Qual è il viaggio spirituale che
l’arte può indurci a compiere per ricondurci al centro di noi
stessi?
Contrapposte al diffuso malessere
percepito dall’uomo moderno, vittima di una società in rapida
evoluzione che non offre punti di riferimento e certezze, le opere in
bronzo monumentali di Helga Vockenhuber sembrano parlarci con un
linguaggio arcano, ricco di ieratiche suggestioni e ci trasmettono
una sensazione di pace sospesa.
Pienza,
nel cuore della Val d’Orcia, uno tra i luoghi toscani di più
intensa poetica bellezza, accoglie tra le sue mura, in piazza Pio II,
e all’interno di Palazzo Piccolomini una personale dell’artista
austriaca contemporanea Helga Vockenhuber.
L’artista,
che si esprime prevalentemente con sculture di grandi dimensioni, in
bronzo, ha scelto da tempo Pietrasanta per la realizzazione delle sue
opere, sempre in Toscana, patria adottiva di molti artisti
contemporanei che prediligono il bronzo quale materia creativa,
poiché vi trovano le più prestigiose fonderie al mondo per la
realizzazione dei loro progetti artistici. Proprio nel centro di
Pietrasanta espone nel 2013 sotto il titolo L’anima trovata;
da lì ha preso avvio il progetto di una mostra itinerante, promossa
anche dallo stesso comune di Pietrasanta, che toccherà più città
italiane ed europee ad iniziare da Pienza per poi passare a
Firenze - prima dal 5 settembre al 22 novembre prossimi nel
Giardino di Villa Bardini e subito dopo dal 27 novembre al 15
dicembre 2015 a Palazzo Medici Riccardi -, Venezia e Vienna.
Pietrasanta
e Pienza, oltre ad essere ambedue cittadine toscane ed essere
accomunate da questo medesimo progetto espositivo, condividono i
principi alla base della loro storica fondazione e progettazione
urbanistico - architettonica: la prima di origine medievale, la
seconda rinascimentale, frutto di un'idea dell'architetto Bernardo
Rossellino ed emblema della “città ideale”, ma ambedue votate a
perseguire una scansione di spazi e volumi in perfetto equilibrio,
alla ricerca di quell’armonia che consenta all’uomo, centro
dell’universo, di riappropriarsi dei propri spazi sociali, fisici
ed interiori. E proprio al concetto di armonia si riferisce, e non
solo nel titolo, anche questa mostra della Vockenhuber, un’armonia
evocata che riconduca l’uomo, attraverso la percezione della
bellezza dei luoghi che l'accolgono e la severa imponenza delle sue
opere, ad un contatto con la propria interiorità e con quella
intensa spiritualità che l’artista manifesta di abitare e
perseguire. Le opere in mostra sono mezzi busti monumentali la cui
intensa espressività prorompe paradossalmente dall’immobilismo dei
volti, con le palpebre e le labbra docilmente chiuse in uno stato di
inattività che ci richiama a quella interiorità di ognuno, luogo
dello spirito e unico lido di pace, che sembra ammonire la cultura
dei nostri tempi tendente al solo edonismo materialistico,
supportato da quella tecnologia mediatica che tutto appiattisce e
svuota di vera umanità.
Il
progetto della mostra Il Dono dell’Armonia, curata da
Giuseppe Cordoni e con il coordinamento generale di Patrizia Cerri,
si fonda infatti sull’idea di un dialogo tra la scultura e
l’architettura che la circonda ed è stata concepita come
itinerante, proprio per affermare, in un momento di profondo
degrado estetico urbano, quale sia stato e quale potrebbe tornare ad
essere il connubio un tempo perseguito fra architettura e scultura e
quale sia il potenziale di poesia che da esso può irradiarsi. In
ciascun contesto espositivo architettonico – ambientale di questa
mostra itinerante (Pietrasanta, Pienza, Firenze, Venezia) le opere
bronzee di Helga instaurano un confronto e al tempo stesso un
colloquio fra passato e presente; una rappresentazione teatrale
scolpita, come un ponte gettato fra spazio e tempo, fra mondo
terreno e mondo spirituale, fra la stabilità delle forme
architettoniche e la fluidità degli stati d’animo. Sono questi i
“dialoghi interiori” che ci suggeriscono i suoi grandi volti
scolpiti .
L’inserimento
inatteso di queste opere contemporanee ne rompe la visione acquisita,
tornando ad esaltarne, per contrasto, la forza originaria.
Queste“nuove” opere del nostro tempo vi aggiungono la grazia del
loro dono.
Dono su dono, dunque; secondo quel prodigio che vuole il tesoro
poetico d’ogni opera d’arte come un pane che si moltiplica
inesauribile e condivisibile e che genera gratitudine e Amore. Il
misticismo di cui le opere della scultrice Helga Vockenhuber sono
ammantate è frutto dell’amore sincero che ella pone nel suo fare.
Alla specifica valenza estetica che ognuna di essa possiede infatti
si aggiunge una sacralità intrinseca che accompagna l’artista dal
concepimento dell’idea primigenia alla sua fusione in bronzo dopo
averne modellato l’argilla e poi la cera.
Nel
percorso espositivo di “Il Dono dell’Armonia” ogni opera
monumentale entra nel contesto architettonico prescelto di questo
lungo percorso, come una presenza-personaggio-emblema
che ne connota il dispiegarsi
come d’una sacra
rappresentazione.
Il
dono dell’Armonia è il titolo di questa mostra itinerante ed è
ciò che ci lascia l’Artista, un messaggio che travalica il tempo
e lo spazio e ci porta un eterno invito al percorso di pace e
speranza che continuamente si rinnova.