"100
anni fa l’Italia entrava nella sanguinosa Prima Guerra Mondiale.
100 anni dopo The War Is Not Over omaggia la memoria di tutte le
vittime delle guerre, dalla Prima Guerra Mondiale a tutti i conflitti
che l’umanità ha permesso e permette ancora, non accorgendosi
della vergognosa manipolazione alla quale viene assoggettata. The War
Is Not Over è un disco di passione e di riflessione. Vuole invitare
ad analizzare le cose in profondità, ad andare oltre la superficiale
analisi, l’amato uso da parte di molti delle scorciatoie del
cervello. The War Is Not Over vuole dare emozioni, trasportare in
visioni". A soli sette mesi dal suo debutto solista In The
Woods, apprezzato dalla stampa specializzata e promosso con un tour
di concerti partito dalla Biennale di Venezia 2014, Mike 3rd torna
con un'opera a lui molto cara. Un progetto speciale che esce
esattamente a cento anni di distanza dall'entrata in guerra
dell'Italia: il 24 maggio 2015 The War Is Not Over non celebra
conflitti nè proclama proteste ma omaggia – in maniera commossa,
sentita, partecipe – le vittime di tutte le guerre, passate e
presenti.
Realizzato
tra la fine del 2014 e la metà del 2015, pubblicato con il
Patrocinio della Regione Veneto e del Comune di Carmignano Di Brenta
(PD), distribuito in tutti gli
store digitali (Bandcamp, iTunes,
Spotify etc.) proprio da
domenica 24 maggio, The War Is Not Over è la summa delle ambizioni
artistiche e delle suggestioni musicali che Mike 3rd nutre da tempo.
Il musicista e produttore prosegue nel suo itinerario all'insegna di
un rock moderno, elettrico, sofisticato ma grintoso, raffinato nelle
soluzioni e ingegnoso nelle scelte di arrangiamento. Gli amanti di
Hypnoise, Tunatones e ExKGB (le band che ha fondato e in cui ha
militato) troveranno la stessa vitalità, la medesima ricerca di
un'indipendenza artistica reale, concreta. Chi ha scoperto Mike 3rd
con In The Woods troverà l'inconfondibile e fragrante sound
analogico, figlio di un percorso produttivo ormai rodato nel
Prosdocimi Recording Studio e di un'abituale collaborazione con
grandi nomi italiani e stranieri. Anche questa volta, a fianco di
Mike 3rd troviamo musicisti straordinari: Tony Levin e Pat
Mastelotto, che hanno legato la loro statura artistica a nomi come
John Lennon, Pink Floyd, Peter Gabriel, King Crimson e numerosissimi
altri, hanno in comune con Mike 3rd una lunga amicizia e una
partnership consueta. Con loro Benny Greb, batterista tedesco tra i
più ammirati al mondo, e un team di eccellenti talenti italiani come
Iarin Munari, Alberto Stocco, Andrea Tombesi, Roberta Canzian,
Filippo Galvanelli e Sofia Borgo.
Coinvolto
nel disco l'immancabile Ronan Chris Murphy: il noto producer
californiano ha lavorato a stretto contatto con Mike, tanto che che
"quando ha ascoltato le registrazioni il giorno dopo essere
arrivato in Italia è rimasto impressionato, ha subito detto che
questo è il miglior lavoro di engineering che abbia mai realizzato".
Secondo Mike e Ronan, un disco contro ogni guerra deve combattere la
sua "guerra pacifica" contro il Loudness War, come spiega
l'autore: "Ronan sostiene che The War Is Not Over ha un suono
glorioso proprio di pietre miliari come The Dark Side of the Moon e
il White Album beatlesiano, per citarne due registrati su profumato
nastro analogico. Abbiamo voluto confrontare un estratto con Vertigo
degli U2 (da How to Dismantle an Atomic Bomb): ovviamente è stato
necessario un “level matching” che tra l’altro i servizi di
streaming hanno iniziato ad implementare, e nel confronto The War Is
Not Over ci ha colpito profondamente per la profondità, la
ricchezza, la corposità, lo spazio tra gli strumenti. La guerra
pacifica contro il “Loudness war” ha segnato un altro punto a
favore".
Ventuno
brani intervallati da dieci marce, un'idea di 'passeggiata sonora'
ispirata ai celeberrimi Quadri di un'esposizione di Mussorgskji e
agli sforzi a favore della pace di John Lennon e Yoko Ono, un sound
rock corposo e diretto, una figura artistica, quella di Mike 3rd,
circondata da numerosi strumenti vintage e da una squadra di
musicisti appassionati e vogliosi di partecipare. Contro ogni guerra.
“The
War Is Not Over” ha un titolo suggestivo, come e quando è nata
l'idea di un disco contro la guerra?
Il
concetto alla base di “The War Is Not Over” nasce nell’ultima
fase, se vogliamo definirla in questo modo, della mia epoca Hypnoise.
