Pubblichiamo una poesia di Eugenio Giannone, scritta per i naufraghi annegati il 3 ottobre del 2013 a Lampedusa, già recitata a Grotte in occasione dell'incontro "Centomila poeti per il cambiamento", che sarà antologizzata a cura di Giovanni Dino in un volume di prossima uscita per la rivista “Cieli Nuovi Terre nuove” (CNTN) di Palermo.
Requiem
per i Morti di Lampedusa
L’Aurora.
L’alba d’un novo giorno
Cominciò
nel deserto, ove speranze
Erano
i granelli di sabbia che contavi
E
portavi nel cuore un sorriso
Di
mamma, di bimbo o di fratello
E
una dolce promessa lo scaldava.
Giallo
come il sole era il deserto,
verde
come foglie la speranza,
azzurro
come il cielo il tuo sogno,
vividi
gli occhi di color castano,
rosso
come il sangue il sentiero,
nero
come la pece il tuo destino.
Ora
non hai più sete né appetito,
il
sangue rosso è diventato nero
e
come notte il verde dei tuoi anni.
Sogni
spezzati, cullati nell’attesa,
nell’odissea
che ti portava a morte
un
miglio prima di gridare terra.
Avevi
un nome, un volto, sentimenti:
sei
diventato un numero tra tanti;
e
mentre in un romito cimitero
mani
pietose portano dei fiori,
nel
villaggio somalo, in Siria o Palestina
le
donne disperate si strappano i capelli.
Dormi,
fratello, in una bara d’acqua
Che
ti culla ondulando dolcemente.
Domani
ci sarà di nuovo il sole:
risplenderà
per tutti, non per te
che
lasci il testimone a sventurati
altri
fratelli in cerca di riscatto.
Ti
sia lieve la terra, amica l’acqua,
t’accolga
Dio nella sua bontà.
Se
Dio vuole, Insh Allah.
Eugenio
Giannone