I funerali di PINO DANIELE saranno celebrati mercoledì 7 gennaio a Roma, alle ore 12.00 presso il Santuario della Madonna del Divino Amore a Castel di Leva (via del Santuario 10, Roma - nei pressi di via Ardeatina). I funerali saranno celebrati in forma pubblica. È volontà di tutta la famiglia di Pino che Napoli e l’intera cittadinanza possano dare un ultimo saluto all’artista. Per questo la città di Napoli (come auspicato dal Sindaco Luigi de Magistris appena appresa la notizia della tragica scomparsa) si è subito resa disponibile ad ospitare nei prossimi giorni le ceneri dell’artista in un suo luogo simbolo, per ricevere l’ultimo abbraccio dei suoi concittadini.
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Inoltre la famiglia di Pino tiene a precisare che, visti la grande partecipazione e l’affetto del pubblico, accorso numeroso sul posto per omaggiare l’artista, la camera ardente è stata aperta al pubblico già ieri (lunedì 5 gennaio). Stamattina (martedì 6 gennaio) è stata chiusa solo il periodo necessario per permettere alla famiglia dell’artista, molto numerosa, di stringersi intorno a Pino un ultimo momento; dopodiché la camera è stata riaperta al pubblico fino a quando la salma non è stata prelevata per la funzione di domani.
Sempre la famiglia afferma l’esistenza di un testamento di Pino Daniele, nel quale l’artista esprime la precisa volontà di essere cremato, e conferma che la città di Napoli (come auspicato dal Sindaco Luigi de Magistris appena appresa la notizia della tragica scomparsa) ospiterà nei prossimi giorni le ceneri dell’artista nel suo luogo simbolo, il Maschio Angioino, per ricevere l’ultimo abbraccio dei suoi concittadini.
In ultimo, in merito alle ultime ore di vita dell’artista, la famiglia intera tiene a precisare che Pino Daniele, dopo il malore che lo ha colto nella sua casa in Toscana domenica sera (4 gennaio), ha espresso decisa volontà di essere portato a Roma all’ospedale Sant’Eugenio per essere soccorso dall’equipe di medici da cui era in cura da anni e quindi di sua fiducia. La famiglia inoltre smentisce categoricamente che l’automobile che trasportava l’artista a Roma abbia forato una gomma lungo il tragitto, rallentando la corsa verso l’ospedale.
Domani, 7 gennaio, dopo i già annunciati funerali a Roma presso il Santuario della Madonna del Divino Amore (alle ore 12.00), ci sarà una seconda funzione funebre aperta al pubblico per PINO DANIELE nella sua amata NAPOLI, alle ore 19.00 presso la Basilica Reale San Francesco di Paolain Piazza del Plebiscito. Questa seconda funzione è stata voluta dalla famiglia tutta dell’artista per dare modo alla cittadinanza, dato il calore dimostrato in queste ore, di dare un ultimo saluto in forma religiosa all’artista.
Lo staff di Pino Daniele tiene a precisare inoltre che in entrambi i luoghi di culto non sarà possibile (per i media come per il pubblico) accedere con macchine fotografiche e/o telecamere e si chiede la gentilezza al pubblico di non riprendere immagini o realizzare video con telefoni cellulare o qualunque altro apparecchio elettronico.
Biografia
Una
voce, una chitarra e un po’ di blues, di rock, di soul, di funky,
di suoni arabi, di radici napoletane, di jazz, di salsa, di samba, di
taramblù, quel posto magico dove la tarantella incontra Robert
Johnson, ora anche di melòrock.
Pino
Daniele? Il nero a metà, l’americano della nuova Napoli che
sognava di veder passare la nuttata, il mascalzone latino, il Lazzaro
felice, l’uomo in blues, il musicante on the road, il
neomadrigalista, cantautore che negli anni in cui dominava il
messaggio non mise mai in secondo piano la musica, pur avendo cose da
dire, e che cose.
Giuseppe
Daniele, napoletano del centro storico, classe 1955. Oggi che la sua
carriera ricomincia da un’indipendenza discografica-artistica a cui
ha da sempre aspirato, appare ancor più chiara e ricca e complessa e
diversa da qualsiasi routine la parabola che l’ha portato dai
vicoli dove non entra mai il sole alle hit parade, l’Olympia di
Parigi, Umbria
Jazz,
l’Apollo di New York, il Festival
di Varadero
a Cuba, gli stadi di tutt’Italia, l'Earth
Day al
Circo Massimo, il Crossroad
Guitar Festival
di Chicago….
