Qualcosa, il nuovo romanzo di Chiara Gamberale. La recensione di Fattitaliani

Chiara Gamberale, "Qualcosa", Longanesi Ed., Milano, 2017. Recensione di Andrea Giostra.
La nuova opera letteraria di Chiara Gamberale, rispetto ai suoi tanti precedenti libri, ha “qualcosa” di atipico e originale insieme. Gamberale è una giovane scrittrice, estremamente prolifica, tanto che oggi, da quando nel 1996 ha pubblicato il suo primo romanzo, “Una vita sottile”, vanta dodici pubblicazioni narrative, tutte di grande successo editoriale e di importanti riconoscimenti letterari e di critica “competente”.

L’avventura letteraria di Gamberale è adesso quella di essersi cimentata in una Fiaba. Su questo genere letterario, di grandissima difficoltà ed al contempo di grandissima efficacia educativa per bambini, per i ragazzi, ma anche per gli adulti, abbiamo già scritto: « I lettori che pensano che scrivere Favole o Fiabe sia un’attività letteraria secondaria e di minore interesse narrativo rispetto ai Romanzi o ai Racconti, compiono un formidabile errore concettuale e culturale che non consente giustificazione alcuna… Non è un caso che da oltre duemila anni, nella cultura occidentale, i più grandi intellettuali e scrittori di sempre, si siano cimentati con grande impegno e convinzione nel narrare Fiabe e Favole; da Esopo (620 a.C.-564 a.C.) e Fedro (20 a.C.– 51 d.C.), fino a scrittori più vicini a nostri tempi, basti ricordare i fratelli Grimm (Jacob Ludwig, 1785-1863, e Wilhelm Karl, 1786–1859), Voltaire (1786-1859), Oscar Wilde (1854-1900), Italo Calvino (1923-1985). Il successivo interesse della psicoanalisi, a partire dalla metà del secolo scorso, ci fa comprendere la grandissima valenza educativa e pedagogica delle Favole e delle Fiabe. Come sostiene Bettelheim, le Fiabe e le Favole assumono un potente valore rappresentativo e simbolico della nascente struttura di personalità del bambino; o come sostiene Marie-Louise von Franz, di formazione junghiana, le Fiabe e le Favole racchiudono magnificamente e delicatamente gli archetipi e i simboli onirici della vita interiore di qualsiasi essere umano, che vengono assimilati metaforicamente dal bambino che ascolta.»
Ebbene, la Gamberale si sperimenta in questa forma artistica nella quale già grandissimi scrittori del passato… ne abbiamo citati solo alcuni… si sono avventurati con risultati straordinari alcuni, fallimentari altri. Scrivere Favole o Fiabe, è una grande sfida che solo i grandi scrittori possono vincere, in una sorta di messa alla prova, abbandonando il terreno sicuro della narrativa tradizionale più convenzionale e molto meno rischiosa.
Da questa prospettiva, non c’è alcun dubbio, avendo letto “Qualcosa”, che la Gamberale, nella sua Favola, riesce dove solo i grandi sono riusciti. E questo risultato ne fa una vera scrittrice, un’artista insomma, e non certo un’artigiana prolifica della scrittura di matrice bariccosa.

Racconta la Gamberale che tutto iniziò con un intimo gioco divertente nel tentativo di classificare i difetti dei suoi amici e dei suoi conoscenti. Da questo suo segreto diletto, nacquero i personaggi che divennero i protagonisti di “Qualcosa”. Il narrare si sviluppa dal dolore, dalla sofferenza, per poi passare all’amore, all’amicizia, in una sorta di percorso psico-evolutivo, che per certi versi richiama le teorie degli allievi freudiani che si occuparono di Fiabe e Favole, nel quale lo sviluppo cognitivo ed affettivo del bambino passa attraverso i vari stadi dei sentimenti e delle emozioni umane da esperire nel corso della vita. Gli “ingredienti” affettivi sono quelli classici delle Favole: l’abbandono, la perdita, il lutto, la solitudine, la passione, l’amicizia, l’amore, la genitorialità… per poi passare ad “oggetti affettivi” assai contemporanei ed attuali quali tra tutti il “vuoto interiore” che genera le relazioni virtuali dei nuovi mezzi di comunicazione… il riferimento a Facebook, a Instagram, etc… non è affatto celato… per poi passare ad un disperato balzo intellettuale nel tentativo di assaporare la vita reale con un ritorno immaginato all’era pre-tecnologica, pre-computerizzata.

La Principessa Qualcosa di Troppo, fin dalla sua nascita, si distingue per il non avere limiti su niente. Quando per la prima volta è costretta a vivere una perdita, la sorprende “un vuoto”. È in questa fase della sua vita che incontra il Cavalier Niente del quale si innamora. Qualcosa di Troppo è così che, influenzata dal Cavalier Niente, inizia ad apprezzare il “valore” del “non fare”, del silenzio, della noia. Ma ben presto Qualcosa di Troppo comincia a comprendere che quello stile di vita non fa per lei e si butta tra le braccia di Smorfialibro, futuristico strumento per fare nuove amicizie. È così che si innamora di un Principe sempre allegro, di un Conte sempre triste, di un -Duca sempre indignato. Quando però arriva in un Misterioso luogo color pistacchio, capisce che «è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura» da vivere.

Le belle illustrazioni sono di Tuono Pettinato.

Chiara Gamberale

Tuono Pettinato:

ANDREA GIOSTRA

Fattitaliani

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