Fattitaliani intervista Valentina Carnelutti, regista di "ReCuiem" e giurata al 14° Festival del Cinema Mediterraneo di Bruxelles: rappresento una parte di cinema più nascosta

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Da venerdì 5 dicembre a Bruxelles prende il via la 14.ma edizione del Festival del Cinema Mediterraneo: l'Italia sarà ben rappresentata sia da alcune pellicole in competizione, sia dalla retrospettiva dedicata al nostro paese, e ancora dalla presenza in giuria della regista Valentina Carnelutti, che presenterà anche il suo ReCuiem (trailer), cortometraggio interpretato da Francesco Tricarico e Teresa Saponangelo.
Il cortometraggio ha partecipato al Festival di Torino, dove ha vinto nella sezione Italiana Corti il massimo riconoscimento, il Premio Chicca Richelmy per il Miglior Film. Poi ha fatto incetta di premi in molti festival: tra gli altri, il Figari film fest, il Corto di donne, il Festival Sguardi Altrove di Milano. E poi menzione speciale della giuria al festival di Genova, premio come miglior regista donna e miglior film a Maremetraggio e premio Studio Universal. Fattitaliani ha intervistato Valentina Carnelutti.
Giurata al Festival del Cinema Mediterraneo di Bruxelles: in qualche modo rappresenti il nostro Paese. Contenta, orgogliosa, curiosa di rivestire questo ruolo? 
Sono contenta di partecipare al festival come giurata, sì, sono curiosa certo e mi piace partecipare alle giurie perché lo sguardo, l'attenzione, la sensibilità nei confronti di un film beneficiano in quelle circostanze di apporti diversi, che ne arricchiscono la percezione. si è impegnati a difendere un film cercando di un criterio comune che non può prescindere dall'amore e dall'obbiettività. Mettere insieme queste due cose è una sfida: che poi sia io a rappresentare il cinema italiano mi lusinga e mi fa piacere perché significa che un cinema italiano d'autore può rappresentare il nostro paese: io rappresento forse una parte di cinema più nascosta, una parte che nel mio paese ha una voce flebile e che invece spesso trova all'estero i maggiori riconoscimenti. 
Il festival si presenta con una connotazione ben precisa. A tuo avviso, ha ancora senso adesso etichettare "geograficamente e culturalmente" un'arte come il cinema? 
Mi hanno chiesto la stessa cosa recentemente quando ho presentato il mio film al cineMed festival di Montpellier. Credo che le etichette servano solo a mettere un po' di ordine ma... se vogliamo davvero trovare un legame tra i film del Mediterraneo, credo che questo abbia a che fare con la temperatura. in senso lato. C'è un calore nei paesi che circondano il mare che ad altre terre manca, una temperatura fisica e umana che in qualche modo muove le persone in maniera riconoscibile e assimilabile. E c'è una storia che ci lega forse più di quanto non leghi altri paesi, altre terre. ma le barriere, anche solo verbali sono sempre un ostacolo se non si usano per conoscersi. Credo che questi festival possano costituire una importante occasione di conoscenza reciproca. 
Parliamo del tuo cortometraggio: sta avendo molti riconoscimenti. Mettendoti dalla parte dello spettatore in che cosa fa presa in modo particolare? 
È un film che parla della vita e della morte senza pregiudizi. Credo che sia questa posizione ingenua a facilitare gli spettatori, a permettere loro di sentire quello che sentono senza timore di essere giudicati, di dover pensare qualcosa di precostituito. E poi... forse la verità di quello che accade è la cosa più toccante. Sebbene sia un film di finzione, quello che si vede in scena succedeva davvero, e vedere le cose accadere veramente invece di assistere a forzature cinematografiche è sempre un piacere. 
Francesco Tricarico
Come tua prima regia è stato facile rimanere "obiettiva" di fronte alla narrazione di un argomento come la morte? 
Non sono stata obiettiva! è molto personale quello che racconto. Solo, ho evitato di ripetere dei cliché, ho cercato di raccontare una morte, quella lì e non 'la morte'. Meglio ancora, ho raccontato quella storia di vita, in quel giorno particolare... in cui forse la mamma muore, ma forse dorme...
Teresa Saponangelo
Fa piacere rivedere Teresa Saponangelo: il suo volto è di per sé una "sceneggiatura"... sei d'accordo? 
Teresa è una brava attrice, è il suo volto è sincero, non nasconde i suoi sentimenti, la sua storia, la sua bellezza, ha il coraggio delle sue espressioni, della sua età, della sua bellezza. Questo fa sì che inquadrarla sia sempre un piacere, c'è sempre qualcosa da scoprire ed è generosa, si è abbandonata al personaggio di Emma senza opposizioni. Le sono grata. 
E la scelta di Tricarico? 
Tricarico ha un volto magnifico e una voce capace di forza e fragilità insieme. Sembra sempre a disagio nel mondo e questo mi sembrava fondamentale anche per il ruolo di Gabriele. L'ho inseguito nei sogni per anni, poi ho trovato il modo per raggiungerlo, gli ho mandato il racconto che precedeva la scrittura del film e lui mi ha telefonato proponendo un caffè. Stava scrivendo "Le conseguenze dell'ingenuità" in quei giorni, che è diventato il brano del film. È stato un incontro stupendo che ha dato luogo non solo alla sua partecipazione come attore in ReCuiem ma anche alla creazione del videoclip dello stesso brano di cui ho fatto la regia... torneremo a lavorare insieme credo. E nel frattempo coltiviamo un'amicizia. Giovanni Zambito
© Riproduzione riservata
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