Un anno fa ho visitato Lampedusa insieme all'allora Primo ministro Letta, al Ministro dell’Interno Alfano e al presidente della Commissione europea Barroso. Eravamo in piedi di fronte a file di bare in cui giacevano i corpi delle vittime del naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013. Ho ancora quelle immagini davanti agli occhi, a ricordarmi tragicamente che bisogna fare il possibile perché l'Europa rimanga aperta a chi cerca protezione. Per coloro che fuggono da dittature e oppressione, da conflitti e guerre, l’Europa è un rifugio in cui trovare la sicurezza o una nuova vita lontano dalla tirannia e dalla miseria.
Oggi è quasi impossibile raggiungere l’Europa in modo sicuro e legale. I migranti sono costretti a mette la propria vita nelle mani di trafficanti e contrabbandieri che fanno enormi profitti sfruttando la loro povertà e disperazione. Questi mercanti di morte non provano paura né pietà nel mettere a rischio la vita di bambini, donne e uomini mettendoli in mare su veri e propri relitti. È di poche settimane fa la notizia che centinaia di migranti hanno perso la vita perché i contrabbandieri hanno affondato intenzionalmente un’imbarcazione.
Lo voglio dire con chiarezza: quando si tratta di accogliere i rifugiati la solidarietà tra gli Stati membri dell’UE è ancora praticamente inesistente. Questa è probabilmente la principale sfida per il futuro. Mentre alcuni Stati membri dell’UE si assumono le proprie responsabilità accogliendo migliaia di rifugiati, diversi paesi dell’UE non accettano quasi nessuno. In alcuni paesi, il numero dei profughi accolti annualmente supera a fatica qualche decina di unità e l’anno scorso ben 6 paesi dell’UE hanno accolto meno di 250 rifugiati. Tutto questo mentre intorno a noi il mondo è in fiamme. Questi Stati membri potrebbero fare fronte alla situazione accogliendo i rifugiati reinsediati mediante il sistema delle Nazioni Unite, ma malgrado le nostre persistenti richieste continuano a rifiutare. È una situazione vergognosa.
Se vogliamo che tutte le promesse fatte dopo la tragedia di Lampedusa non rimangano lettera morta, la solidarietà tra i paesi dell’UE deve diventare una realtà. A tal fine, nei prossimi anni dobbiamo sviluppare un meccanismo per la ripartizione delle responsabilità tra tutti gli Stati dell’UE. Ovviamente non esistono strumenti per obbligare gli Stati membri a rispettarlo, ma considero una necessità assoluta che l’UE sia coerente con i propri ideali.
Passando agli aspetti positivi, l’UE dopo molti anni di discussioni ha varato un regime comune europeo in materia di asilo. Esso prevede leggi volte ad assicurare che i richiedenti asilo che giungono in Europa via mare siano trattati in modo equo e umano, qualunque sia il loro luogo di arrivo. Si tratta di un grande passo avanti e ora è indispensabile che la legislazione europea venga attuata rapidamente in tutti gli Stati membri.
Per quanto riguarda la situazione nel Mediterraneo, la Commissione europea ha posto in essere tutte le azioni e le misure consentite dalle sue competenze e risorse per assistere i paesi del Mediterraneo, e l’Italia in particolare. Ho fiducia nel fatto che la nuova operazione Triton, coordinata dall’Agenzia FRONTEX, rappresenterà uno strumento importante per integrare le iniziative italiane e dare prova concreta della solidarietà europea.