Il compositore partenopeo Vito Ranucci, dopo il successo della sua collaborazione con Mario Monicelli, torna con un'audace 'trasfigurazione' di brani classici, da Bach a Vivaldi passando per Mozart e Orff con l'album Killing The Classics. L'intervista.
Il
confronto con la musica classica, all’indomani dell’esperienza
progressive anni ‘60/’70, è un modulo utilizzato con una certa
frequenza, però il tuo Killing
The Classics
sembra guardare alle arie celebri da un’altra prospettiva.
Innanzitutto
la diversa prospettiva nasce dalla libertà di poter stabilire un
contatto personale con l'opera, che si innesta su una conoscenza
profonda dei suoi contenuti espressivi, non parliamo solo di una
conoscenza tecnico-formale, ma di una vera e propria esperienza
dell'opera, acquisita nel tempo, nel corso della vita.
Guardare
la "Musica Classica" come si fa con un quadro impolverato,
o qualcosa da osservare con soggezione o filtri vari, in realtà
uccide la Musica stessa e i principi che l'hanno generata. La Musica
è l'unica arte che riesce veramente a sopravvivere ai segni del
tempo, in quanto la sua "immagine sonora" è soltanto uno
dei suoi aspetti. Io cerco di strapparne l'essenza e farla mia, il
suo contenuto più metafisico, attraversando quelle armonie per
restituirle agli altri pregne della mia personale esperienza del
mondo.
Nell'essenza,
non nell'apparenza, sta la vera bellezza: in certi casi, ciò che ci
colpisce profondamente di una musica lontana nel tempo, non è nel
vestito, che tutti siamo abituati a guardare, ma nel cuore, nel sogno
che l'ha generata, è con quello io che cerco un'intima connessione.
Naturalmente siamo al di là della visione limitata e assolutista del
mondo scolastico-accademico o purista-inquisitore in genere.
Naturalmente non vi è nessuna voglia di far seguito ad altri
progetti o porsi in antitesi al prog-barocco, il progetto rientra
nelle libertà di amare e rileggere la vita o l'arte o ambedue, come
sento di dover fare, cioè viaggiando sulle coordinate
dell'immaginazione e dell'Utopia.
Mozart,
Vivaldi, Satie, Ravel etc.: in base a quale “parametro” hai
scelto i pezzi da rielaborare?
I
brani selezionati sono stati scelti in base ad un sentire che era già
"altro" rispetto all'opera così come oggettivamente
conosciuta. Storie e ricordi personali che rimangono marchiati a
fuoco nella mente più atavica e nelle note e negli accordi che ormai
ti appartengono. Invece poi di utilizzare la tecnologia per
diffondere e postare compulsivamente Vivaldi contemporaneamente
ovunque nel mondo, la si utilizza per risuonarlo, sfruttando i codici
comunicativi della contemporaneità.
In
merito al risultato del tuo lavoro, Girolamo De Simone parla di
“trasfigurazione”: ti ci ritrovi?
Naturalmente,
l'immagine che ne consegue rispetto alle versioni originali dei brani
è certamente trasfigurata, ma anche deturpata qualche volta, anche
se credo di essere l'unico a non poter avvertire in pieno questo
effetto, l'ho ascoltato un po' di volte mentre lo facevo, a lungo, mi
è molto più familiare ormai degli originali.
Al
di là del confronto con pezzi notissimi, Killing
The Classics
è caratterizzato da un’idea di suono ben precisa e al tempo stesso
sfuggente: la “ricomposizione” di Vito Ranucci ha un suo modus
operandi standard oppure ogni brano ha una storia a sé?
In
realtà un bel giorno ho iniziato a lavorare sul materiale di Musica
Sacra che amo particolarmente (Bach, Vivaldi) contaminandolo
liberamente ed espandendolo fino al trip-hop o alla techno. Così ho
intrapreso un sound che mi ha affascinava tantissimo e di getto ho
voluto continuare lavorando all'intero album senza pormi limiti
reverenziali o precauzionali, e cercando di non perdere quella
temperatura iniziale. L'utilizzo del fascino di una splendida voce
laddove non era affatto prevista, la possibilità di cambiare il
posizionamento delle melodie, invertirle, valorizzarne altre, o
utilizzarle come background per ulteriori elementi, l'opportunità di
lavorare ai testi originali, al linguaggio, di cambiare le strutture,
di utilizzare le macchine ed i campionamenti, e tutto il resto, tutta
questa libertà nel rivivere quelle incredibili composizioni, ha
aperto una finestra sull'infinito.
