Parigi, al Musée d'Orsay fino al 13 settembre la mostra "Dolce Vita? dal Liberty al design italiano 1900-1940"

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Nell'Italia di inizio Novecento, le arti decorative, già eredi di un'importante tradizione artigianale e artistica, si fanno interpreti del desiderio di progresso di una Nazione che ha da poco conosciuto l'unità. Ebanisti, ceramisti e maestri vetrai lavorano spesso in collaborazione con i maggiori artisti del tempo, dando vita a un vero e proprio «stile italiano» destinato a influenzare la nascita stessa del design moderno. Si tratta di un periodo di «ottimismo paradossale», come sottolinea il titolo di questa mostra, la quale intende fare luce su questi decenni di intensa creatività con, sullo sfondo, una società in profonda trasformazione, alimentata innanzitutto dalle speranze del governo Giolitti, che però finirà per conoscere il trauma della Prima guerra mondiale e il tragico esito del regime mussoliniano. Per esplorare un simile contesto, la mostra procede attraverso un percorso cronologico composto da un centinaio di opere e basato su un dialogo continuo tra arti decorative e arti plastiche.
L'inizio del Novecento è caratterizzato dall'affermazione dell'Art Nouveau, noto in Italia come «stile Liberty» o «floreale». A partire dall'Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Torino nel 1902, lo stile Liberty acquista via via una particolare originalità nelle opere di artisti come Carlo Bugatti, Galileo Chini, Eugenio Quarti, Ernesto Basile, Carlo Zen. La loro propensione per le linee curve ispirate alle forme della natura, con accenti talvolta esotici, si ricollega all'opera dei pittori divisionisti, vicini alle tendenze simboliste diffuse in tutta Europa e rappresentate in mostra da importanti quadri di Previati, Segantini, Morbelli, Pellizza da Volpedo. 
Al gusto Liberty, divenuto lo stile dominante della nuova classe borghese, si opporrà con la sua volontà “antipassatista” il Futurismo. Questo movimento d'avanguardia, nato nel 1909 dalla mente di Tommaso Marinetti, si estenderà tuttavia alla arti decorative solo dopo la Prima guerra mondiale, durante il cosiddetto «secondo futurismo». Nel 1915, Giacomo Balla e Fortunato Depero firmano un manifesto intitolato «Ricostruzione futurista dell'universo», in cui si annuncia l'intento di estendere l'estetica futurista a tutti gli aspetti dell'arte e della vita. Questi due artisti, che dichiarano di voler ricostruire l'universo «rallegrandolo», daranno vita a numerosi oggetti di arte decorativa e di uso quotidiano, dai mobili ai vestiti, dagli arazzi ai giocattoli. 
Durante gli anni del «ritorno all'ordine» ritorno alla cultura classica assume in Italia diverse decorative. Tra le versioni più interessanti magico di cui il maggiore rappresentante fu Felice Casorati. In maniera analoga, una visione incantata, sospesa tra ispirazione classica e gusto déco creazioni in vetro di Carlo Scarpa. Per quanto riguarda la produzione architettonica e l'arredo, lo stile monumentale di Giovanni Muzio e Piero Portaluppi coincide con il ritorno al classicismo celebrato dal «Novecento», il movimento sostenuto da Margherita Sarfatti e destinato a diventar espressione «ufficiale» del regime fascista. esperimenti modernisti di artisti quali Giuseppe Terragni e Mario Radice (gli autori della famosa Casa del Fascio di Como), a cui si avvicinano le opere astratte di Fontana, Melotti o ancora Licini. Infine, nel campo delle arti applicate, lo stile razionalista sperimentazione di materiali nuovi da parte di artisti come Albini, Baldessar passaggio verso la produzione industriale e il design nella sua accezione moderna. 


Commissariato:
Guy COGEVAL, presidente dei musei d’Orsay e dell’Orangerie
Beatrice AVANZI, conservatrice
Irene de GUTTRY, storica dell'arte decorativa
Maria Paola MAINO, storica dell'arte decorativa

Scenografia: Atelier Mendini
Seconda tappa: Palazzo delle esposizioni, Roma, dal 15 ottobre 2015 al 17 gennaio 2016
Media partner: Art Absolument, Les Inrockuptibles

Informazioni pratiche 
Orari: tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9:30 alle 18:00, il giovedì fino alle 21:45
Tariffa: ingresso alla mostra: tariffa unica: 11 €; tariffa ridotta: 8,50 € 
Accesso: ingresso dal piazzale principale, 1, rue de la Légion d'Honneur, 75007 Parigi
Informazioni e centralino: www.musee-orsay.fr - +33 (0)1 40 49 48 14
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