Liegi, il tenore argentino José Cura è Otello "il ruolo che mi ha dato le più grandi soddisfazioni". L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani
Grande evento ieri sera all'Opera di Liegi: anche la regina Paola e il re Alberto hanno presenziato alla prima di "Otello" di Verdi per applaudire la riuscitissima messa in scena di Stefano Mazzonis di Pralafera, con la eccelsa direzione musicale del Maestro Paolo Arrivabeni. Artisti in stato di grazia hanno restituito al pubblico un Otello meraviglioso: il protagonista José Cura, Cinzia Forte (un'intensa Desdemona), Pierre-Yves Pruvot (il suo Iago ha reso perfettamente le sfumature del personaggio), ma anche Giulio Pelligra, Alexise Yerna, Papuna Tchuradze, Patrick Delcour, Roger Joakim, Marc Tissons. Fattitaliani ha intervistato il tenore argentino José Cura, che dopo tanti anni è tornato a rivestire i panni del Moro di Venezia con una maturità che ha giovato alla rappresentazione. La sua vocalità e la sua espressività scenica hanno toccato la platea che lo ha letteralmente coperto di applausi. 
Segue versione in spagnolo
Che significato ha per lei impersonare Otello?
Dal punto di vista professionale, è il ruolo che mi ha dato più soddisfazioni e al contempo quello per il quale ho ricevuto le migliori e le peggiori critiche. Questo accade quando crei qualcosa di nuovo, fornisci una lettura diversa all'intepretazione comune con cui tutti associano un personaggio: da una parte, c'è chi gradisce una ventata di aria fresca e chi, dall'altra, teme che l'aria fresca porti con sé troppo ossigeno che poi provoca vertigini. 
Dal punto di vista vocale, qual è la principale caratteristica di Otello?
Sussiste un mito con le voci. È vero che quando si studia canto, è necessario fornire delle classificazioni allo studente per poterlo guidare, però una volta che si diventa professionisti, tocca ad ogni artista prendere le proprie decisioni, seguendo le proprie inclinazioni. Occorrerebbe smetterla con le etichette nel XXI secolo. Ciò non vuol dire che tutti possono fare tutto, però se qualcuno può fare cose fuori dal solito, ma lo fa bene, in modo diverso, ma bene, non dovremmo intrappolare tale artista in una gabbia in cui ci piacerebbe che si trovasse, o peggio ancora, se non cade nella gabbia di cose scontate, dunque, metterlo fuori completamente e quindi: eliminato il "diverso", il problema è risolto. Oppure è iniziato? una società conformista è una società condannata all'ostracismo e alla involuzione. 
Con Otello uomo ha qualcosa in comune?
Otello è un apostata (rinnega l'Islam per far carriera a Venezia), un traditore (viene contrattato da Venezia per eliminare i propri ex-fratelli musulmani), un mercenario... No, non ho proprio niente in comune con lui.
Può condividere con noi i momenti più salienti della sua carriera?
Sono davvero troppo per elencarli. Tracciando una linea temporale incompleta, per vedere in prospettiva le cose, direi: la mia decisione di venire a cercar fortuna in Europa nel 1991. Il mio primo disco dal vivo "Le villi", luglio 1994. Il mio debutto a Londra con "Stiffelio" e il mio contratto con la Warner nel 1995. Il mio primo Otello a Torino nel 1997. Il mio ritorno alla direzione di orchestra nel 1998, dopo averla accantonata per anni per affermarmi come cantante. La mia prima regia in Croazia, 2007. Il mio primo dvd come produttore e direttore, Sansone e Dalila, a Karlsruhe nel 2010 e la mia definitiva affermazione come regista a Liegi con Cav-Pag. Il mio ritorno a Colón come produttore e protagonista di Otello, 2013. L'anteprima delle mie composizioni giovanili "Magnificat e Ecce Homo", scritte rispettivamente nel 1988 e 1989, e pubblicate nel 2015 e 2017. Ciò ha segnato il mio ritorno definitivo alla composizione que, assieme alla direzione d'orchestra, costituisce la mia carriera musicale originale. Attualmente sto lavorando alla composizione della mia prima opera teatrale musicale, non oso chiamarla "opera", dato che non è solo questo. In seguito ci sarà il problema di trovare un teatro dove rappresentarla per la prima volta. 
Ha conosciuto anche momenti di difficoltà e di crisi?