Dopo aver presentato “St. Valentine’s Porno Bar” a Londra nel
2006, ho sentito il bisogno di creare un nuovo album espressione di
un profondo bisogno personale. Un impegno artistico contro la più
stupida delle dimostrazioni di forza della quale l’umanità non
vuole liberarsi, la guerra. Così ho iniziato a scrivere, ma i tempi
non erano maturi.
Pensavo
già allora che il centenario dell’ingresso dell’Italia nella
Grande Guerra fosse la condizione ottimale per dare un impatto
emozionale appropriato a questo lavoro. Così gli anni sono
trascorsi, alcune collaborazioni si sono sviluppate, altre sono nate,
altre sono terminate. Mentre lavoravo perché il mio “In The Woods”
(Maracash Records) arrivasse su tutti gli scaffali d’Italia mi
rendevo conto che il tempo correva veloce. Registrando “In the
Woods” ho allora terminato la stesura di “The War Is Not Over”
ed appena conclusa la prima fase del tour di promozione del primo
“pargolo” mi sono chiuso in studio per dare alla luce il secondo.
Sono
stati mesi frenetici, sofferti, intensi; un grande dispendio di
energie sia creative che finanziarie non avendo purtroppo un
produttore esecutivo alle spalle. È stato un periodo nel quale la
fatica non ha potuto trovare posto, dove un solo traguardo doveva
essere raggiunto.
Oggi
ci siamo.
100
anni fa l’Italia entrava nella sanguinosa Prima Guerra Mondiale.
100
anni dopo arriva “The War Is Not Over” ad omaggiare la memoria di
tutte le vittime delle guerre, dalla Prima Guerra Mondiale a tutti i
conflitti che l’umanità ha permesso e permette non accorgendosi
della vergognosa manipolazione alla quale viene assoggettata.
Il
disco esce a meno di un anno da “In The Woods”. C'è un filo
conduttore che lo lega al precedente?
Nonostante
il brevissimo lasso di tempo che separa le pubblicazioni penso che
l’unica cosa che li lega sono io, il mio songwriting, il mio
peculiare sound. Non vi è un filo conduttore comune.
Se
vogliamo, è naturale che per alcuni versi le liriche di “In the
Woods” condividano alcune tematiche proprie anche di “The War Is
Not Over” anche se quest’ultimo, per struttura e concettualità,
si pone parallelo all’universo dei concept-album. Ciò nonostante
non lo definirei un concept vero e proprio.
“The
War Is Not Over” è un disco di passione o di riflessione? A quali
atmosfere e suoni hai attinto per questo lavoro?
E’
un disco di passione e di riflessione.
Vuole
invitare ad analizzare le cose in profondità, ad andare oltre la
superficiale analisi, l’amato uso da parte di molti delle
scorciatoie del cervello.
“The
War Is Not Over” vuole dare emozioni, trasportare in visioni.
Nonostante
il tema di per sé delicato, portatore di dolore e sofferenza, vuole
anche suggerire una visione di speranza ed ottimismo generata
dall’intuito, dall’amore nella più larga accezione del termine,
dalla fantasia, dalla creatività. “The War Is Not Over” è un
caleidoscopio di atmosfere e di suoni, è pura sublimazione della
sperimentazione concettuale dei paesaggi sonori.
La
struttura del disco, apertamente ispirata a quella dell’opera
classica “Quadri di un’esposizione” di Modest Mussorgsky, si
presta meravigliosamente a consentire estreme contaminazioni rese
possibili dal fatto che la guerra è tristemente parte dell’umanità
e della sua storia.
Già
con “In The Woods” ti abbiamo visto lavorare con special guest,
arrivati nei tuoi studi grazie al rapporto di amicizia e stima
costruito nel tempo. Quali sono i collaboratori speciali di questa
nuova avventura? Come hanno accolto un tema così forte come quello
della guerra?
Quando
mi sono trovato con Pat in occasione delle registrazioni di “In the
Woods” ho avuto modo di scambiare idee e progetti futuri anche con
Tony che da subito mi ha comunicato la sua volontà di partecipare e
contribuire a “The War Is Not Over”. Questo nuovo e complesso
lavoro mi vede molto impegnato su diversi fronti in quanto, oltre
alle chitarre ed alle voci, ho provveduto a tutte le parti di piano,
rhodes, tastiere e ad alcune tracce di basso a fianco dei bassisti
ufficiali.
È
un album complesso, mai spigoloso, prende l’ascoltatore per mano e
lo porta con se, convincente e pieno di sorprese. Per farlo così,
dagli Stati Uniti sono arrivati degli autentici miti della musica
come Levin e Mastelotto, dalla Germania il grandioso Benny Greb,
dall’Italia una marea altrettanto grande di gusto, sensibilità
artistica e competenza con Iarin Munari, Alberto Stocco, Roberta
Canzian, Filippo Galvanelli e Sofia Borgo. Tutti musicisti che, fatta
eccezione per Iarin, avevano già contribuito a “In the Woods”.