Lost
in the garden
è l’unico brano “non classico” ma il motivo ispiratore è Il
giardino delle delizie di Bosch: è giusto considerarlo una moderna
musica a programma, un poema sinfonico contemporaneo?
Il
pensiero rivoluzionario raramente diviene un classico, ma non per
questo potevo ignorare il fascino che quest'opera esercita su di me.
Certamente rileggere l'arte attraverso la musica si definirebbe
"musica a programma", ma nell'era delle autostrade
cibernetiche non credo importi a molti. Ciò che importa invece è
restituire agli altri l'esperienza che si è vissuta dell'arte. Non
c'è miglior modo per mettere a nudo la propria identità personale.
Negli
ultimi anni la tua attività si è concentrata prevalentemente sul
cinema e più in generale sul rapporto tra musica e immagine: Killing
The Classics
rientra in questo filone o dobbiamo considerarlo un’esperienza a sè
stante?
Premesso
che la Musica nasce sempre da una Visione, e che durante la
lavorazione di Killing
the Classics
ho realizzato anche colonne sonore, la definirei un'esperienza a sè
stante, ma un luogo di totale libertà intellettuale, dove non si
devono agitare slogan, ma dove spazia l'immaginazione.
Killing
The Classics,
uccidiamo i classici, uccidiamo i maestri. Alla fine, Vito Ranucci li
ha uccisi davvero?
A
volte per appropriarci di un valore imprendibile per noi, per
contenere l'impalpabile insomma, abbiamo bisogno di trasformarlo in
qualcos'altro.
KTC
- KILLING THE CLASSICS
CNI
Music
13
pezzi, 62.56 minuti
"Guardare
la "Musica Classica" come si fa con un quadro impolverato,
con qualcosa da osservare con soggezione o filtri vari, uccide la
Musica stessa e i principi che l'hanno generata. La Musica è l'unica
arte che riesce veramente a sopravvivere ai segni del tempo, in
quanto la sua "immagine sonora" è soltanto uno dei suoi
aspetti. Io cerco di strapparne l'essenza e farla mia, il suo
contenuto più metafisico, attraversando quelle armonie per
restituirle agli altri pregne della mia personale esperienza del
mondo". E' una dichiarazione programmatica e al tempo stesso un
profondo atto d'amore quanto dichiarato da Vito Ranucci nel
presentare KTC - Killing The Classics (CNI Music). Un'operazione
audace, originale e sfaccettata, nella quale il compositore
napoletano rilegge e rielabora - anzi: riscrive - alcuni brani
classici, dal Medioevo al '900, con una chiave post-contemporanea che
raccoglie le numerose suggestioni extra-musicali a lui care.
Presentato
in Europa con alcuni concerti in Olanda (Istituto Italiano di
Cultura/Pianola Museum), un lungo speciale a cura di Peter Krause
trasmesso dal network “Deutschlandfunk” (Germania) e un concerto
napoletano (Teatro Mercadante) nel dicembre 2013, KTC - Killing The
Classics vede finalmente la luce e aggiunge al ricco curriculum di
Vito Ranucci un nuovo accattivante esperimento sonoro. "Ho
iniziato a lavorare sul materiale di musica sacrache amo
particolarmente (Bach, Vivaldi) contaminandolo liberamente ed
espandendolo fino al trip-hop o alla techno. Così ho intrapreso un
sound che mi affascinava tantissimo e di getto ho voluto continuare
senza pormi limiti reverenziali o precauzionali, e cercando di non
perdere quella temperatura iniziale. Ho voluto cambiare il
posizionamento delle melodie, invertirle, valorizzarne altre, o
utilizzarle come background per ulteriori elementi, ho lavorato ai
testi originali, al linguaggio, cambiando le strutture, utilizzando
macchine e campionamenti. Tutta questa libertà nel rivivere quelle
incredibili composizioni ha aperto una finestra sull'infinito".
