scarpa. Per quanto riguarda la produzione architettonica e l'arredo, lo stile
monumentale di Giovanni Muzio e Piero Portaluppi coincide con il ritorno al classicismo celebrato dal
«Novecento», il movimento sostenuto da Margherita Sarfatti e destinato a diventar
espressione «ufficiale» del regime fascista.
esperimenti modernisti di artisti quali Giuseppe Terragni e Mario Radice (gli autori della famosa Casa del
Fascio di Como), a cui si avvicinano le opere astratte di Fontana, Melotti o ancora Licini. Infine, nel campo
delle arti applicate, lo stile razionalista
sperimentazione di materiali nuovi da parte di artisti come Albini, Baldessar
passaggio verso la produzione industriale e il design nella sua accezione moderna.
Guy COGEVAL, presidente dei musei d’Orsay e dell’Orangerie
Beatrice AVANZI, conservatrice
Irene de GUTTRY, storica dell'arte decorativa
Maria Paola MAINO, storica dell'arte decorativa
Scenografia: Atelier Mendini
Seconda tappa: Palazzo delle esposizioni, Roma, dal 15 ottobre 2015 al 17 gennaio 2016
Media partner: Art Absolument, Les Inrockuptibles
Informazioni pratiche
Orari: tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9:30 alle 18:00, il giovedì fino alle 21:45
Tariffa: ingresso alla mostra: tariffa unica: 11 €; tariffa ridotta: 8,50 €
Accesso: ingresso dal piazzale principale, 1, rue de la Légion d'Honneur, 75007 Parigi
Informazioni e centralino: www.musee-orsay.fr - +33 (0)1 40 49 48 14