Ciao Concetta,
benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Sei una scrittrice e un avvocato.
Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Concetta Amato nella sua
professione e nella sua passione per l’arte dello scrivere?
Ti ringrazio per l’intervista, racconto brevemente un po’ di me. Sul mio
profilo Twitter mi descrivo così “Sono siciliana, ironica e chiacchierona. Con
passione leggo e scrivo perché fantasticare è il meglio del vivere”. Prestissimo
mi sono appassionata alla poesia e alla letteratura italiana e straniera; ero
felice quando avevo un nuovo libro in mano, saltellante, lì dentro c’era un
mondo da scoprire, ho sempre sentito un libro come qualcosa di vivo, palpitante.
All’età di 15 anni ho iniziato a scrivere storie horror e poesie romantiche sui
diari di scuola. In seguito mi sono dedicata allo studio delle discipline
giuridiche, sono avvocato e oggi mi occupo di internazionalizzazione e promozione
delle imprese in un ente pubblico. Ho ripreso a scrivere quando ho avvertito un
vuoto dentro che non riuscivo a colmare, tutto ciò che mi frullava nella mente voleva
venir fuori. La vita può ingrigirsi, mentre l’immaginazione è fatta di colori,
emozioni ed è elettrizzante come andare sulle montagne russe. Scrivo di notte o
al mattino presto quando tutti dormono così la mia fantasia si sente più
libera. Scrivere è faticoso ma soltanto quando scrivo sono certa di impiegare
il tempo della mia vita come desidero.
Recentemente hai
pubblicato “Venere Ericina” edito da Albatros Il Filo. Vuoi raccontare ai
nostri lettori come nasce questa storia e di cosa parla, senza ovviamente fare
spoiler?
È stata la nebbia di Erice a darmi l’ispirazione, una nebbia che mi
impediva di vedere le cose come avviene nella realtà, la nebbia che con il suo
fascino ci rende difficile distinguere il bene dal male. Una sera passeggiando
per Erice mi è sembrato di vedere sbucare dalle stradine i ragazzi del mio
romanzo. Ho pensato di far nascere e crescere i personaggi in un luogo un po’
fuori dal mondo, distante dal caos delle grandi città anche se in un contesto
contemporaneo. In questo borgo medievale ho visto luce e ombra, ciò che mi
serviva. Ho immaginato una meravigliosa amicizia tra Annachiara ed Elena in un
ambiente sano, protetto. Annachiara, soprannominata “Venere Ericina” per la sua
straordinaria bellezza, è una ragazza ingenua mentre Elena è più forte, meno
influenzabile dagli eventi. Ruota, attorno alle due protagoniste, un gruppo
affiatato di compagni, ognuno con un carattere ben definito e tutti i
personaggi, anche quelli minori, rendono l’idea di una cittadina movimentata.
L’amore travolgente tra Annachiara Castelli e Daniel Woodrow, altro
protagonista del romanzo, scoppia all’improvviso tra i corridoi e il cortile
del liceo di Trapani, si rivela durante gite scolastiche e balli di istituto. Nel
divenire degli eventi, Annachiara viene turbata profondamente da un sogno, o
meglio un incubo, che inizia a tormentarla. All’interno di un turbinio di
entusiasmo, vitalità ed energia si insinua il sospetto. Inaspettatamente lo
scenario di Erice si tinge di giallo, per un episodio che sconvolgerà le vite
di tutti i protagonisti. Il romanzo nel momento noir diventa più profondo,
scava dentro l’animo umano con i suoi sentimenti, le sue incertezze, le sue
passioni e la vitale ricerca della felicità. Non posso svelare altro.
Quali sono
secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi
scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?
Ti rispondo da
lettrice e da osservatrice di chi ha raggiunto un successo secondo me meritato.
Quando leggo un libro entro in un'altra dimensione, non sono più nella mia
realtà, per questo mi disturba chi mi parla mentre sto leggendo, interrompe
l’incantesimo. Non c’è un’unica ricetta, l’incantesimo può avvenire in modi
completamente diversi, difatti a me piacciono autori diversissimi. Da Oscar
Wilde a Dostoevskij; da
Baricco a Camilleri. Il vero scrittore deve possedere l’arte dell’uso della
lingua italiana talmente bene da potersi permettere di sconvolgerla come un
pittore che, pur sapendo dipingere perfettamente una donna, imprime su una tela
un’immagine non realistica perché è andato oltre, ha saputo catturarne l’anima.
E poi, altra dote fondamentale: deve avere un cervello non convenzionale. Certamente
il cuore è indispensabile, se le emozioni non si provano non si possono
trasmettere ma non basta, lo scrittore deve essere intelligente, arguto,
riuscire ad andare oltre la soglia del non detto perché il pudore blocca e la
società appiattisce. Lo scrittore deve essere veloce più del lettore, lo deve avvincere.
Se uno scrittore mi regala emozioni e stupore l’amerò per sempre perché dentro
i suoi romanzi ho scoperto una sconosciuta parte di me. Ecco, ho alzato in alto
l’asta per essere un vero scrittore, io semplicemente ci provo, continuo ad
allenarmi.
Gino de
Dominicis, grandissimo genio artistico del secolo scorso, dei critici diceva … «…che
hanno dei complessi di inferiorità rispetto agli artisti. Sono sempre
invidiosi. È una cosa che è sempre successa. C’è poco da fare.» (Intervista
a Canale 5 del 1994-95). Tu cosa ne pensi di questa affermazione e dei critici
letterari?
Certamente Gino de Dominicis la pensava così perché è stato avversato, era
un grande provocatore dal pensiero libero. Di solito chi si avvicina alla
professione di critico possiede una sensibilità accesa e una profonda cultura. E
pur vero che la storia insegna che capolavori letterari sono stati all’inizio stroncati.
Io leggo la critica sempre, però poi mi piace sperimentare, verificare e questo
anche a teatro, al cinema, i gusti sono molto personali.
Perché secondo
te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
Oggi abbiamo fretta, non siamo più padroni del nostro tempo, ce lo
rubano, non ci sono orari umani per il lavoro, chattiamo con WhatsApp e corriamo
a prendere la metro. Proprio ora è importante scrivere, scrivere di ciò che sta
accadendo nel mondo, di come ci stanno disumanizzando, scrivere che abbiamo il
diritto di essere felici, che si può volare, scrivere per svegliare una
popolazione che sembra anestetizzata, robotizzata, tutti la pensano allo stesso
modo. Internet è uno strumento importante di conoscenza ma leggere opere di
spessore, di contenuto profondo è fondamentale per una maturazione del proprio
io, ben vengano gli ebook se si preferiscono alla carta, tutto purché si apra
la mente.
Charles
Bukowski a proposito dell’Arte diceva… «A cosa serve l’Arte se non ad
aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista a Michael Perkins, Charles
Bukowski: the Angry Poet, “In New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp.
15-18). Tu cosa ne pensi in proposito. Secondo te a cosa serve l’Arte della
scrittura, della narrazione, del raccontare, dello scrivere?
Come non dare ragione a Bukowski, l’uomo è attratto
inesorabilmente dalla bellezza e la bellezza è l’Arte. Ad una mostra sono stata
ore ad ammirare le ballerine di Degas e mi è successo anche dinanzi al dipinto
della Primavera del Botticelli, non potevo andar via. Perché l’arte ti regala
un flusso di energia, il senso della vita. Ammirando un dipinto non vedi solo i
colori, le forme, ti arriva il tormento, lo struggimento, l’estasi, l’amore. Anche
l’arte della narrazione serve per toccare corde del
lettore che altrimenti resterebbero spente, a far sentire uno scuotimento
dell’animo. C’è un nuovo spot in tv che rende bene l’idea. Una ragazza su
un treno con gli auricolari ascolta un audiolibro e c’è un signore di fronte
che le parla. Lei toglie le cuffiette per educazione e passa dalla suspense di
un thriller a sentire che lui prende la pillola della pressione. Noi ci
meritiamo di più, e l’arte in tutte le sue forme può donarcelo.
Sempre Charles Bukowski, a proposito
dei corsi di scrittura diceva … «Per
quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Per lo
più sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un
leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di
solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro,
perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte
e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto
tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and
Josette Bryson, Looking for the Giants:
An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”,
Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di
scrittura assai alla moda in questi anni? Pensi che servano davvero per
imparare a scrivere?
