"Spaghetti
Americana è il titolo scelto dall’etichetta statunitense America
Recordings per sintetizzare Un titolo, un genere, una manifesto
programmatico, quello dei Beards, il duo veneto che in cinque album
ha esplorato miti, leggende e culture della propria terra con il
fascino per la musica americana delle radici. Spaghetti
Americana contiene il meglio della produzione The Beards e fotografa
un decennio di lavoro, cinque dischi adorati dal pubblico e dalla
stampa specializzata in USA e Australia, tantissimi concerti in giro
tra States e Europa.
Emanuele
Marchiori e Massimiliano Magro provengono dalla Riviera del Brenta
(VE) e già con il primo album Mephisto Potato Sauce (2006) hanno
riscosso una sorprendente attenzione in America: il loro originale
mix di blues, country, folk e rock, ribattezzato proprio oltreoceano
Spaghetti Americana, gli ha consentito di avere un immediato e
incuriosito feedback dagli States. Compiono così il primo tour
americano: 18 concerti e migliaia di miglia percorse dalla Florida
all’Ohio fino a New York, dove suonano con il leggendario
batterista di The Band Levon Helm. Da allora The Beards ottengono
passaggi radiofonici e richieste di collaborazioni in USA, Londra,
Francia, Australia e Hong Kong, arrivando a suonare con tantissimi
musicisti stranieri: Rick Rubin in persona loda la loro music,
Professor Louie (Aaron Hurwitz, produttore di The Band e Mercury Rev)
e Julien Poulson (Nick Cave, Brian Ritchie) lavorano con loro in
studio per vari album.
I
sedici brani selezionati dall'etichetta di Los Angeles per Spaghetti
Americana compongono l'avvincente ritratto musicale dei Beards:
Muskito (2013) è un bestseller nel mercato indie (va in rotazione un
numero indefinito di volte in radio tra Messico, Colombia, Argentina,
Spagna, Portogallo, Brasile), Diggin' Fingers (2008) e El
Brigante(2014) viaggiano tra murder ballads, country-rock songs che
raccontano di amori singolari, desolazione e antichi rimedi
campestri, Widmann's Mansions (2012) ha la produzione di Professor
Louie per la storica etichetta Woodstock Records. Nel frattempo,
Emanuele e Max sono in studio per il nuovo album Freak Town, che si
preannuncia importante per la partecipazione di Jim Diamond,
musicista di Detroit, proprietario di Ghetto Recorders e produttore
di molte band, soprattutto i primi White Stripes.
Spaghetti
Americana è un eccezionale biglietto da visita per conoscere The
Beards, finalmente anche in Italia: "Sul territorio italiano
esistono tanti piccoli laboratori artigianali che vivono esportando
all'estero, noi non ci sentiamo tanto diversi da un’azienda
vinicola che imbottiglia e spedisce il proprio vino oltre i confini
nazionali... Ora siamo molto impegnati nella fase finale di
lavorazione con Jim Diamond, ma stiamo gettando le basi per un
prossimo tour negli States. Sia chiaro: il vino non lo imbottigliamo
soltanto!".
Spaghetti
Americana. Un titolo (quello della vostra prima antologia) e un
genere (tutto vostro), ma anche un manifesto programmatico.
Spaghetti
Americana
è il titolo che è stato scelto dall’etichetta statunitense
America Recordings e prova a sintetizzare quello che può essere il
nostro genere agli occhi degli addetti ai lavori d'oltreoceano. La
parola 'spaghetti' ha a che fare con i film western all'italiana ed
in particolare con quel modo poco americano di rielaborare le
sconfinate praterie del west. A questi film veniva riconosciuta una
sublime bizzarria come del resto alla nostra musica. Da qui
l'associazione del termine spaghetti a quello 'americana', che è una
sconfinata prateria di generi che comprendono blues, rock, country,
cajun... La realizzazione di questa antologia è stata una volontà
dell'etichetta che si è fatta promotrice anche della stampa di una
versione in vinile, proprio con l'idea di riassumere i dieci anni di
scorribande e fatiche musicali di The Beards.
Sgombriamo
subito il campo. Questa antologia esce non perché siete in una fase
di stanchezza o di scarsa ispirazione - come accade spesso quando
si ricorre al greatest hits… - ma perché il vostro primo lungo
ciclo musicale volge al termine. L’imminente nuovo cd Freak
Town
vede la produzione e la partecipazione come terzo elemento del gruppo
di Jim Diamond. La sua produzione ha portato i White Stripes
dall'anonimato al successo mondiale, cosa ci si attende da The
Beards?