Come
dichiara Girolamo De Simone, compositore e agitatore culturale sempre
attento alla 'musica di frontiera', "La prima parola che viene
in mente ascoltando Killing the Classics è ‘trasfigurazione’.
Non si tratta di rivisitazione, trascrizione, commemorazione,
allitterazione... Ranucci parte dai classici e a conti fatti non li
uccide affatto, anzi! Il titolo del disco, provocatorio e stimolante,
viaggia a braccetto con quello straordinario statement di Giuseppe
Chiari, nato in piena era Fluxus: “Quit classic music”, nella
consapevolezza che la musica classica è memoria, arricchimento,
purché non diventi repertorio, e, subito dopo, gabbia soffocante o
cassetto polveroso". In questa trasfigurazione, in questa
uccisione del maestro per trarre nuova linfa e rinnovata ispirazione,
sfilano brani di Mozart, Satie, Vivaldi, Bach, Puccini e altri, tra i
quali Ranucci inserisce anche composizioni proprie quali Tempus Fugit
(ispirata all'Epistola a Lucilio di seneca) e Lost In The Garden,
ispirata al Giardino delle Delizie di Bosch.
Una
sequenza di connessioni tra diverse forme d'arte, tra colto e
popular, nella quale Ranucci si muove agilmente, con ospiti come
Ernesto Vitolo e con la sicurezza del compositore esperto e sempre
incuriosito da nuove possibilità espressive. Quella sicurezza che
aveva affascinato Mario Monicelli, per il quale Ranucci aveva
composto il tema principale della colonna sonora di Le rose del
deserto (2006), ultimo film diretto dal maestro.
KTC
- Killing The Classics tracklist:
1)
AMADEUS (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
Arrangiamento
tratto da W.A. MOZART Symphonie Nr. 40 in g - Moll KV 550 1. Satz
2)
NIGHT TO LOVE (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
Arrangiamento
ispirato a A. VIVALDI "Concerto in Sol, Alla Rustica" RV
151 II mov -
3)
TEMPUS FUGIT (V.Ranucci)
4)
LA DANSE (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
GNOSSIENNE
Nr. 1 (E. SATIE)
5)
INNOCENCE (V.Ranucci)
Arrangiamento
tratto da M. Ravel "Pavane pour une infante défunte"
6)
LOST IN THE GARDEN (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
7)
LOBET DEN HERRN (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
Arrangiamento
tratto da L. V. BEETHOVEN Symphonie Nr. 9 in d Moll Op 125 3. Satz
8)
CUM DEDERIT (V.Ranucci)
Arrangiamento
tratto da A. VIVALDI Nisi Dominus Salmo 126 in G mineur RV 608
9)
LA VITA (V.Ranucci)
Arrangiamento
ispirato a G. PUCCINI Tosca " e lucevan le stelle"
10)
LE CIEL D'HIVER (V.Ranucci - F.Mazzocchi)
Arrangiamento
tratto da F. CHOPIN Prélude in E mineur Op 28 Nr. 4
11)
IN A LANDSCAPE (V.Ranucci)
Arrangiamento
tratto da A. VIVALDI Concerto in G " Alla Rustica" RV 151
I mov
12)
Flößt, MEIN HEILAND (V.Ranucci)
Arrangiamento
ispirato a J. S. BACH Weihnachtsoratorium BWV 248 Teil 4 Nr. 39
13)
CANTIO VERNALIS (V.Ranucci)
Arrangiamento
ispirato a "Carmina Burana" XVI saec.