A
cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta Pino inventa una nuova
lingua, anzi un lingo, gioca con le melodie assimilate in piazza
Santa Maria La Nova, i racconti di munacielli e belle ’mbriane
delle zie, il rock e il jazz come sogno americano, il vento di
rivoluzione che scuote Napoli negli anni dell'impegno che naufragherà
nel disimpegno poi detto riflusso.
Come
Carosone riflette sull’America che è in lui e nella sua musica,
utilizzando la rabbia al posto dell’ironia, un piglio da capopolo
newpolitano al posto dello sfottò, che pure permea il suo canzoniere
da Masaniello ma non troppo. Il suo leggendario supergruppo mostra
all’Italia che nella canzone c’è un Sud competitivo, che sa
parlare alla nazione intera anche usando il dialetto, segna l’apice
del neapolitan power, ma anche la fine: quando il sogno collettivo
dell'orgoglio vesuviano lascia il passo alle carriere soliste,
Daniele prende il volo, ma ha già scritto pagine destinate a
rimanere, fondendo la melodia partenopea con il rock-blues, la
canzone di protesta con la saudade del Vesuvio.
Il
brano che dà il titolo al suo disco d’esordio, “Terra mia”,
del 1977, sta a Partenope come “This land is my land” sta
all’America di Woody Guthrie con un'aggiunta di sofferenza e
consapevolezza storica che non è mai autocompatimento, ma il brano
che apre il disco, “Napule è” è qualcosa di più, il canto di
una generazione, l’ultima speranza prima della disillusione, poesia
e rabbia, il dolore e il sogno impossibile di una città/nazione
salvata dai ragazzini, anzi dai “criature”, dal loro canto
ingenuo, pulito. E, sia detto senza dubbio alcuno, una melodia da
applausi.
Nel
1979 “Pino Daniele” mette insieme capolavori come “Je sto
vicino a te”, “Chi tene 'o mare”, “Je so' pazzo”, “Chillo
è nu buono guaglione”, “Ue man!”, “Il mare”, “Putesse
essere allero”, E cerca 'e me capì” con un’ispirazione che
lascia allibiti per lucidità e varietà: mente la canzone d’autore
italiana si piega al messaggio, lui la libera da ogni stilema,
rischia le parolacce che lo fanno trasmettere alla radio, parla di
diversità e di ecologia prima che i temi diventino di moda. Il sound
è travolgente, attorno a lui i colleghi cantautori puntano solo
sulle parole, qui c'è ritmo da vendere, grondano groove imparati nei
locali degli americani della Nato a Napoli.
“Nero
a metà”, omaggio a Mario Musella e prima autodefinizione in
musica, è il disco del grande successo, l’incrocio definitivo tra
melodie veraci e richiami rock applicati a raccontare sentimenti come
l’”Alleria” o l’”Appocundria”, prima di dichiarare la
propria passione: “A me me piace ‘o blues”. Nell’Italia degli
slogan politici accompagnati da chitarre scordate, il treno del
supergruppo newpolitano fa faville, quel blues latino apre il mitico
concerto di Bob Marley a San Siro. L’apoteosi di quella prima
stagione, l’apice e la fine di quell’orgoglio napoletano si
registra il 19 settembre 1981: piazza del Plebiscito, allora un
parcheggio e non certo il salotto buono della città, si riempie di
duecentomila persone, nessuno se le aspettava, forse è il primo
megaconcerto italiano. Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Rino Zurzolo,
Tony Esposito e uno straordinario James Senese accendono una notte
tenerissima, indimenticabile.
Ma
Pino, che pure cattura quella stagione in un altro lp epocale come
“Vai mò” (1981) e in brani come “Yes I know my way”, “Viento
'e terra”, “Sulo pe’ parlà” e “Have you seen my shoes”,
è talento irrequieto, ha bisogno di guardare al mondo, Napoli non
gli starà mai stretta, ma il suo futuro ora è una raccolta
impressionante di collaborazioni internazionali, di aperture ad altri
suoni, altre storie.