Siamo
arrivati a Freak
Town
dopo molti chilometri di viaggi in giro per il mondo, molti concerti
e vere e proprie battaglie in sala d'incisione. Con questo background
abbiamo gettato le basi per una collaborazione importante come quella
con Jim. La natura di un sodalizio non è di inspiegabile
filantropia, ma è di romantico affarismo: i dischi precedenti hanno
attratto interesse e determinato vendite importanti, ad es. Muskito
ha ricevuto apprezzamenti da parte di Rick Rubin ed è un bestseller
del mercato indipendente. Tutti i dischi hanno avuto molti passaggi
in radio, recensioni e critiche positive a livello mondiale. Questi
sono i presupposti per i quali si è voluto scomettere su di noi e
tentare il salto ai 'piani superiori'. Da The Beards si attende un
disco che possa non solo consolidare i risultati precedenti, ma fare
breccia nel circuito mainstream, non ci si aspetta un successo alla
Lady Gaga ma si mira alla creazione di un 'barbeque stopper'. Questa
è la definizione australiana di quei brani che trasmessi alla radio
fanno girare la testa a chi sta cucinando la carne alla brace (a
detta di Julien Poulson)…
Spaghetti
Americana
è un ottimo biglietto da visita per conoscere The Beards. Quando vi
siete messi a tavolino per stilare la scaletta, in che modo avete
selezionato i brani?
Anche
in questo caso la scelta è stata fatta dall'etichetta, la quale ha
selezionato i brani che avevano maggior potenziale. È importante
sottolineare come negli USA il concetto di antologia non sia quello
di epitaffio: nel nostro caso la realizzazione di una raccolta
rappresenta una fase fisiologica di un percorso discografico. Questa
è l'iniziativa di una realtà che non comprende soltanto America
Recordings ma altri players, tra i quali quello che sta promuovendo
l'incisione di Freak
Town.
Soprattutto ci hanno evitato di litigare sulla scelta dei brani, così
potremmo litigare su altro...
Il
vostro primo album Mephisto
Potato Sauce
(2006) metteva in musica il folklore e le leggende del vostro Veneto,
ma la chiave di volta era ovviamente a stelle e strisce.
Ci
rendiamo conto che può essere fuorviante, ma non va confuso il tema
del disco con il bacino di utenza. Mephisto
Potato Sauce
è stato pensato per il mercato americano, le storie e leggende della
campagna veneta ci sembravano perfette per lo scopo, potrà sembrare
un’idea pazza ma ha funzionato. Durante il tour di anteprima
americana abbiamo esaurito completamente la prima tiratura e
attualmente l’album continua a ricevere ordinazioni da tutto il
mondo, in particolare dagli States. Va ricordato che la prima
etichetta di distribuzione di Mephisto,
l'inglese Pollytone Records, lo ha portato in tutta Europa e
Giappone, ma non è giunta in Italia…
Musicalmente
parlando l’America è ancora ‘the land of opportunity’? La
vostra affermazione lì ha avuto del miracoloso oppure basta fare
buona musica per essere apprezzati all’estero?
L'originalità
ha giocato un ruolo sicuramente importante. La capacità di
sopportare grandi sforzi musicali e la tenacia di fronte alle porte
chiuse forse sono state ancora più determinanti. Ciò che possiamo
dire è che gli Stati Uniti sono sicuramente ricettivi e soprattutto
interessati all'innovazione in campo musicale, ma i buoni propositi
non sono sufficienti.
Avete
definito Diggin’
Fingers
(2008) come un disco di transizione, eppure ha momenti importanti, a
partire dall’incontro con T.J. Cole, come mai?
Un
disco di transizione per noi rappresenta un momento importante, come
dimostra del resto l'antologia che sta per uscire. Diggin'
Fingers
ha segnato un passaggio fondamentale tra un approccio più orientato
verso la composizione ad uno volto alla sonorità. Volevamo ridurre
le ambizioni compositive per sondare scenari sonori semplici,
evocativi e agresti. Volevamo riempire le nostre saccocce creative di
stimoli con i quali contaminare le composizioni successive. Caledonia
Avalanche Blues
racchiude la sintesi di questi due approcci ed è la piattaforma
sonora sulla quale abbiamo modellato in melodia una lirica di T.J.