Vito
Ranucci: synthesizers, sax, vocoder, samplers & sounds
Federica
Mazzocchi: vocals
Ernesto
Vitolo: piano & synth in 1, 7
Arcangelo
Michele Caso: cello, viola, violin in 3
Pasquale
Termini: electric cello in 4, 5, 7, vocal in 9
Guido
Russo: electric upright bass in 4
Gigi
Borgogno: guitars in 6
Gabriele
Borrelli: percussions in 7
Mimmo
Langella: guitar in 9, 12, 13
Mauro
Smith: drums in 12, 13
Francesco
Motta & Francesco Villani: percussion efx & sounds efx in 12
Marco
Vidino: liuto in 13
Info:
Vito
Ranucci
Vito
Ranucci Facebook:
VITO
RANUCCI
Biografia
e discografia
Importante
compositore, arrangiatore, saxofonista napoletano, produce musica
basata su una fitta rete di riferimenti extra-musicali, biografici,
letterari, pittorici, trattati in modo da elevare la composizione
musicale ad un rango poetico-filosofico. È considerato oggi tra i
maggiori esponenti della scena "World" italiana, nonchè
tra i più eclettici compositori della nuova generazione.
Molto
attivo nel mondo delle colonne sonore per il cinema ed il teatro,
Ranucci collabora con Mario
Monicelli
per il quale realizza il tema
principale della
colonna sonora dell'ultimo film Le
rose del deserto,
con
Michele
Placido, Giorgio Pasotti, Alessandro Haber. Il
brano Cala
'a sera,
dopo la collaborazione con Monicelli, viene pubblicato in svariate
compilation, prodotto come singolo, programmato dai maggiori network
italiani, e selezionato per il libro-cd Mario
Monicelli (Cinedelic),
tributo alla carriera del maestro del cinema, in una selezione di 20
tra le più belle musiche dei suoi circa 100 film, insieme a brani
celebri di Nino Rota, Ennio Morricone, Nicola Piovani, etc. Collabora
con il regista drammaturgo Renato
Giordano in
grandi produzioni come il Satyricon,
rappresentazione teatrale in musica del testo di Petronio Arbitro,
con protagonisti Giorgio
Albertazzi,
Michele
Placido
e
Maria Letizia Gorga,
e in Amore
e Psiche,
rappresentazione teatrale in musica del testo di Apuleio con Peppe
Barra e
André
DeLaRoche,
di cui realizza le colonne sonore, etc.
La
sua musica già negli anni '90 era distribuita in tutto il mondo
dalla celebre etichetta francese Harmonia
Mundi,
con gli album Distanze,
Terres
du sud Italie,
Le
tarantelle del Gargano,
realizzati con la band Neroitalia
di
cui è leader e fondatore. Nella sua carriera ha inoltre collaborato
con una moltitudine di artisti e frequentato i generi musicali più
diversi: Roberto De Simone & Media Aetas Teatro, Osanna, Pino De
Vittorio, Banco del Mutuo Soccorso, Renato Carpentieri (Museum),
Lina Wertmuller (Ferdinando
e Carolina),
Museo Nazionale Archeologico di Napoli, Radio Rai International
(Notturno
Italiano),
Radio 3 Suite, Jethro Tull, P.F.M., e tanti altri.
L'album
Il
giardino delle delizie (CNI/
RaiTrade 2006)
rielaborazione
in chiave contemporanea/urbana del concetto di "musica
a programma"
(ispirato all'opera di Hieronymus Bosch),
con
cui ottiene immediatamente l'ammirazione della critica e degli
addetti ai lavori, è la testimonianza tangibile del suo linguaggio
innovativo e visionario. Con Dialects,
vincitore del premo nazionale Radici 2011, lavoro che esplora i
confini della globalizzazione in musica, continua a riscuotere
consensi dal mondo della critica e degli addetti ai lavori.
Nel
2013 realizza la colonna sonora del film Ero
un Re
di Antonio Longo (vincitore Napoli Film Festival). Attualmente è
impegnato nella realizzazione della colonna sonora per l’opera
teatrale QUANTUM,
spettacolo sulla fisica quantistica di Caravan Teatro, e nella
realizzazione di un’installazione in 3Dsound denominata NEAPOLIS
MACELLUM,
sul
tema della Napoli Sotterranea. Il suo ultimo album KTC
– Killing The Classics,
presentato ufficialmente a Napoli nel dicembre 2013, è pubblicato da
CNI nell’autunno del 2014.