“Bella
‘mbriana”, del 1982, parla di tradizioni dimenticate, anticipa la
stagione della world music che sarà, eppure coinvolge jazzisti del
calibro di Wayne Shorter ed Alphonso Johnson, continuando a mischiare
napoletano, italiano ed inglese: “Tutta ‘n’ata storia” e “I
got the blues” si muovono tra monacielli ed antiche leggende della
città nata con il canto delle sirene. Due anni dopo, “Musicante”
incontra le percussioni brasiliane di Nanà Vasconcelos, la tromba
terapeutica di Don Cherry e i suoni d’Africa, senza dimenticare il
genius loci di “Lazzari felici” o la capacità di parlare di
argomenti-tabù come quelli del contrabbando in mano alla camorra in
“Stella nera”.
Dal
vivo, poi, non ce n’è per nessuno, come sintetizza “Sciò live”
(’84) che si spara i sassofoni solisti di Gato Barbieri e Bob Berg
accanto a una sezione di fiati formata da Larry Nocella, Juan Pablo
Torres e Adalberto Lara. “Ferry boat (’95) guarda ancora ai Sud
del mondo, balla la “Dance of baia”, fa salire a bordo nuovi
sessionmen stellari come Steve Gadd e Richard Tee. Il Festival
di Montreux,
il Canada, l’Olympia di Parigi, il Festival
di Varadero
a Cuba e l’Arena di Verona aprono le porte alla corrente del golfo
che arriva con Pino, italiano da esportazione, ora anche produttore,
di Richie Havens (“Non ci potevo credere, sono cresciuto con il
mito di “Woodstock” ed ora lavoro con l’uomo di “Freedom”)
in “Common ground” (’83).
Esplorate
le strade del blues, del jazz-rock, di quella che in quegli anni si
chiama fusion, Daniele guarda sempre di più ai suoni del mondo, i
concerti in Francia gli mostrano che esiste una musica “altra”,
lontana dal dominio angloamericano, vicina tra l’altro a quella
delle sue radici. “Bonne soirèe” (’87) è un canto latino,
mediterraneo, africano, arabo, impreziosita dai contributi di Mino
Cinelu e Jerry Marotta. L’arab rock inizia qui e prosegue in
“Schizzichea with love” (’88), mentre continua anche la
collaborazione con l’amico Massimo Troisi, per cui ha già scritto
le colonne sonore di “Ricomincio da tre” (’81) e “Le vie del
signore sono finite” (’87), prima di sfociare nel capolavoro di
“Quando”, scritta con l’amico per “Pensavo fosse amore e
invece era un calesse” (’91).
“Mascalzone
latino” (’89) è un ritorno all’acustico, tra omaggi alla
Magnani (“Anna verrà”) e San Gennaro (“Faccia gialla”), tra
“Sambaccussì” e “Carte e cartuscelle”. Un disco delicato,
importante, ma anche di transizione, mentre il fronte del palco fa
registrare il tour europeo di "The night of the guitar",
supergruppo di virtuosi della sei corde che vede il napoletano al
fianco di gente del calibro di Randy California, Robby Krieger,
Leslie West, Phil Manzanera, Steve Hunter...
Gli
anni Novanta incombono con un altro cambio di pelle, con un’altra
svolta creativa: Un uomo in blues” (’91) sa cantare l’Italia
che cambia: ”’O scarrafone” denuncia la xenofobia nell’aria
con ironia e ritmo, mentre in “Che soddisfazione” garrisce la
chitarra di Mick Goodrick e il titolo del disco, un successo in hit
parade, gioca ancora una volta a trovare un nuovo appellativo per il
cantautore. “Sotto ‘o sole” ('92) schiera la voce recitante di
Troisi in “Saglie, saglie”, due anni dopo arriva il boom di “Che
Dio ti benedica” con Ornella Muti protagonista del videoclip del
brano che dà il titolo all’album, uno straordinario successo
commerciale che presenta Daniele a una nuova generazione di fans e
con lui i suoi ospiti d’eccezione: Chick Corea, Ralph Towner, ma
anche Bruno De Filippi.