Cole (Mike Bloomfield, Paul Butterfield). L'amico T.J. fu molto
felice di affidarcene la trasposizione musicale e orgolioso di
sentirne il risultato finale. Il testo è rimasto appiccicato al
frigo di Levon Helm per diverso tempo prima di essere girato a noi,
forse non se la sentiva di cantare una canzone dedicata a se stesso.
Con
Widmann's
Mansion
(2013) il rapporto con gli States si fa ancora più stretto: vi
produce il grande Professor Louie (The Band, Mercury Rev etc.) ma in
una villa veneta. Voi avete conosciuto personalmente Levon Helm e
siete stati nel suo studio di registrazione a Woodstock. Com'è stato
lavorare con il produttore degli ultimi 3 dischi di The Band?
È
stata una grande esperienza umana e musicale. In studio abbiamo
assistito alla costruzione di vere e proprie architetture vocali,
abbiamo imparato quanto l'armonizzazione delle voci ha la capacità
di portare l'arrangiamento in un’altra dimensione sonora. Questo
insegnamento l'abbiamo messo a frutto in tutte le registrazioni
succesive. Professor Louie è l'incrocio tra uno zio premuroso e un
sergente di ferro, sa tirar fuori il massimo dalla truppa senza
prevaricare la sensibilità altrui. In sala missaggio abbiamo
imparato a concretizzare le nostre visioni musicali dal suo uso
sapiente della regia. Widmann's
Mansion
ha rappresentato l'inizio di una collaborazione che non si è
conclusa con la realizzazione di Muskito
e El
Brigante,
un altro progetto importante tra Louie e The Beards è in queste ore
sul tavolo delle trattative...
Un’altra
collaborazione arriva nello stesso periodo: Julien Poulson (Brian
Ritchie e Nick Cave), vi affida la soundtrack del film Muskito.
The Beards in versione colonna sonora: cambia molto?
Non
cambia molto perchè la nostra prospettiva musicale ha sempre un
taglio cinematografico. In un certo senso vediamo le canzoni come un
flusso di fotogrammi sonori ed è per questa caratteristica che
Poulson ci ha assoldato per la causa di Muskito.
Lo incontrammo durante il Festival Folk Blues di Binic in Bretagna
nel 2009, lui spesso ricorda la prima volta che ci ha visti dicendo
che sembravamo usciti da un film western, dopo la nostra esibizione
si convinse definitivamente. Con Muskito
abbiamo spinto le nostre ambizioni oltre la composizione e
l'arrangiamento, gestendo completamente la fase di produzione e
missaggio col prezioso aiuto del nostro sound-engineer Francesco
Fabiano. Attualmente stiamo lavorando con Julien alla preparazione di
un musical basato su Muskito
da presentare in Australia.
Nel
2014 esce un disco in italiano, si chiama El
Brigante.
Poulson e il Professore ci sono, c’è anche l’ottimo Alessandro
Grazian: quanto c’è di americano e quanto di italiano in questo
esperimento?
El
Brigante
come Muskito
è pubblicato da Metal Postcard, un’etichetta che opera a livello
mondiale e pubblica la world-music più ricercata. Metal Postcard ha
sede in UK e Honk Kong, El
Brigante
è stampato in Repubblica Ceca, noi cantiamo in italiano ed esotico
dialetto veneto, quindi stabilire la paternità del disco è
praticamente impossibile! La fatica più grande è stata quella di
calare l'italiano nel frastagliato contesto ritmico della nostra
musica, fatica che si è espressa in termini di ricerca lessicale.
Abbiamo infatti focalizzato la stesura dei testi sull'individuazione
di parole che dessero un efficace apporto metrico e sonoro alle
nostre composizioni senza perdere di vista il senso.
Spaghetti
Americana
fa il punto della situazione su The Beards. Amatissimi all’estero,
ancora poco noti nel nostro paese: questa cosa vi incuriosisce o vi
amareggia?
Sul
territorio italiano esistono tanti piccoli laboratori artigianali che
vivono esportando all'estero, noi non ci sentiamo tanto diversi da
un’azienda vinicola che imbottiglia e spedisce il proprio vino
oltre i confini nazionali…
In
attesa del sesto album, le barbe faranno qualche capatina dal vivo?
Siamo
molto impegnati nella fase finale di lavorazione con Jim Diamond, in
ogni caso stiamo gettando le basi per un prossimo tour negli States.
Sia chiaro: il vino non lo imbottigliamo soltanto...
The
Beards: