Intervista
di Andrea Giostra.
Ciao
Daniela, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Ai nostri
lettori che volessero conoscere qualcosa di più di te quale
scrittrice, cosa racconteresti?
Innanzitutto
grazie a te per avermi proposto l’intervista e avermi dato la
possibilità di raccontare un po’ di me come donna e come autrice.
Sono nata a Catania ma vivo e insegno ad Acireale. Ho 51 anni e sono
madre di 2 splendide adolescenti. Il mio percorso letterario è
iniziato 4 anni fa per caso. Ho collaborato con Edmondo Trombetta,
uno scrittore milanese e mio prefatore dapprima scrivendo qualche
breve racconto nei suoi libri e successivamente collaborando insieme
alla stesura di “La strada di Lula”, poi cominciando a scrivere
la mia prima raccolta “Profili”, tre racconti al femminile, a
tutt’ora inedita. Successivamente ho scritto e pubblicato “Il
frammento mancante”, poi “Aqua”, e adesso “Avrei voluto
parlarti di me”, il mio terzo romanzo appena pubblicato con Il
Convivio editore. Intanto scrivo brevi racconti e ultimamente sto
rivolgendo il mio interesse letterario verso la poesia.
Ci
parli del tuo ultimo romanzo, “Avrei voluto parlarti di me”? Qual
è il tema dominante e quale il messaggio che vuoi lanciare ai tuoi
lettori con questo scritto?
Il
romanzo narra la storia di Zaira, giovane donna palermitana, che
fugge dalla sua amata quanto amara terra siciliana per vivere
serenamente, lontano dalla “Famiglia”, che vuole piegarla alle
decisioni imposte dai Capi, in modo particolare dal padre, boss
mafioso che gestisce traffici illeciti ed è presunto mandante di
parecchi omicidi di stampo mafioso e politico durante gli anni di
piombo. La
sua fuga da Palermo è una metafora: fugge da ciò che è illegalità
in tutte le forme per ritrovare sé stessa e portare avanti il suo
progetto di vita che la vedrà realizzarsi dopo anni di studio della
musica, molla per il suo riscatto morale. È un viaggio fisico ma
anche psicologico, dove le tappe corrispondono alla crescita di
Zaira, che comincia a prendere coscienza di sé e della realtà in
cui è vissuta, cercando di trovare la strada che la porterà ad
affrontare continui ostacoli interiori. Compagna e coprotagonista, la
musica. Essa addolcisce i tratti narrativi e rappresenta il suo
“canto”. Il romanzo utilizza i termini dell’agogica musicale
infatti come titolo di ogni capitolo. Potrebbe considerarsi come una
Sonata
con variazioni sul tema, dove
l’elemento tematico di base subisce lievi trasformazioni
adattandosi ai personaggi che si muovono all’interno con
leggerezza, quasi come note su un pentagramma. È,
contemporaneamente, un romanzo di confronti, di analogie che si
intrecciano via via nella fabula, tra le differenze di modi di vivere
e dei ricordi che la protagonista racconta. All’interno si
sviluppano storie drammatiche, a volte tragiche, che culmineranno in
un evento difficile da dimenticare. Ogni sottotrama delinea una causa
che determinerà l’effetto. Atmosfere vivaci dove aleggiano
emozioni, angosce, dolore e felicità accompagnano la vita dei
coprotagonisti, una sciarada di uomini, donne e ragazzi i quali
entrano prepotentemente nella fabula, ognuno con le proprie
peculiarità e caratteristiche. Essi animano il racconto e
rappresentano per Zaira frammenti del suo passato che ritornano
prepotentemente nel suo presente. Ogni personaggio è parte della
vita di Zaira, Salvo, Renzino, Tommaso e si ricollegano alla storia
mediante flashback della protagonista. L’incontro con don Gaspare e
con Rubens sarà molto importante per la crescita spirituale e
affettiva della protagonista. I due personaggi infatti giocano un
ruolo predominante nella ricerca della sua identità. Il primo la
aiuterà a trovare la fede spirituale, il secondo le darà l’amore
e la speranza per ricominciare. Quando tutto sembra stia culminando
al meglio, un evento inaspettato distrugge la speranza di Zaira. Il
padre, che sembrava ormai un ricordo lontano nel tempo e nello
spazio, rientra violentemente nella sua vita. La donna non lo
perdonerà mai più scegliendo di continuare a vivere lontano e
studiare fino a diventare una famosa concertista. La storia si
conclude con la certezza che, dopo un intenso dolore, la vita ritorna
ancora a sorridere con la sua tavolozza di cromie, anche se il nero è
anch’esso un colore. Gli ambienti descritti mi sono familiari e
caratterizzano una parte della Sicilia e immagini dell’Umbria. Un
netto contrasto tra due terre, arida l’una, fertile l’altra. È
un romanzo capovolto, dove l’inizio corrisponde alla fine.