La
forma canzone, la scelta dell’italiano come lingua principale, una
maturità vocale evidente, il sound d’impatto sono le
caratteristiche di questa nuova stagione, che dal vivo convive sempre
con gli antichi splendori come testimonia il live “E sona mò”
(’94). Un pop-rock coinvolgentissimo abbinato a raffinatezze
strumentali e testi sempre più attenti all’allarme ecologico, come
confermato da “Non calpestare i fiori del deserto” (’95) che –
forte dei contributi di Jovanotti e di Irene Grandi - non a caso
ritorna sulle strade della world music tra una vittoria al
Festivalbar e due concerti con Pat Metheny, che peraltro arrivano
dopo lo storico tour con Jovanotti ed Eros Ramazzotti.
Pino
è l’uomo delle collaborazioni, non dei duetti tanto per fare,
divide il palco o lo studio di registrazione con i grandi jazzisti
come con Luciano Pavarotti, è sempre più un suonautore, lasciando
spesso alla sua chitarra il compito di parlare per lui. Noa, Giorgia
e Raiz degli Almamegretta sono le guest star di “Dimmi cosa succede
sulla terra” (’97), forte di superhit come “Che male c’è”
e “Dubbi non ho”, “Yes I know my way” ('98) rivitalizza
l’antico cavallo di battaglia con Jim Kerr dei Simple Minds.
“Come
un gelato all'equatore” (‘99) e “Medina” (2001) alternano
l’italiano al napoletano, le canzoni d’amore a quelle più
sociali, il pop al ritorno all’Africa (ci sono Faudel, Salif Keta e
Lotfi Bushnaq al fianco di Peter Erskine, Victor Bailey, Rachel Z,
Miriam Sullivan, Mike Manieri), ai temi antirazzisti, alla
collaborazione con i 99 Posse, a confermare l’interesse del nero a
metà per i suoi nipotini, la sua volontà di intercettare sempre le
novità di qualità che arrivano dalla sua Napoli. “Zio Pino” lo
chiamano, con affetto Raiz come Zulù, a spiegare quanto sia
importante la sua lezione anche per le scene successive.
“Passi
d’autore” (2004) è forse il più ambizioso dei progetti
danieliani, tra omaggi a Che Guevara, Django Reinhardt e Maradona,
tra world music e il richiamo ai madrigali di Gesualdo da Venosa.
Mentre critica e nostalgici vorrebbero inchiodarlo al suo passato,
Pino studia musica, cerca nuovi stimoli e nuovi approdi. “Iguana
cafè” (2005) è una sintesi, spiega il sottotitolo, di “Latin
blues e melodie” che riprende “It’s now or never”, ovvero “’O
sole mio” nella versione presleyana, come singolo, reclamando
insieme il doppio passaporto di napoletano d’America.
Prima
c’era stato un altro supertour, quello con Francesco De Gregori,
Fiorella Mannoia e Ron, questa volta fortunatamente testimoniato da
un cd e un dvd, in cui i quattro si dividono e si scambiano i
repertori come mai visto prima, né dopo, nella storia della canzone
italiana.
“Il
mio nome è Pino Daniele e vivo qui” (2007) ritrova Tony Esposito e
prepara la strada a un evento storico, quello del triplo cd
antologico con inediti “Ricomincio da 30”, che cita Troisi e
riforma il supergruppo (Tullio De Piscopo, James Senese, Tony
Esposito, Rino Zurzolo e JoeAmoruso) con l’aggiunta di Chiara
Civello e Al di Meola. L’8 luglio il ritrovato dream team vesuviano
espugna di nuovo piazza del Plebiscito, ma questa volta ci sono pure
Giorgia, Irene Grandi, Avion Travel, Nino D'Angelo, Gigi D'Alessio.
Poi
è storia recente tra “Electric jam” del 2009 con il rap di J-Ax
e “Boogie boogie man” dell’anno successivo, in cui, oltre
all’ex Articolo 31 spuntano Mina, Franco Battiato e Mario Biondi
per continuare il gioco delle rivisitazioni eccellenti di un passato
che non passa perché è ancora presente, così presente da brillare
persino con la griffe di Eric Clapton che cesella alla sua maniera
una "Napule è" nell'estate 2011 in quello stadio di Cava
de' Tirreni che ha già visto protagonista tante volte il Lazzaro
felice.
Poi
è il momento del melòrock de “La Grande Madre” (2012), il primo
disco prodotto dalla sua etichetta Blue
Drag,
grazie alla quale il cantautore entra nel novero degli artisti
indipendenti. Segue il grande ritorno di Pino Daniele in concerto,
con un tour (in teatri e palasport) nelle principali città italiane,
in Svizzera e negli Stati Uniti, dove fa registrare il tutto
esaurito.
