In occasione
dell’apparizione sulla ribalta del teatro nazionale della figura di ‘francone’
detto ‘er batman’ gloria degli anagnini che lo hanno coccolato e mantenuto per
venti anni almeno, mangiatore di ostriche e bevitore di champagne a spese dei
cittadini italiani e di quell’altro esemplare veramente unico, noto come il
‘vaccaro di castelliri’ anche lui assurto agli onori e agli allori della
cronaca nazionale con grande abbondanza di lazzi e di beffe, senza ricordare più
recentemente quell’altro esemplare addirittura parlamentare che, così pare, anche lui a piene mani intingitore nella pubblica
mangiatoia, tutta la stampa italiana con enorme fragore e roboanza, si è
espressa con gli insulti più palesi nei confronti dei ‘ciociari’, parlando
perfino di una ‘antropologia ciociara’, di
una ‘ciociaria pride’ e addirittura del pericolo di ‘una ciociarizzazione dell’Italia’ a seguito
delle imprese della fauna più sopra ricordata.
Ma in verità detta fauna, se messa
a confronto con altra analoga ancora più
feroce e/o risibile venuta fuori dalla cloaca nazionale, dobbiamo convenire che
è ben poca cosa, quasi insignificante. E allora perché tanto astio e
irrisione quando si tratta di ciociari? E qui ci arrestiamo e lasciamo al lettore
consapevole e informato di dare la risposta. E passiamo dunque alla
edificazione e gratificazione.
Quest’anno ricorrono
i cinquecento anni dalla morte a
Venezia di Aldo Manuzio, nato a
Bassiano, antichissimo paesino abbarbicato sui Monti Lepini, nel versante
pontino, ciociaro dunque. Internet fornisce per fortuna tutte le informazioni
necessarie su di lui, a chi sente la curiosità di meglio conoscere questo
gigante della civiltà occidentale. Se cultura, civiltà e progresso hanno per
fondamenta solo ed esclusivamente la
scrittura, la lettura, la conoscenza, certamente non il frigorifero o la
cementificazione o il telefonino che sono ingredienti di altre ipotesi
esistenziali, allora possiamo affermare anzi informare e ricordare che civiltà e progresso e cultura e saggezza
sono nati e sbocciati e principiati in Ciociaria
e non a Milano o a Firenze o a Venezia! Ma non si crede! E pertanto, mi
ripeto, le fondamenta del progresso e quindi la civiltà e la cultura, sono state
gettate in Ciociaria perché le prime
parole in lingua italiana sono state pronunciate e scritte in questa terra,
perché i primi libri stampati in
Italia lo sono stati in questa terra e non a Firenze o a Napoli o a Milano, perché
la conoscenza e la diffusione e la
conservazione degli antichi autori greci e romani e l’arte della miniatura
e della illuminazione sono state
realizzate in questa terra, perché in questa terra è stata affermata e proclamata per la prima volta nella Storia la sacralità del lavoro e quindi la
censura e la disapprovazione della schiavitù, della oppressione, dello
sfruttamento; perché da questa terra e da quel faro di civiltà che è stato Montecassino sono partiti tutti quegli insegnamenti e
quelle dottrine che hanno plasmato
letteralmente tutta l’Europa a partire dal decimo secolo. E che cosa dobbiamo dunque
ad Aldo Manuzio? Contributi immensi, inimmaginabili: non solo la diffusione
parlata del latino e del greco ma ancora di più la invenzione della pagina tipografica armoniosa e elegante, la invenzione del carattere corsivo,
che al di là delle Alpi chiamano ‘italics’ e che invece, per coerenza
storica, si dovrebbe chiamare
‘ciociaro’! è sempre lui che ha inventato la punteggiatura e cioè la scoperta e l’impiego della virgola, degli accenti, degli apostrofi, del punto e virgola, ecc.; è a lui che si deve la diffusione generale e
la conoscenza del formato cosiddetto ‘tascabile’ dei libri e parecchio
altro ancora. Basti dire che nell’antiquariato librario in tutto il mondo i
suoi libri, le cosiddette ‘aldine’,
sono sempre tra le più appetite e più ricercate: il suo marchio sui libri da
lui stampati tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500 a Venezia dove si era trasferito, è un’àncora
con attorno un delfino. Questo è Aldo Manuzio, del quale ricade l’anniversario
di cinque secoli dalla morte.
Siamo certi che le
pubbliche istituzioni non bruceranno anche questa ricorrenza veramente
eccezionale e sapranno perciò commemorare degnamente uno dei padri della
civiltà e della cultura occidentali. Magari ricordandolo e conservandone la
memoria almeno col dedicargli una piazza o una scuola o una biblioteca.
Michele Santulli