Come
nasce questa storia? A cosa hai pensato quando hai cominciato a
scriverla?
Il
romanzo è nato come breve racconto per partecipare a un concorso
letterario, due anni fa. Era estate e ricorreva l’anniversario
della tragedia del giudice Borsellino. Avevo sempre pensato di
scrivere qualcosa sulla mafia, ma non il solito tema. Ecco che
iniziai scrivendo del dramma di una donna, subito dopo un evento di
stampo mafioso. Tratta
un tema che noi siciliani abbiamo radicato, fa parte della nostra
cultura e, purtroppo è luogo comune per tanti… e dimostrare che
invece esiste gente onesta, che cerca di riscattarsi dal
condizionamento culturale, sociale e ambientale, che prova a
combattere il pregiudizio credo siano i motivi principali per cui il
libro debba avere un suo percorso di conoscenza e di approfondimento.
È un romanzo che denuncia fra le righe quanta “non accettazione”
dell’Altro ci sia quotidianamente nella società odierna, dove si
cerca sempre di essere il più forte schiacciando chi invece per
carattere o per diversità tenta disperatamente di trovare un
ambiente sereno.
Quando
hai pubblicato il tuo primo libro e di cosa parlava? E il secondo?
Durante
una vacanza in Trentino, restai incuriosita da una immagine, una casa
bianca tra i boschi. La prima stesura aveva il titolo di “racconti
dal lago”, con l’intenzione di narrare quadretti, cartoline di
quei magici luoghi, così diversi dalla nostra Sicilia. Il racconto
al solito per me non aveva una trama e una fabula già delineata e
così man mano prendeva forma e soprattutto una strada completamente
diversa da ciò cui mi ero prefissata. Nasce così “Il frammento
mancante” che viene pubblicato nel 2014 e adesso in seconda
ristampa con “Del faro editore”, casa editrice trentina. Il
romanzo narra l’amicizia tra la giovane Livia ed Erich, un anziano
ex ufficiale delle SS che, per la prima volta, decide di raccontare
la propria vita e di affrontare il suo dramma insieme ai momenti che
l’hanno profondamente segnata. Attraverso i ricordi dell’uomo,
flashback del passato perfettamente incastrati tra loro, Livia scopre
gli orrori che solo una guerra può causare nell’animo e nella
psiche umana, eventi che la turberanno profondamente. L’affetto
dell’uomo e l’incontro con un cucciolo di beagle renderà tutto
meno doloroso. Livia incontrerà infine Ricky e con lui anche
l’amore. Tutto sembra evolversi in modo positivo, ma qualcosa, un
frammento, manca in quella complicata storia. Resta da sapere se la
protagonista riuscirà a scoprire il mistero.
Nel
2016 pubblico Aqua, romanzo premiato in tanti concorsi letterari.
Racconta la storia di Malika che, insieme alla madre Awa, affronta da
clandestina, il “viaggio della speranza” dal Congo verso le coste
della Sicilia, su un barcone fatiscente. La ricerca delle sue
origini, di “riconoscersi”, di identificarsi e il bisogno
interiore di placare i tumulti del suo animo, inquieto e agitato,
porteranno Malika, dopo tanti anni, ad affrontare “il suo viaggio
della speranza” per trovare il padre naturale che adesso vive in
Sicilia. Eventi inaspettati sconvolgeranno il finale della storia,
che si tingerà di “giallo”.
Secondo
te, quanto è importante vincere un premio letterario per la carriera
di uno scrittore? E perché occorre partecipare ai premi letterari?
La
partecipazione ai premi e ai concorsi letterari implica un notevole
coraggio. È mettersi in competizione, è accettare una classifica, è
rendersi conto che chi legge il romanzo, lo giudicherà in modo
soggettivo e si spera oggettivo. I miei romanzi hanno ottenuto molti
riconoscimenti di merito, encomi e anche premi della Giuria e dulcis
in fundo, il podio. Sono stata finalista quando li ho presentati come
inediti e ho ottenuto il primo posto con “Avrei voluto parlarti di
me” al premio internazionale Navarro 2018. Partecipare è farsi
conoscere nel grande e complesso mondo letterario, è gratificante
comunque al di là del risultato. Sai che hanno letto la tua opera e
in
genere ogni emozione che dentro ad esso viene esplicitata.
