A
soli due giorni dalla finale di Berlino, cresce la tensione in vista
della partita che può portare la Juventus sul tetto d’Europa.
Oltre all’ansia della vigilia, la mente dei giocatori sarà
sottoposta alla “Barçelonite”, ovvero la pressione che nasce dal
timore reverenziale nell’incontrare i temibili blaugrana. Lo
psichiatra Michele Cucchi rivela come superare questa paura e
portarsi a casa la “coppa dalle grandi orecchie”.
Più
di una partita, per
la Juventus si tratta di un
vero e proprio appuntamento con la storia.
Mancano solo 48 ore alla finale
di Champions League
in programma sabato allo Stadio Olimpico di Berlino contro
il temibilissimo Barcellona
allenato da Luis Enrique. Un
match che dà la possibilità alla Juventus di mister Allegri di
chiudere uno storico Triplete,
che garantirebbe ai bianconeri un posto d’onore nel gotha
del calcio. Una
chance irripetibile che,
proprio a causa della sua importanza, sarà
fonte di ansia e stress pre-partita
che i giocatori e l’allenatore livornese dovranno inevitabilmente
affrontare prima di scendere in campo. Ad accrescere questa tensione
interviene anche la
“Barçelonite”,
l’eccessiva paura mista a timore reverenziale nel fronteggiare la
squadra ritenuta la più forte nel panorama calcistico europeo.
Ma come superare
questa impasse e
riportare la coppa a Torino dopo l’ultimo successo del 1996? Lo
psichiatra Michele
Cucchi, Direttore
Sanitario del Centro
Medico Santagostino
di Milano, focalizzando la propria attenzione sugli aspetti emotivi e
psicologici che intervengono in questi grandi appuntamenti, ha
stilato un decalogo di consigli da seguire per vincere la
“Barçelonite” e portarsi a casa la coppa.
“Una
finale di Champions League si gioca con il vento in poppa dal punto
di vista emotivo,
perché già si vive concretamente l'atmosfera della grande impresa –
spiega Michele Cucchi – Se
poi non si parte come i favoriti, come nel caso della Juventus, le
cose si mettono ancora meglio, almeno dal punto di vista psicologico.
Un aspetto infatti che rende difficile giocare bene una partita sono
le aspettative: avere
il dovere di vincere rende fragili psicologicamente,
perché ci mette con le spalle al muro avendo
tutto da perdere.
Pensare invece di
poter vincere, sicuri di aver fatto tutto il possibile per
giocarcela, ci rende estremamente forti.
Sappiamo che quando ci siamo presentati a questa competizione come
sfavoriti, perché distratti dal calcio scommesse o dalle polemiche,
abbiamo dato il meglio. Quindi
la prima regola è giocare a testa alta,
consapevoli che l'avversario è tra i migliori; rispettiamolo
ma non temiamolo, non abbiamo nulla da perdere”.
Lo
psichiatra analizza poi le emozioni che potrebbero insorgere prima e
durante la finalissima: “Prima
di una grande competizione possono nascere tensione, ansia, paura di
commettere un errore imperdonabile.
Sono queste le emozioni che potrebbero giocare un brutto scherzo ai
bianconeri prima di scendere in campo contro il Barcellona. Esiste
poi il timore reverenziale, quella strana sensazione di dover portare
rispetto per un avversario che ci viene dichiarato più forte e con
in tasca la vittoria.
Non è facile gestire quella che viene definita comunemente ansia da
prestazione, accumulatasi nelle ultime settimane: l’ansia
è una reazione utile che tutti noi proviamo davanti ad un esame.
Solitamente è una reazione emotiva che ci dà forza, concentrazione,
reattività e brillantezza, merito delle dinamiche neurobiologiche e
dei picchi di cortisolo e adrenalina.
All’aumentare dell’ansia aumenta la qualità della performance,
l’ansia raggiunge un livello ottimale prima, durante la prestazione
e, seppur con alcune sensazioni non proprio piacevoli, come
tipicamente una chiusura dello stomaco o un sonno non sempre
riposante, diamo il
meglio di noi nella nostra sfida”.
Secondo
il dottor Cucchi in questi casi aiuta molto l’audacia: “Molti
degli agiti sportivi avvengono grazie a processi mentali automatici:
una volta che ci
siamo allenati bene con concentrazione non serve più pensare,
nelle ore prima della partita bisogna solo alimentare la convinzione
che è inutile immaginare cosa succederà, semplicemente ci
dobbiamo convincere che troveremo le risorse dentro di noi per
vincere. In questo
senso la
sfacciataggine, la supponenza, l’incoscienza di alcune personalità
aiutano molto,
purché queste persone siano in grado di lavorare
bene e con umiltà
sul campo in allenamento. Una
cosa è davvero fondamentale
– continua l’esperto – Nelle ore immediatamente prima della
partita bisogna ricercare
le emozioni che favoriscono la lotta fisica e la prontezza mentale al
combattimento, come la rabbia. Quella carica agonistica
che fa ribollire il sangue, rende i muscoli elastici, reattivi, la
mente lucida e concentrata solo sull’obbiettivo”.