Ed
è con le sei date sold out al Teatro Palapartenope, con l’evento
“Tutta N’Ata Storia – Live in Napoli”
che
il “mascalzone latino” fa un regalo alla sua città e al suo
pubblico: uno spettacolo nuovo, che parte dalle radici della canzone
napoletana per raccontare i vari percorsi artistici intrapresi dai
grandi musicisti che hanno fatto la storia della musica moderna “Made
In Napoli”
degli ultimi 40 anni, come Enzo Gragnaniello, Tony Esposito, Tullio
De Piscopo, James Senese, Joe Amoruso e lo stesso Rino Zurzolo. Un
evento imperdibile per tutti gli amanti del rock, del blues e del
jazz dal sapore mediterraneo, “marchio di fabbrica” che Pino
Daniele è riuscito ad esportare in tutto il mondo e a far apprezzare
da grandi artisti internazionali, come Eric Clapton, Wayne Shorter,
Pat Metheny e tanti altri.
Il
22 gennaio 2013 esce “Tutta
N'Ata Storia - Vai Mo' - Live in Napoli”,
il
Cd+Dvd dello storico concerto del con cui Pino Daniele festeggiò i
30 anni di carriera in Piazza del Plebiscito a Napoli (2008): il
cofanetto, oltre a 2 brani inediti con Phil Palmer (coproduttore
insieme a Pino Daniele), Lucy Jules, Steve Ferrone e Michael Feat,
contiene 3 importanti duetti con Giorgia, Irene Grandi e Avion
Travel.
Il
10 luglio 2013, presso Il Centrale Live - Foro Italico di Roma, Pino
Daniele è protagonista di "Sinfonico", un evento unico
dove ripercorre i momenti più significativi della sua straordinaria
carriera riletti per la prima volta in chiave sinfonica. Sul palco è
accompagnato, oltre che dalla sua storica band, dall’orchestra
“Roma Sinfonietta”, composta da un organico di 50 elementi
diretti dal M° G.Podio.
Nel
dicembre 2013/ gennaio 2014 Pino Daniele, accompagnato dalla sua band
storica, torna al Teatro Palapartenope con “Napule È - Tutta N’ata
Storia”, 5 serate-evento dedicate al progressive napoletano, dove
registra ancora una volta il sold out. Una storia musicale e non
solo, raccontata insieme agli artisti che hanno reso grande il
progressive napoletano e ai giovani artisti che oggi ne proseguono il
cammino.
Nell’estate
2014 Pino Daniele è impegnato in una serie di concerti in cui
reinterpreta i suoi brani più belli in acustico, con lo spettacolo
“ACUSTICO”, e con orchestra sinfonica, con lo spettacolo
“SINFONICO A METÀ”, per alcune date esclusive che lo portano a
suonare nei festival più prestigiosi e nelle località più belle
della Penisola, da Nord a Sud.
Il
3 giugno esce, pubblicato da Universal Music Italia, “NERO
A METÀ” Special Extended Edition,
la riedizione dello storico terzo album di Pino Daniele. Sono stati
recuperati i nastri originali e rimasterizzati i 12 brani che
costituivano l’album. Inoltre da quelle stesse registrazioni del
1980 sono stati tratti due preziosi brani inediti (“Tira
A Carretta”
e lo strumentale “Hotel
Regina”)
e nove brani in versioni alternative e demo mai pubblicate prima.
Il
1 settembre 2014 il cantautore napoletano porta sul palco dell’Arena
di Verona i brani dell’omonimo terzo album con l’evento “NERO
A METÀ”,
accompagnato dalla sua band originale del 1980, da 50 elementi
dell’orchestra Roma Sinfonietta diretta dal M° Gianluca Podio e da
numerosi special guests. In occasione del concerto, il 1° settembre
Universal Music Italia pubblica “NERO A METÀ” Special Extended
Edition in doppio vinile da 180 grammi, in edizione limitata e
numerata in 1.000 esemplari. Il tour di “NERO A METÀ” continua a
dicembre 2014 con 6 date esclusive a Conegliano (6 dicembre), Bari
(11 dicembre), Roma (13 dicembre), Napoli (16 e 17 dicembre) e Milano
(22 dicembre). Il 30 dicembre Rai 1 gli dedica lo speciale “Canzone”.