Quali
concorsi letterari consiglieresti a giovani scrittori?
A
quelli importanti. In giro vengono pubblicati centinaia di concorsi e
ognuno ha una precisa caratteristica formale. Ogni emergente deve
trovare quello che maggiormente si adatta alle caratteristiche del
suo manoscritto, sia come genere sia come tematica. Si può anche
considerare il discorso “pubblicazione” del manoscritto. Ma in
quel caso tenere conto di molteplici fattori. Tipo considerare chi e
come ti pubblicheranno. Purtroppo in giro le case editrici offrono
contratti che non sempre fanno gli interessi dell’autore.
Quanto
sono importanti le fiere del libro invece? A quali hai partecipato e
perché proprio quelle? Che benefici letterari portano secondo te?
Beh,
essere presenti alle Fiere e ai Saloni del libro è estremamente
importante. Soprattutto se si ha la possibilità di incontrare i
lettori e poter relazionare il proprio manoscritto in presenza. Poter
esprimere le proprie emozioni a tu per tu con il pubblico, senza
l’ansia che a volte coglie durante le presentazioni. È visibilità.
Ho partecipato nel 2014, con Il frammento mancante al Salone di
Torino.
Come
definiresti il tuo stile letterario? C’è qualche scrittore,
italiano o straniero, al quale ti ispiri?
Credo
che dopo la stesura di 4 romanzi, abbia acquisito ed affinato un mio
stile, un modo di scrivere che si percepisce in ognuno di essi. È
una narrativa contemporanea, che tratta sempre e comunque temi di
attualità e sociali visti in una chiave molto personale. Leggo
molto, ma non mi riconosco in alcun romanziere. Non vorrei peccare di
vanità… ma penso che ognuno “crei” il suo stile e nei miei
libri c’è l’amore, un pizzico di “giallo”, c’è sempre la
speranza. Utilizzo un linguaggio accessibile ma a volte mi piace
trovare termini desueti, spaziando o prendendoli in prestito dalla
filosofia. Calvino insegna: leggerezza, rapidità… coerenza. E un
pizzico di ritmo e musicalità.
Quali
sono secondo te le caratteristiche, le qualità se vogliamo, il
talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero
scrittore? E perché proprio quelle?
Posso
solo dirti ciò che sono io, come autrice. Nei miei romanzi si nota
una scrittura “di getto”, pensata e messa su carta. Senza
artifici e complicazioni. Il talento? Bisogna averlo non solo per
scrivere trame interessanti o intriganti, ma si deve possedere un
pensiero creativo che spazi liberamente oltre gli standard, in tutti
i campi artistici. Aiuta molto essere poliedrici, non fermarsi
solamente a contemplare un’arte piuttosto che un’altra. E
naturalmente, avere un’ottima conoscenza delle basilari regole
linguistiche, sintattiche e formali. Un editing dovrebbe essere senza
“torno indietro che non ho capito” o “chissà cosa voleva
scrivere” e altre frasi che porterebbero solamente a un “deve
essere tutto rivisto”.
Qual
è il ruolo del critico letterario secondo te? E Perché è
importante per uno scrittore il suo giudizio, la sua opinione
artistico-letteraria?
Un
commento, una recensione di un critico letterario può solamente
avvalorare un romanzo e il suo contenuto. A tal proposito, la scheda
di lettura o la motivazione per cui un romanzo risulta premiato a un
concorso letterario, dimostra la misura e la qualità dello scritto.
Diventa una conferma e se esso è valido, far sì che debba essere
conosciuto dal pubblico, dai lettori.
Come
è nata la tua passione per lo scrivere, e qual è il tuo proposito,
il tuo scopo nello scrivere i tuoi libri, i tuoi romanzi?
Per
caso, e per caso ho continuato. Mi piace scrivere, mi crea un mondo
fuori dal resto. Come ti dicevo in essi affronto temi sociali,
facendo muovere all’interno i protagonisti come se partecipassero a
scene di un film. La conoscenza, l’approfondimento, la ricerca…
forse potrei dire che siano questi “lo scopo”. Ma non credo che
allorché mi siedo a scrivere lo faccia con un intento mirato a…
“Scrivo
per dare un volto alle emozioni, ai sentimenti”.
