Si celebra questa domenica la Giornata mondiale senza tabacco, che quest’anno l’Organizzazione mondiale della sanità dedica al tema del commercio illegale delle sigarette. Nel mondo una persona ogni 6 secondi muore a causa del fumo, circa 5 milioni all'anno. 600 mila le vittime per il fumo passivo. Sono oltre un miliardo i fumatori e solo il 20 % vive nei Paesi più sviluppati. Anche in Italia il fenomeno non accenna a diminuire. Eugenio Murrali ha intervistato Roberta Pacifici, direttore dell’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Istituto superiore di sanità:
R. - Siamo intorno a 11 milioni di fumatori che non modificano le loro abitudini. L’età media rimane uguale, il numero di persone giovani che diventano nuovi fumatori equivale a quello dei fumatori che smettono di fumare oppure che muoiono per le patologie correlate. Quindi siamo in una vera e propria situazione di stallo. Le motivazioni riguardano il fatto che le azioni intraprese negli ultimi dieci anni sulla prevenzione e sugli interventi per aiutare i fumatori a smettere di fumare sono inefficaci.
D. - Il dato allarmante resta anche quello dei giovani, perché il 73% dei fumatori inizia a fumare molto presto …
R. - L’età tra i 17 e i 20 anni è l’età più critica, perché la maggior parte dei fumatori inizia in questa fascia d’età. È evidente, quindi, che questa tipologia di popolazione è quella che dovrebbe avere la maggiore attenzione per la prevenzione.
D. - Avete evidenziato che gli interventi più efficaci sono quelli che non hanno solo un approccio di tipo informativo, ma che lavorano sulla capacità di dire “no”, sulle relazioni, sulla diminuzione dell’ansia sociale …
R. - Bisogna investire in metodologie per le quali è stata dimostrata scientificamente l’efficacia. La combinata azione che agisce sia sul rafforzamento delle capacità personali di creare anticorpi verso stili di vita non sani, ma anche la capacità di riconoscere delle offerte non adeguate, anche dei pari, sono la formula veramente efficace. Non lo è assolutamente, anzi a volte più che efficace può essere dannosa, quella semplicemente informativa dell’esperto che va a scuola, parla dei danni che può provocare il fumo.
D. - Se lei dovesse dire, in particolar modo ai giovani, come smettere di fumare, direbbe di lavorare soprattutto su se stessi ….
R. - Chi vuole smettere di fumare, indipendentemente dall’età, deve rivolgersi agli specialisti, perché fare da soli non basta, soprattutto per chi ha sviluppato una dipendenza importante alla nicotina. In Italia ci sono oltre 300 centri antifumo dove operano specialisti che sono in grado di personalizzare l’intervento, perché ogni fumatore è un paziente a sé che ha bisogno di un intervento personalizzato. Quindi bisogna rivolgersi ai centri specializzati. Anche il nostro telefono verde dell’Istituito superiore di sanità è uno strumento utile che può convogliare verso il centro antifumo più comodo, più vicino, più adeguato.
D. - Gli studi sulla sigaretta elettronica stanno andando avanti?
R. - Il fenomeno della sigaretta elettronica è molto "svaporato". Negli ultimi due anni abbiamo avuto dimezzamenti dei consumatori. Ora siamo arrivati a poco più di 500 mila persone che utilizzano questo prodotto sia occasionalmente che abitualmente. Secondo i nostri dati il 20% degli utilizzatori dice di aver smesso di fumare in seguito all’uso della sigaretta elettronica, un 30% circa dice di aver comunque diminuito il numero di sigarette fumate. Però c’è anche un 33% che dichiara di aver aggiunto l’uso della sigaretta elettronica a quella tradizionale: questo si traduce in un incremento di nicotina assunta dal consumatore. Gli studi che riguardano la sigaretta elettronica sono in fase di svolgimento, sia quelli che riguardano la sicurezza del prodotto, sia quelli che riguardano l’efficacia come strumento per smettere di fumare. Ogni giorno esce un nuovo studio perché la comunità scientifica è molto attenta. Penso che fra pochi anni avremo un quadro esaustivo su questo strumento. Eugenio Murrali, Radio Vaticana, Radiogiornale del 31 maggio 2015.