Sistina Story, Mezzo secolo di successi: da sabato 4 a domenica 19 ottobre

Foto Porcarelli
Lo spettacolo è una carrellata musicale che racconta mezzo secolo di successi del Teatro Stabile della Commedia Musicale Italiana, ciò che gli anglosassoni chiamerebbero juke box Musical. E’ uno spettacolo di storia e cultura popolare, fortemente voluto per evitare di tornare al Medioevo, in cui il popolo era analfabeta e poi c’erano i dotti che amministravano la cultura.
Interprete, Enrico Montesano, colonna portante del Sistina in cui ha riscosso successo per venti anni e che ci aiuta ad entrare nei meandri di ciò che accadeva nel Sistina, nei corridoi, nei camerini; un caleidoscopio di aneddoti, racconti, ricordi, testimonianze. Racconta in maniera leggera ciò che ha vissuto con Aldo Fabrizi, con Garinei e tanti altri, come Giulio Coltellacci che una sera venne e disse “non si può debuttà, in tutta Roma non c’è taffetà”. “La commedia musicale non si improvvisa, c’è uno studio dietro. Amurri diceva “Apertura, sviluppo, chiusura, ci vuole la chiave, oggi non funziona così”. E’ lo stesso Montesano in conferenza a raccontare un episodio personale, “quando papà andava al Sistina si vestiva come se dovesse andare al Teatro dell’Opera” quasi in segno di rispetto verso il Tempio del Musical. Oggi non si usa più, il teatro in generale vive momenti drammatici, pensiamo al Valle, all’Eliseo.. non c’è stata nessuna attenzione verso la cultura da chi ci ha governato e ci governa. Nella mia circoscrizione hanno chiuso tre cinema, se chiudessero anche i teatri, perderemmo il cuore antico della storia. L’assessore alla cultura di Roma, dovrebbe essere come un Ministro degli Esteri, per portare in tutto il mondo , il patrimonio culturale romano; lo stesso dovrebbe fare il Ministro dei Beni culturali per il Patrimonio Italiano. Se non ci date più fondi pubblici, almeno detassateci, riduceteci gli oneri fiscali per permetterci di andare avanti”.
A fargli da contraltare, Pippo Baudo, raccontando ciò che succedeva intorno al Sistina, nelle vie adiacenti. Uno tra tanti è la chiusura delle Case di Tolleranza, dovuta alla Legge Merlin. “Erano tutte intorno al Sistina, da Via Capo le Case in poi. Oggi il numero delle Signorine è aumentato ma colpisce il degrado morale”. Pippo passa dal ruolo di presentatore a quello di commentatore storico. Icona televisiva, presenza non causale sul palcoscenico, sin da bambino era attratto dal Teatro, a quattro anni fece il figlio di Santa Rita. Quando si trasferì a Catania, tutti pensarono che avesse messo la testa a posto, in particolare la mamma. “La Tv mi ha reso noto, popolare, criticato, dopo mi hanno messo in pantofole, un paio di scarpe usate me l’ha dato Piparo, più piccole delle mie ma le ho calzate con gioia. Con il Teatro c’è la certezza di fare qualcosa di piacevole, di divertente, di rilassante, il Teatro deve essere parola”. Rievocazione dei Lunedì del Teatro, quando andavano i Grandi come Ella Fitzgerald, Liza Minnelli, Nat King Cole. Non si segue un ordine cronologico per impedire al pubblico di stancarsi. Non c’è un fil rouge netto, ciò da il senso del varietà. Riadattando le musiche è stata data una lettura contemporanea della storia di questo teatro. 
Alla domanda “Vi piace la televisione?” Montesano ha risposto di no. Groucho Marx diceva “La televisione aiuta la letteratura”, quindi preferisco leggere. Pippo Baudo “La guardo e vorrei rifarla ma sono distante da quel mondo. La Tv è un mezzo che ti porta in tutto il mondo”. 
Le due soubrette sono come da tradizione, una bionda e una mora. Sabrina Marciano, era già stata al Sistina, con Jonny Dorelli, Loretta Goggi, Gianfranco Iannuzzo, Massimo Ghini, Franco Castellano. Valentina Spalletta è la sesta volta che torna al Sistina e lo fa in punta di piedi, di fronte a due grandi colleghi. “Il Sistina c’è e speriamo che ci sia ancora per tanto tempo”. 
La scelta del black & white dei costumi, realizzati da Cecilia Betona, è un omaggio alla televisione di allora, quando teatro e televisione si scambiavano gli artisti e le musiche. L’Orchestra è composta da venti elementi diretti dal Maestro Abeni che aveva conosciuto il Maestro Trovajoli tanti anni fa. “Aveva sempre la nostalgia delle tavole del Teatro, ciò che si vive là, non si vive da nessun’altra parte. Bill Goodson firma le coreografie. Le musiche di Gorni Kramer e Armando Trovajoli, fanno da sottofondo alle battute d’annata di Montesano. Diciotto performer che cantano e ballano dal vivo. Scene di Teresa Caruso. Regia di Massimo Romeo Piparo. Elisabetta Ruffolo.
Fattitaliani

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