Perché
secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
Spesso
si sente dire che scrivere aiuta a liberarsi interiormente, a
eliminare le angosce che purtroppo quotidianamente assillano gli
uomini. È confronto, è scoperta, è mettersi in gioco. Poi se esce
fuori un bel racconto… in quel caso è gratificazione. Sicuramente
fa stare bene con sé stessi e via via che inizi, non vorresti
fermarti. Un artista in genere esprime le proprie passioni con i
colori, con i suoni, con le parole perché è quello che vuole dare,
il meglio dell’Io. Che si esterni con un romanzo o con un quadro o
con la musica, dipende dalle doti interiori.
Cosa
consiglieresti ad un giovane che volesse cimentarsi come scrittore,
narratore? Quali i tre consigli più importanti che daresti?
Leggere,
provare a scrivere, e avere coraggio. “Memento audere semper”,
mai tirarsi indietro e tentare di affrontare le innumerevoli prove
che la vita ci pone innanzi, cercando di superarle, senza abbattersi,
anzi porsi degli obiettivi anche a lungo termine per ottenere il
traguardo. Nella scrittura le parole si amalgamano con le emozioni.
Quindi consiglieri di “far uscire” quello che si sente dentro,
lasciandosi andare, osando.
Quali
sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa
stai lavorando? Dove potranno seguirti i tuoi lettori e i tuoi fan?
Adesso
devo far conoscere “Avrei voluto parlarti di me” ai lettori, a
chi crede nei mie scritti e a chi mi dà fiducia. Ho una pagina
Facebook, “Daniela trovato autrice”, sui siti on line, come
Amazon, IBS, Libreriauniversitaria, Lafeltrinelli, Mondadori… e
naturalmente nelle librerie fisiche. Ho già in cantiere un altro
romanzo, sto “colorando” e ampliando i vari capitoli. È la
storia di un pescatore che vive il mare come se fosse la sua famiglia
ed è ambientato in Sicilia, precisamente nel litorale jonico a Santa
Tecla, un borgo marinaro frazione di Acireale. E infine ho scritto
“21 perle”, una breve silloge di poesie che ha un unico tema, la
“fralezza” dell’essere umano. La scoperta della poesia è stato
un caso, un momento di “non felicità” …
Un’ultima
domanda Daniela. Immaginiamo che sei stata inviata in una scuola
media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla
narrativa in generale, alla quale partecipano tutti gli alunni di
quella scuola. Lo scopo è quello di interessare questi adolescenti
alla lettura e alla scrittura. Cosa diresti loro per appassionarli
all’arte della scrittura e catturare la loro attenzione? E quali le
tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette?
Domanda
complessa che prevede risposte multiformi. Premetto che sono una
docente. Ho già affrontato una situazione del genere con i miei
alunni. Un’esperienza di crescita per me ma soprattutto per loro.
Hanno immaginato di essere giornalisti e ognuno aveva predisposto
delle domande sull’argomento “scrittura” e “libro”.
Incredibile la partecipazione e l’interesse mostrato da ognuno.
Secondo me sta anche alla dialettica di chi espone cercare di
interessare e coinvolgere i ragazzi. È sapersi porsi in positivo
senza tediare, dialogando, dando input per pensare, parlare il loro
linguaggio, senza fare saccenza, ma dare spazio al loro pensiero e
chiedere “come avresti fatto tu se...”. è interazione ragionata
e spontanea, è rispetto da ambo le parti, è ascolto e risposta.
Credo che non siano solo tre le cose da dire. Non si può
stigmatizzare una conferenza. Bisogna fare sempre in modo di
sviluppare menti, pensieri, divergenze, criticità, e da una parola,
come in un gioco a catena possono nascere visioni sull’argomento
che spaziano dando entità e spessore a tutto ciò che i ragazzi
pensano, senza porre ostacoli. Oggi la società si basa molto sulla
tecnologia e noi non dobbiamo frenare il loro bisogno di “comunicare”
sui social. Ma dai social cercare di imparare ad aprirsi verso altri
orizzonti, più costruttivi e creativi.
Quindi
“dialogo”, “confronto”, spontaneità.
Grazie
per avermi dato la possibilità di parlare ed esprimere quello che
penso.
Daniela
Trovato
Andrea
Giostra
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