Ma
quali soluzioni propone l’esperto? “Il
modo migliore per affrontare questa sindrome è quello di essere
sicuri di aver fatto tutto il possibile per arrivare pronti
all’appuntamento.
Dedicare troppo tempo a pensare e a rimuginare sugli errori commessi
è deleterio per la
mente dei calciatori:
bisogna trovare delle
distrazioni che alleggeriscano il peso dell’attesa prima
dell’ingresso in campo. Nelle ore precedenti la gara bisogna
inoltre imparare a
tirare fuori lo spirito del leader, che guida i compagni del branco e
scaccia le insicurezze degli elementi più fragili.
Per alcuni atleti trovare la concentrazione passa attraverso un gesto
fuori dal comune, per altri attraverso la famiglia e il legame con la
propria terra. Per
rilassarsi i giocatori hanno a disposizione numerose valide tecniche
che vanno però allenate, inutile improvvisare all'ultimo minuto.
Tecniche come la mindfulness, il training autogeno, hanno ampia
letteratura a supporto ma non vanno improvvisate, sono da preparare
in allentamento esattamente come tutte le altre componenti del
match”.
Ecco
infine il decalogo
del dottor Michele Cucchi per battere la “Barçelonite”
e vincere la finale di Champions League:
- NON È FORTE CHI NON SBAGLIA MAI
L’infallibilità
non è sinonimo di capacità. E’ forte e riesce a controllare le
sue prestazioni chi si concede mentalmente di poter sbagliare e si
confronta continuamente con i propri limiti, riconoscendoli e
cercando di superarli.
- IN CAMPO SICURI DI SE’
E’
fondamentale nel pre-partita alimentare la convinzione che è inutile
immaginare cosa succederà, mentre la vera convinzione deve emergere
dal fatto che le risorse che si cercano per arrivare alla vittoria
sono dentro di sé.
- IMPROVVISARE, LA SCELTA SBAGLIATA
Per
rilassarsi i componenti della squadra, dai giocatori all’allenatore,
hanno a disposizione numerose valide tecniche. Queste però non vanno
improvvisate, perché rischiano di ottenere l’effetto opposto se
non adeguatamente preparate durante l’anno: la mindfulness e il
training autogeno sono molto utili se praticati con coscienza e basi
teoriche scientifiche.
- SCATENARE LA RABBIA AL MOMENTO GIUSTO
Nell’ottica
di affrontare al meglio la finalissima, i bianconeri dovranno far
emergere le emozioni che favoriscono la lotta fisica e la prontezza
mentale al combattimento, quali la rabbia, il furore agonistico e la
voglia di vincere.
- OGNI CAMPIONE HA IL SUO RIFUGIO
Ogni
giocatore predilige un particolare modo per prepararsi mentalmente
alla gara più importante: chi cercherà rifugio in qualche
compilation RAP, chi si caricherà rimanendo in silenzio, chi
aumenterà i momenti di aggregazione e goliardia. Tutti vanno
accettati, purché ciascuno scelga la propria via consolidata.
- PENSARE TROPPO FA MALE
A
volte usare troppo l’immaginazione fa brutti scherzi.
Concentrazione e consapevolezza dei propri mezzi fanno sì che
pensare non serva più: nelle ore prima della partita bisogna solo
alimentare la convinzione che è inutile immaginare cosa succederà e
focalizzarsi sull’incontro.
- LA FORTUNA AIUTA GLI AUDACI
Spesso
negli appuntamenti sportivi decisivi emergono le personalità forti,
in grado di rendersi protagoniste anche di sfacciataggine, supponenza
e incoscienza. In molti casi questo fattore aiuta molto, purché
queste persone siano in grado di lavorare bene e con umiltà sul
campo in allenamento.
- IL LEADER DEVE GUIDARE IL BRANCO
Massimiliano
Allegri dovrà tirare fuori il meglio dai propri giocatori e
individuare chi dovrà mostrare di essere un vero leader in campo,
capace di guidare i compagni del “branco” e scacciare le
insicurezze degli elementi più fragili.
- LA FORTUNA DI ESSERE SFAVORITI
Dal
punto di vista psicologico essere considerati sfavoriti può
rappresentare un vantaggio. Infatti le aspettative troppo elevate
possono rendere più difficoltosa l’interpretazione della partita,
e questo potrebbe essere un punto a sfavore dei blaugrana.
- IL FONDAMENTALE RUOLO DEL MISTER
Il
compito di mister Allegri sarà quello di trovare l’alchimia giusta
tra la rabbia, la tensione sportiva e la lucidità, quel mix che
porta a essere grandi negli appuntamenti più importanti.
L’allenatore toscano dovrà trovare lo spazio mentale per far
rimanere fermi i propri calciatori e liberare la mente dall'impeto,
almeno all'inizio del match.