Cinema, dal 26 marzo nelle sale "Nomi e Cognomi": Fattitaliani intervista Giorgia Masseroni, Aurelio D'Amore e Marco Pezzella

Uscirà nelle sale giovedì 26 marzo Nomi e Cognomi, un film scritto da Camilla Cuparo e diretto da Sebastiano Rizzo con Enrico Lo Verso, Maria Grazia Cucinotta e Marco Rossetti. Un film destinato ai giovani, primi interlocutori del protagonista e del suo messaggio di amore per il proprio lavoro, per i principi e il metodo che lo regolano.
È la storia di un uomo, un giornalista (Lo Verso) che lavora nel rispetto di un’etica professionale incrollabile, con un profondo desiderio di verità che diventa quasi un’esigenza di vita; ma è anche la storia di un gruppo e dei loro valori, sulla condivisione e sull’importanza di credere in un obiettivo per perseguirlo con tenacia ed entusiasmo. Nomi e Cognomi parla di umanità e di impegno, è un “modo di dire” che rappresenta un imperativo morale, un valore guida al pensare e al fare, alla fede in alcuni principi e al rifiuto di altri. Ciò che conta è rimanere coerenti con se stessi, con la professione che si rappresenta, ma prima ancora con l'essere uomini: fragili ma tenaci. Il film sarà distribuito in Italia da Draka di Corrado Azzollini. Della redazione filmica fanno parte fra gli altri tre giovani attori intervistati da FattitalianiGiorgia MasseroniAurelio D'Amore Marco Pezzella.
Com'è stato lavorare in una redazione "cinematografica" sotto la guida di Enrico Lo Verso? 
Giorgia Masseroni: Direi molto divertente. Enrico Lo Verso è stato un capitano gentile e premuroso, un riferimento prezioso per i suoi consigli e per un valore umano che era evidente per tutti noi. Ricordo di lui momenti bellissimi e una passione comune per il cioccolato fondente che nel suo camerino non mancava mai! La nostra "redazione" era un posto in cui c'era tanta allegria. A fine riprese, a cena, con lui e gli altri ragazzi ridevamo come dei matti pensando alle "papere" che ognuno di noi aveva inevitabilmente fatto sul set! A volte però poi durante le riprese mi fermavo anche a pensare a quanto fare il giornalista debba essere difficile e al coraggio che ci vuole per scrivere di un certo tipo di realtà. Quando cercavo di immaginare come dovesse essere trovarsi lì, davanti a quelle immagini e a quei fatti terribili che ricostruivamo sul set, un brivido mi percorreva la schiena e mi sentivo fortunata ad essere soltanto un’attrice che giocava a fare la giornalista, provando una forte ammirazione per chi invece in quel lavoro investe e a volte mette a repentaglio la propria vita.  
Aurelio D'Amore: Il film “Nomi e Cognomi” tratta la tematica del giornalismo d’inchiesta e si focalizza sul lavoro di una redazione giornalistica guidata da un uomo dai saldi principi e fermi propositi, Domenico Riva. Il mio personaggio è Vito, un giovane ragazzo che sogna il giornalismo ma studia ancora all’università e che da un giorno all’altro si ritrova catapultato nel magma di una redazione d’assalto. Vito però non sa che è entrato nella redazione per mezzo di un uomo che è associato alla criminalità: si troverà dunque, alla fine, vittima del suo sogno, sfruttato da persone che credeva amiche, strumento nelle mani della malavita. Purtroppo la vicenda di Vito non appartiene alla finzione cinematografica, la realtà italiana e quella meridionale in particolare, è piena di casi come questo. Lavorare nella “redazione” di Nomi e Cognomi mi ha perciò permesso di vivere tutti quei desideri e quelle speranze che animano i sogni di tanti ragazzi come Vito e tutto il dolore e lo sgomento che provano quando si accorgono di vivere in un mondo brutale governato dal tradimento, dall’avidità e dall’omicidio. Enrico Lo Verso è poi uno splendido Domenico Riva, recitare con lui è stata un’esperienza entusiasmante. 
Marco Pezzella: Stimolante; questo il primo aggettivo che ho associato al ricordo di quei giorni di "redazione". Enrico Lo Verso è un grande professionista ed io (non parlo a nome degli altri attori/giornalisti) seguivo i suoi atteggiamenti sul set con precisione, quasi assumendo il valore di Lo Verso attore a valore del caporedattore Riva, quindi il legame tra me e il mio redattore è stato immediato, soprattutto perché il mio personaggio ha l'ambizione di essere come Riva. Magari questo mio atteggiamento può risultare fastidioso, ma il mio spirito di osservazione è molto meno introverso di me! (ride, ndr)

Mai pensato di essere giornalista? o sempre avete mirato alla professione di attore?  
Giorgia Masseroni: Ad essere sincera no, delle tante idee lavorative che ho avuto non mi è mai passato per la testa di fare la giornalista..Trovo che sia un mestiere estremamente difficile e per il quale serve una grande dose di passione e di coraggio. Sin da piccola invece ho pensato che avrei voluto fare l’attrice, ma un bisogno in comune tra questi due mestieri sicuramente c’è: la volontà di far riflettere, di dire qualcosa di importante sulle vicende umane, sia che questo avvenga raccontando fatti reali sia invece facendo vivere sulla scena o al cinema la storia di un personaggio che ci racconta qualcosa di noi in quanto esseri umani. Penso che entrambi i lavori, il giornalista e l’attore, abbiano una missione sociale. Io cerco di non dimenticarlo, ho l’ambizione di esprimere ogni volta, con ogni storia, qualcosa di importante, ci provo, ci metto il cuore e spero che questo arrivi a chi mi guarda.
Aurelio D'Amore:  Non ho mai pensato di intraprendere la carriera giornalistica e devo dire che ciò ha reso ancora più interessante interpretare questo personaggio. 
Marco Pezzella: Ti dirò, da piccolo ogni giorno volevo fare mille lavori diversi (il benzinaio, il carpentiere, il calciatore,..); pensavo che da grande sarei cambiato e invece no, almeno per un giorno mi è venuto in mente di fare ogni singolo lavoro. Poi oltre uno dei pro assoluti del mestiere dell'attore è quello di andare a fondo, conoscere, esplorare i personaggi e quindi talvolta anche diversi mestieri (vedi De Niro in Taxi Driver). In conclusione il mestiere che vorrei fare è l'attore.
Quanto conta per voi un uso corretto e civilmente impegnato della stampa? ci credete?  
Giorgia Masseroni: Conta moltissimo. Facendo questo film, rileggendo la sceneggiatura, approfondendo le storie di personaggi che, come Domenico Riva, hanno investito il loro tempo e la loro professionalità per raccontare i fatti e farli conoscere, mi sono trovata spesso a riflettere su quanto la nostra vita, la nostra opinione, i nostri pregiudizi, i nostri comportamenti siano influenzati da ciò che sappiamo attraverso i mezzi di comunicazione. A mio parere, è inutile nascondere che il nostro approccio a svariati temi dal razzismo alla figura della donna, alla paura per le epidemie e molti altri siano condizionati dal modo in cui le informazioni ci vengono proposte da giornali e telegiornali. Personalmente apprezzo il giornalismo che, soprattutto per i fatti di cronaca, descrive i fatti così come accadono, proprio come propone il personaggio di Domenico Riva nel film. Un bravo giornalista a mio parere lascia al lettore di sapere ciò che è successo, di formare a riguardo una propria opinione, non ricercando il modo più accattivante di proporre le notizie ma quello più onesto.  
Aurelio D'Amore: Certamente! La nostra società globalizzata ha al suo centro la stampa: il suo uso responsabile è essenziale per la vita di noi tutti. 
Marco Pezzella: In un'epoca in cui i post su Fb e i vari link di internet la fanno da padroni e stimolano paure e pensieri (spesso negativi), ritengo sia ancora più necessario che i giornali e la carta stampata, in genere, si ergano a difesa di un problema sociale e/o civile. Credo nella stampa impegnata come un riferimento, un chiodo sul muro cui appendere i propri pensieri e le proprie perplessità.

In quali aspetti preferite il cinema al teatro? e viceversa? 
