Cinema, "As the Gods Will": Marc'Aurelio a Takashi Miike, regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico giapponese

Takashi Miike è noto per i suoi film estremamente violenti e disturbanti, pregni di sequenze splatter e di bizzarre perversioni sessuali. Ma il sangue è trattato in modo sempreironico. Molti suoi film trattano del mondo della yakuza, dell'amicizia virile e della famiglia giapponese. La tematica principale è quella riguardante la mancanza di radici dei suoi protagonisti. Spesso nei suoi film sono presenti uomini e donne di diverse nazionalità: brasiliani residenti in Giappone, giapponesi in esilio a Taiwan, sudcoreani in trasferta in Giappone, e i zanryu koji, ovvero persone nate in Giappone da genitori giapponesi nati al di fuori del Giappone per tornarvi successivamente.
La condizione di persona senza radici spinge il personaggio a divenire un fuorilegge e ad essere rifiutato dalla società. Unica possibilità è quindi l'affiliazione alla yakuza o il sogno di una fuga quasi sempre impossibile. I film di Miike non hanno quasi mai un lieto fine, e narrano appunto di fughe impossibili, di individui senza una famiglia che se ne costruiscono una propria, unendosi ad altri individui reietti e rifiutati dalla società, come le prostitute o i bambini rifiutati dalle madri. Per quanto riguarda lo stile filmico, Miike adotta un montaggio pieno di tagli veloci mischiati a piani sequenza che precedono e in alcuni casi seguono le scene iperviolente. Il regista usa in molti film un incipit lungo, dotato di un montaggio veloce simile ai videoclip, con una musica frenetica, che presenta un numero esagerato di avvenimenti e presenta tutti i personaggi del film. Questa tecnica è adottata soprattutto in film quali Shinjuku Triad Society, Dead or Alive e The City of Lost Souls. 
Le sequenze finali si ricollegano in alcuni casi all'incipit, e alcuni film terminano con soluzioni incredibili,come Dead or Alive, Dead or Alive: Final e Gozu. Una delle sequenze ricorrenti nei suoi film è quella riguardante delle macchie di sangue che sporcano e in alcuni casi inondano l'obiettivo della macchina da presa. Una della critiche maggiori ricevute da Takashi Miike riguarda la sua misoginia. Spesso i suoi film infatti mostrano terribili sequenza di stupri e pestaggi ai danni di donne inermi. Ma in film come Visitor Q il regista sembra contraddire questa critica, mettendo in scena una famiglia che da patriarcale si rivela infine matriarcale. 
Durante la sua infanzia, Takashi Miike guardava solo i film con protagonista Bruce Lee, i film catastrofici e gli spaghetti western. I suoi cinque film preferiti sono I tre dell'Operazione Drago, Non aprite quella porta, Starship Troopers, Non uno di meno e Dalla Cina con furore.
"Grazie per essere venuti così numerosi ad omaggiarmi per questo premio che ricevo alla mia carriera", esordisce Takashi al festival internazionale del cinema di Roma. Presente in anteprima mondiale con Daruma doll did it (As the Gods Will), il film è tratto da un manga che ha avuto molto successo in Giappone. "E' un horror giocoso ed ho apprezzato che al pubblico sia piaciuto. E' importante capire come ci si approccia a questa storia". 
Maestro come è il suo rapporto con Hollywood? 
Secondo me gli studios non si sono accorti di me; per molto tempo ho lavorato per conto mio e questo ti dà enorme libertà. Quando un produttore ti propone film a low budget prima di accettare lo guardo dritto negli occhi e se lo reputo sincero, accetto. Quando il budget è limitato si può essere liberi da costrizioni contrattuali. Ciò significa essere liberi di creare e di confrontarsi con chi non ci conosce. Quando si ha un budget importante si ha la responsabilità e la necessità di far sì che i film siano visti da più gente possibile. E comunque credo di avere dei fan importanti in America come Tarantino. 
Cosa l'ha influenzata nella sua formazione artistica? 
Sicuramente in Giappone la cultura dei Manga che era molto presente. E Bruce Lee. I primi incontri con il cinema e con l'America sono stati grazie ai film di Bruce Lee che mi hanno fatto capire cosa era l'intrattenimento ed il cinema. La potenza che comunica il film e la sua star.
Il suo rapporto con la censura? 
Bè dipende dal Paese dove si applica. In Giappone c'è una commissione per l'etica del film. E' un ente privato con stand di riferimento che ti obbligano ad esempio ad evitare la violenza, oppure di tutelare l'integrità dei bambini. 
Riguarda i film che gira? 
No, dopo aver fatto un film difficilmente lo rivedo anche perché passo ad un lavoro successivo, ad un altro set; incontro altre persone e mi dedico ad altri progetti.
Che ne pensa del cinema italiano? Ha avuto delle influenze sul suo lavoro? 
Certo sono stato influenzato dagli spaghetti western e da Fellini per cui porto molto rispetto. Il cinema italiano mostra un'intelligenza che non possiamo ricreare e per questo vi stimo molto! Emanuela Del Zompo.
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