Gli
ospiti mi hanno fatto molti complimenti a parte per il songwriting,
l’originalità e la qualità delle canzoni, con altrettante battute
e barzellette su noi chitarristi (ride…). È stata una full
immersion felice e creativa … dai due brevi barzellette dalle
sessions:
“Sapete
quanti chitarristi sono necessari per cambiare una lampadina? Dieci!
Uno
la cambia e gli altri nove guardano affermando che loro saprebbero
farlo meglio!”…
“E
quanti cantanti sono necessari per fare la stessa operazione?
Uno
solo che tiene ferma la lampadina in quanto il mondo gira attorno a
lui!”…
Come
nasce l'impianto grafico di “The War Is Not Over”?
La
copertina del disco nasce da una intuizione di un mio caro amico,
Riccardo Berlanda, un giovane grafico di grande talento che l’ha
realizzata interamente a mano con pennino a china. Il resto del
booklet nasce dalle mie visioni, volevo un impatto forte e narrativo
che si ponesse temporalmente in modo trasversale.
Quando
pensi alla guerra ciò che vedi è una distesa di tombe?
Non
solo.
Da
tempo, per anni di studi e per un determinato percorso personale,
quando penso alla guerra penso alle decine di milioni di vite perse
per la gloria e la sete di potere di poche potenti famiglie elitarie.
Penso
che tutte queste vite perse gridano attraverso la storia come monito
per le generazioni future, per non cadere ancora, nuovamente, nel
solito vecchio gioco del “Divide et Impera” che nella sua radice
più profonda è origine di tutti i conflitti.
John
Lennon con “Imagine” ha dimostrato di aver compreso, anni orsono,
il “core”, il nocciolo della questione, ammiro il suo lavoro con
a fianco Yoko Ono per sensibilizzare la popolazione e costruire una
società senza guerra. Non è un sogno da “sessantottino” è una
reale possibilità condizionata al risveglio della coscienza
dell’umanità.
Stop
Divide et Impera! Stop War!
Al
tuo fianco l’immancabile Ronan Chris Murphy: qual è stato il suo
parere sul disco?
Ronan,
come tutti i miei collaboratori, è stato da subito interessato al
nuovo lavoro considerandolo tanto interessante quanto difficile da
realizzare vista la complessità del progetto, gli ospiti importanti
ed i tempi assai ristretti. Quando ha ascoltato le registrazioni che
avevo portato a termine il giorno dopo essere arrivato in Italia è
rimasto impressionato, ha subito detto che questo è il miglior
lavoro di engineering che abbia realizzato.
Particolare
cura è stata posta nella produzione artistica curando ogni singolo
suono nel dettaglio più raffinato. Il lavoro che abbiamo fatto
assieme ha avuto una ottima base e così è nato, come sostiene
Ronan, un album dal suono glorioso proprio di pietre miliari come
“The Dark Side of the Moon”, “White Album” per citarne due
registrati su profumato nastro analogico.
Ci
siamo anche tolti lo sfizio ed abbiamo confrontato un estratto da
questo ultimo lavoro con la canzone “Vertigo” tratta dal disco
degli U2 “How to Dismantle an Atomic Bomb”, ovviamente è stato
necessario un “level matching” che tra l’altro i servizi di
streaming hanno iniziato ad implementare. Nel confronto “The War is
Not Over” ci ha colpito profondamente per la profondità, la
ricchezza, la corposità, lo spazio tra gli strumenti.
La
guerra pacifica contro il “Loudness war” ha segnato un altro
punto a favore.
Non
poteva non essere così visto il contributo della filosofia del
Prosdocimi Recording, rivolta proprio a restituire
il glorioso sound analogico…
Poteva
un album intitolato “The War is Not Over” non essere contro il
“Loudness war”?
Questo
lavoro si pone come importante testimonial nella tutela della qualità
e della dinamica dei suoni contro la diffusa e sempre più contestata
da tanti addetti ai lavori, guerra del volume. Una guerra che ha
raggiunto livelli inauditi e che in moltissimi casi ha restituito
alla storia dei mostri sonori senza dinamica.
Riguardo
all’esempio fatto prima, si pensi che il disco degli U2 (nella
media RMS dei livelli) è risultato essere approssimativamente circa
10 db più loud di “The War is Not Over”. Il motivo di tutto ciò
risiede nel fatto che, per il gusto di contestualizzare, a parità di
volume della radio in macchina, il cervello umano riconosce come più
attraente il mix che suona più forte. Un mix viene reso estremamente
loud per scopi puramente commerciali, per sovrastare altri
concorrenti se l’utente non alza il volume dell’apparato. Il
problema è che per ottenere ciò la qualità e la dinamica si
perdono, la musica diventa piatta, se ascoltata a volume più alto
addirittura sgradevole. Per questo, nelle note di produzione del
booklet digitale di “The War is Not Over”, abbiamo detto
chiaramente che se si vuole il disco “beautiful and loud” basta
alzare il volume del proprio impianto stereo.
La
differenza salterà fuori dalle casse.
Buona
musica a tutti.
Info:
The War Is Not Over su Bandcamp:
Mike 3rd:
Prosdocimi Recording Studio: