Opera Liegi, "Il matrimonio segreto": il tenore Matteo Falcier è Paolino, innamorato e pasticcione. L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani
L'opera di Liegi si appresta a celebrare un matrimonio, anzi "Il matrimonio segreto" dramma giocoso di Domenico Cimarosa in scena dal prossimo venerdì 19 ottobre.

L'opera, rappresentata per la prima volta a Vienna il 7 febbraio 1792,  ebbe un successo straordinario, confermato da un curioso aneddoto. Sembra, infatti, che Leopoldo II alla fine della rappresentazione ne abbia chiesto una replica integrale dopo aver invitato a cena il compositore e i cantanti. Un successo durato fino ad oggi: "Il matrimonio segreto" è, infatti, l'unica opera italiana del XVIII secolo a rimanere pressoché sempre presente nei cartelloni dei teatri d'opera dell'Ottocento, giungendo così ai nostri giorni. Nel ruolo di Paolino, un giovane di negozio innamorato di Carolina, la figlia del padrone troveremo il tenore Matteo Falcier, intervistato da Fattitaliani.
Prima volta all'opera di Liegi. Per ogni prima volta su un palcoscenico si vive un'emozione diversa o non particolarmente?
Come si suol dire: "è sempre come la prima volta". L'adrenalina che scorre dietro le quinte, la tensione e l'emozione sono sempre le stesse ad ogni debutto. Certo, sapere di stare calcando un palco così importante sicuramente amplifica tutto, ma è anche più stimolante.
In questi casi ne approfitta anche per scoprire una città e conoscerne le persone?
Sono curioso per natura ed il vantaggio del mio lavoro è proprio il poter visitare posti che normalmente probabilmente non potrei raggiungere, quindi amo scoprire i luoghi, le persone e le tradizioni (soprattutto culinarie!).
Quale città recentemente le si è rivelata come una piacevole e inaspettata scoperta?
A parte Liegi, che ho scoperto essere un piccolo gioiello e ci tornerò di certo con la mia famiglia, direi Spoleto, dove ho cantato al Festival dei Due Mondi. Ogni volta in cui ci soggiorno scopro qualcosa di nuovo.
"Il matrimonio segreto" viene considerata un'opera viva, carica di freschezza e una delle opere buffe per eccellenza: è d'accordo?
Sono certamente d'accordo, per prima cosa per la leggerezza e la grazia con cui viene trattato il tema dell'equivoco amoroso dal compositore, che è in grado di descrivere con la musica tutti gli stati d'animo dei vari personaggi e poi certamente per la velocità dell'azione, ricca di colpi di scena che sanno catturare l'attenzione del pubblico nei momenti opportuni.
Come trova il suo personaggio?
Provo un'immensa tenerezza nei confronti di Paolino, è un giovane innamorato e, mi passi il termine, un po' pasticcione, che per poter vivere il suo amore si trova coinvolto in intrighi che la sua ingenuità fatica a capire. Poi è stato uno dei  primi personaggi che ho interpretato all'inizio della mia carriera, quindi non posso che esserci legato.
Che cosa dà di se stesso a Paolino?
Quello che porto di me stesso in Paolino sono certamente l'energia nell'affrontare le situazioni e il vivere con entusiasmo l'amore, in questo io  e Paolino ci somigliamo.
Può succedere di interpretare un ruolo in cui non ci si trova totalmente a proprio agio?
Certamente può capitare, umanamente parlando ad esempio il Duca di Mantova non è proprio una persona trasparente, ma credo che sia anche in queste difficoltà che si trova lo stimolo per migliorarsi, affrontando il personaggio con uno spirito di analisi critica.
C'è una persona verso cui è riconoscente per averla iniziata/accompagnata nel percorso artistico?
Ce ne sarebbero davvero tante, ma se devo nominarne una direi la mia insegnante, la soprano Francesca Patanè, senza di lei ora non sarei a questi livelli. Poi certamente tutto lo staff della mia agenzia Atelier Musicale, che ha sempre creduto in me e spero di dar loro modo di crederci ancora per tanto tempo!
Prossimi progetti?
Nell'immediato la produzione di Don Giovanni di Mozart all'Opéra de Nice, prima però un progetto ancora più grande: il mio matrimonio, stavolta non segreto! Giovanni Zambito.
Fattitaliani

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