Giorgia Masseroni: Io faccio questo mestiere partendo da un grande amore per l’espressione artistica in generale e dopo aver sperimentato la danza, il canto, la musica, la pittura, ho riconosciuto nella recitazione la strada che mi divertiva di più ed in cui mi sentivo più appagata e libera. Detto questo, amo il cinema perché amo la potenza delle immagini, la capacità di leggere un mondo in uno sguardo, di cogliere le più leggere ed intime vibrazioni dell’anima. E poi amo il set perché è un luogo dove si lavora in squadra, un posto in cui vige una gerarchia di ruoli ma in cui tutti sono estremamente importanti per un buon risultato finale. Del teatro invece amo il momento in cui si alza il sipario, ogni volta, come quando ero bambina e muovevo i miei primi passi da ballerina, sia che io sia dietro le quinte sia che io sia tra il pubblico, sento le farfalle nella pancia quando il telo si apre o una luce si accende e parte la magia. Lo spettacolo teatrale accade lì in quel momento e non si ripeterà, è l’esperienza collettiva di una magia. Non posso dire quale dei due mi piace di più. Direi che mi piace assistere o partecipare attivamente al racconto di una storia che crea emozioni e dalla quale io esca con qualcosa in più, con la voglia di andare a dire ti voglio bene a qualcuno o con una ragione in più per essere felice e per vivere meglio la vita. Sono una sognatrice lo so, ma detto questo tra il cinema e il teatro è come chiedermi di scegliere tra il gelato al cioccolato e lo strudel di mele. Nel dubbio, li mangio tutti e due!! 
Aurelio D'Amore: Teatro e cinema sono due mondi che si intersecano ma al contempo molto diversi. Ciò che amo particolarmente del cinema è il suo riuscire a narrare in modo assolutamente soggettivo: al cinema guardiamo infatti esclusivamente con gli occhi del regista, questo sguardo così soggettivo e intimo manca al teatro. Ciò che invece credo manchi al cinema rispetto al teatro è il suo essere una forma di spettacolo in differita, ovvero non dal vivo: non vi è la magia dell’incontro simultaneo e totalizzante tra attore e pubblico! 
Marco Pezzella: Questa è la domanda che tutti ti fanno sempre ed io non vorrei rispondere mai. Risponderò in maniera secca, altrimenti poi ci ripenso e scrivo una menata sul Teatro e sul Cinema. Il Teatro ha i suoi punti di forza, che a mio avviso possono renderlo finto (in qualche occasione); il Cinema invece "gioca" sul esatto opposto, sulla sorpresa, sull'impulsività recitativa e credo sia molto più complesso di quanto generalmente si ritenga. Fra l'altro il cinema è un mezzo comunicativo molto più diretto e molto più dettagliato, più forte insomma; mi piace pensare che il Teatro in qualche modo ti riempia, mentre il Cinema, forse ti svuoti (nel senso di mettere a nudo tutto e non avere un riscontro immediato). Io voglio fare questo mestiere per tutta la vita, e magari nelle attese sui Set, mandarmi a memoria le battute di uno spettacolo teatrale. Giovanni Zambito.
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AURELIO D’AMORE. Nasce a Palermo ma si forma artisticamente a Roma, presso l’Accademia Nazionale d’ Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Con Tommaso Rossellini è il suo esordio al cinema in “Interno giorno” (2011). Nel 2013 è in “Viva la libertà” di Roberto Andò, film vincitore di due David di Donatello. Negli anni precedenti si dedica intensamente al teatro con grandi autori: Luca Ronconi, Enzo Vetrano, Stefano Randisi e Walter Manfrè.
GIORGIA MASSERONI. Fin da piccola appassionata di musica, danza e teatro si divide tra piccole esperienze teatrali, gruppi musicali e musical. Nel 2012 recita in “Stai lontana da me” di Alessio Maria Federici e nella fiction Rai con Terence Hill “Ad un passo dal cielo 2”. Parallelamente agli studi universitari, dal 2011 è al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. A teatro ha appena concluso “Contro l’amore” di Esteve Soler; in televisione, oltre ad aver partecipato a diversi spot pubblicitari, ha anche partecipato alle seconda stagione della fiction Mediaset “Così fan tutte”.
MARCO PEZZELLA. Il giovane attore barese ha appena concluso la sua esperienza nell’ultimo film di Ferzan Ozpetek “Allacciate le cinture” e torna a lavorare con Draka Production dopo aver partecipato al cortometraggio “La ricotta e il caffè”(2012). Il suo esordio a teatro è del 2009 con M. Volpicella in “Nel camerino di Petrolini”. L’ anno seguente è ancora a teatro con “Io non tacerò - Camorra la Bestia” per la regia di Vito D’Ingeo e al cinema in “Evadere” di A. Porzio che lo dirige anche in “Non te ne andare”. In questi anni ha lavorato in varie opere teatrali, tra cui “Il Cimitero degli Elefanti” e “La Lupa” di Nicola Valenzano e “Giugliett’e Romè” di Francesco Brollo.
Fattitaliani

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