Per
il Ravenna Jazz 2015
è andato in scena per la serata di chiusura del Festival uno dei più
suggestivi cantanti della black music
di questi ultimi tempi, Gregory
Porter, che si è presentato con
un’eccellente formazione: Yosuke Satoh (sax alto), Chip Crawford
(pianoforte), Aaron James (contrabbasso) ed Emanuel Harrold
(batteria).
Porter
è un baritono che unisce la purezza cristallina del jazz e il calore
doloroso del blues con la sensualità del soul e dell’R&B.
All’attivo ha tre album. I primi due sono stati incisi con
un'etichetta di culto come la Motéma Music: Water (2010) e Be
good (2012) che gli valgono la nomination ai Grammy e il
riconoscimento internazionale come uno dei grandi interpreti sulla
scena. Il terzo album, Liquid Spirit (2013), segna il
passaggio alla mitica etichetta Blue Note, la vittoria del
Grammy come Best jazz vocal album nel 2014 e la consacrazione nel
pantheon del jazz.
Lunga
la gavetta per questo gigantesco dandy dal caschetto chic – sul
palco indossa sempre un cappello col paraorecchie – e sicuramente
faticoso il percorso che lo porta a diventare uno dei più rispettati
interpreti della nuova generazione in un settore, il jazz vocale, che
è da sempre patrimonio d’elezione di voci femminili. Classe
1971, cresciuto a Bakersfield (California) con una madre pastore di
culto, in una casa piena di fratelli, di predicatori, di cori gospel
e di sonorità spiritual. Inizialmente indirizzato al football
americano che valorizza i suoi due metri di fisico, si converte ben
presto al canto, alla composizione e al teatro.
Ci
sono voluti più di venti anni per farlo diventare una star del jazz
attraverso la personale rielaborazione della musica di Nat King Cole
e di Marvin Gaye e grazie alla presenza di due mentori d’eccezione
come il pianista e compositore Kamau
Kenyatta e il flautista Hubert
Laws. Fondamentale è stata anche l’esperienza di
canto e recitazione nella commedia musicale It
Ain't Nothin' But the Blues, la famosa
produzione di Broadway che ripercorre la storia del blues.
Ritorniamo
alla serata dal vivo: brani come “Hey Laura”, “No love dying”,
“Liquid spirit” e “Water Under Bridges” trasmettono un
grandissimo calore grazie alla voce di Porter e grazie a musicisti di
altissimo livello: Chip Crawford al piano, Aaron James al basso,
Emanuel Harrold alla batteria e il giapponese Yosuke Satoh, la vera
scoperta della serata che ha in più occasioni dimostrato una
straordinaria padronanza dello strumento in perfetta sintonia con la
voce calda e corposa di Porter, con il quale ha una intensa
collaborazione già a partire dal primo album del cantante. Tutti
hanno avuto il loro spazio e hanno dato una grande prova di
affiatamento, perdendosi nella melodie e ritrovandosi sempre tutti
puntuali sulla voce di Porter per un repertorio che ha visto
alternarsi struggenti ballad e brani dal sapore gospel e blues
carichi di energia e colore. Grande professionalità, quasi due ore
di concerto, due bis, grande jazz e poche chiacchiere.
Cesare G. Albertano
Ravenna, Teatro
Alighieri, 10 maggio 2015
GREGORY PORTER
QUINTET
"Liquid
Spirit"
Gregory
Porter – voce;
Yosuke
Satoh – sax alto; Chip Crawford – pianoforte;
Aaron
James – contrabbasso; Emanuel Harrold – batteria