Penso che per
scrivere bisogna innamorarsi della lettura, leggere poesie, opere classiche,
contemporanee, saggi, leggere ciò che piace e incuriosisce. Prima di scrivere
un romanzo bisogna leggerne tantissimi, di autori diversi non solo per imparare
a scrivere bene ma anche per inglobare a livello inconscio l’arte di montare
una storia, di tessere una trama. Io non posso giudicare i cosiddetti corsi di
scrittura creativa che pullulano, alcuni costosissimi, perché non li ho frequentati;
magari aiuteranno a livello tecnico, certamente il talento se non ce l’hai nessuno
potrà dartelo. L’importante per i giovani che seguono i corsi di scrittura è
mantenere la propria libertà anche di contravvenire alle regole. Lo stile deve
essere il più spontaneo possibile perché se il lettore capisce che sei
costruito è la fine, hai messo un muro tra te e lui, scrivere è qualcosa di
molto intimo.
Quali sono i
tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando e
dove potranno seguirti i tuoi lettori e i tuoi fan?
Nel tempo
libero mi sto occupando della promozione di Venere Ericina, non voglio
trascurare ciò a cui tengo particolarmente, è il mio romanzo d’esordio. Di
recente sono stata a Roma, c’è stata la Fiera Più Libri più liberi, ho
registrato due interviste per Sky. Ho già fatto alcune presentazioni, il
prossimo appuntamento è venerdì 21 dicembre 2018, grazie ai “I libri di
Ballarò”, a Palermo da Moltivolti. Per il mio prossimo romanzo ho più di
un’idea in mente, devo scegliere quella giusta e ricominciare con una nuova
avventura.
Ma ho ancora un
romanzo pronto a venir fuori dal cassetto, è diverso dalla mia “Venere Ericina”
più intimistico e reale, sempre ambientato in Sicilia. Protagonista assoluta
una ragazza. Non dico il titolo perché partecipando con questo manoscritto al
Torneo letterario “Ioscrittore” ho ricevuto dai lettori critiche favorevoli ma tutti
hanno bocciato il titolo, devo cambiarlo. Conservo ancora i lusinghieri commenti
come fossero gioielli. Parlare di fan mi pare eccessivo, anche se chi ha letto
Venere Ericina mi ha chiesto il sequel, mi comunica i suoi pensieri e mi fa
domande a cui rispondo volentieri. Ringrazio chi ha letto e leggerà il mio
romanzo e per chi mi vorrà seguire ho creato una pagina Facebook (https://www.facebook.com/venereericina/). Ho anche un profilo Instagram (https://www.instagram.com/cetty_amato/?hl=it), e Twitter @CettyAm.
Un’ultima
domanda Concetta. Immaginiamo che tu sia stata inviata in una scuola media
superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in
generale, alla quale partecipano centinaia di alunni. Lo scopo è quello di
interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere e alla
lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la loro
attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette
ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura?
Il primo romanzo che mi ha davvero appassionato da bambina è stato “Alice
nel Paese delle Meraviglie”, mi ha dato le chiavi per parlare con il Cappellaio
Matto, c’è qualcosa di più fantastico? Agli studenti si deve aprire una
finestra alla speranza, parlare di bellezza, di arte, di letteratura e per
fortuna in molte scuole avviene. Ascoltarli è la parte più interessante, i
giovani aprono nuove prospettive, non sono mai scontati. Direi di riflettere su
ciò che realmente desiderano, nessuno potrà farlo al posto loro, neanche noi genitori.
Non conosciamo chi sono realmente i nostri figli e ci arroghiamo il diritto di influenzarli
negli studi “la facoltà di filosofia non ti porta da nessuna parte, meglio la
facoltà di medicina”. Li inviterei a responsabilizzarsi per non farsi rubare i
sogni dagli spettri che gli mettiamo dinanzi. Leggere è un’arma potente che può
renderli invincibili come gli eroi dei fumetti e dei videogame che tanto amano,
perché quando si scopre il proprio talento si eccelle e si vince. Scrivere è un
passo diverso, avviene naturalmente, se si è portati si viene spinti da una tensione
quasi fisica che esige di essere ascoltata. Per incoraggiare gli studenti a
scrivere racconterei la mia vita e come scrivere mi renda felice, nonostante
richieda sacrifici in termini di tempo e fatica, per me non esiste nulla che
possa eguagliare tale piacere. I giovani sembrano superficiali ma lo siamo noi
più di loro. Giorni fa sono andata a Mondello per una passeggiata, non c’era
anima viva e faceva freddo, e sporgendomi da una ringhiera ho visto seduta sugli
scogli una ragazza con tanto di berrettone e sciarpone di lana assorta a
leggere un romanzo, era andata lì per incontrare il suo amore tra le onde del
mare. Ecco, la gioventù è osare, fare ciò che si vuole nonostante il vento
contro.
Concetta Amato
Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it