Tanti. Molti più di quanto si possa immaginare. Però sono riuscito a rimanere a galla. La prova è che sono ancora qui dopo 26 anni di carriera internazionale e 39 di palcoscenico, dalla prima volta in cui salii sul palco nel 1978...
Chi più di tutti ha influito sulla sua concezione dell'opera e dell'arte?
Sarebbe ingiusto e riduttivo dire un nome solo. Sono stato sempre un grande osservatore e analista degli uomini e dei loro risultati, di ieri e di oggi. La lista dei "grandi" non solamente dell'arte è lunghissima. Guardarli, leggerli, ascoltarli, alla fine, studiarli a fondo, tanto nei loro successi come nel dolore dei fallimenti su cui hanno costruito i loro risultati, è un imperativo per qualsiasi persona del nostro tempo. Non solo per gli artisti.
In assoluto, qual è il suo personaggio preferito dell'opera?
Il mio personaggio preferito sarà sempre quello che lei mi vedrà impersonare il giorno in cui viene a vedere uno dei miei spettacoli... Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
Foto: Lorraine Wauters Opéra Royal de Wallonie

Intervista in spagnolo
Para usted interpretar el personaje de Otelo tiene un significado especial?
Profesionalmente, es el rol que más satisfacciones me ha dado, y también por el que he recibido las mejores y las peores criticas… Y es que cuando creas algo nuevo, una lectura diversa a la interpretación habitual con la que todos asocian un personaje, hay quien agradece el “aire fresco” y quien se asusta porque el aire fresco trae abundancia de “oxígeno”, y el mucho oxígeno suele marear…
Cuál es la mayor característica de Otelo por la voz?
Hay un mito con esto de las voces. Es verdad que, en la época de estudios de un cantante, es necesario clasificar al alumno para saber cómo guiarlo, pero una vez que se es profesional, toca a cada artista tomar sus decisiones, según aquello de lo que se cree capaz. Habría que terminar con las etiquetas en el XXI. Esto no quiere decir que todos puedan hacer todo, pero sí que si alguien puede hacer cosas fuera de lo “que se supone debe ser”, pero las hace bien, distintas, pero bien, no deberíamos “empujar” a ese artista hasta hacerlo caer en la caja en la que nos gustaría que estuviera, o peor, si no cae en la caja de marras, entonces, que se caiga fuera del todo, y ya: Muerto el “diverso”, terminado el problema. ¿O empezado? Una sociedad conformista, es una sociedad condenada al ostracismo y a la involución.
Con Otelo hombre tenéis algo en común? 
Otello es un apóstata (renuncia al islam para hacer carrera en Venecia), un traidor (es contratado por Venecia para eliminar a sus ex-hermanos musulmanes), un soldado a sueldo (o sea un mercenario), etc. No, no tengo nada en común con él.
Puede compartir con nosotros los momentos mas importantes de su carrera? 
Son demasiados para enumerarlos. Por trazar una línea temporal incompleta, pero que sirva a ver en perspectiva las cosas, diría: Mi decisión de venir a probar fortuna en Europa en 1991. Mi primer disco Live, “Le villi”, Julio de 1994. Mi debut en Londres con Stiffelio y mi contrato con Warner en 1995. Mi primer Otello, Turín, 1997. Mi retorno a la dirección de orquesta en 1998, luego de haberla “aparcado” por años para afirmarme como cantante. Mi primera dirección de escena en Croacia, 2007. Mi primer DVD como productor y director, Samson et Dalila, Karlsruhe, 2010 y mi afirmación definitiva como director de escena con Cav-Pag, Liege, 2012. Mi regreso al Colón como productor y protagonista en Otello, 2013. El estreno de mis composiciones de juventud, “Magnificat y Ecce Homo”, escritas en 1988 y 1989, respectivamente, y debutadas en 2015 y 2017. Esto marcó mi vuelta definitiva a la composición que, junto con la dirección de orquesta, son mi carrera musical original. Actualmente estoy trabajando en la composición de mi primer obra de teatro musical; no me animo a llamarla “ópera”, pues no es sólo eso. Luego vendrá el problema de encontrar un teatro que quiera estrenarla…
Tuvo también unos periodos de dificultad y de crisis?
Tantos. Muchos más de los que se imagina. De todos logré salir a flote. La prueba es que aquí estoy luego de 26 años de carrera internacional y de 39 de escenario, desde la primera vez que subí a las tablas en 1978…
Quien ha influido - mas que nadie - en su concepción de la ópera y del arte?
Sería injusto, y empobrecedor, dar un nombre sólo. He sido siempre un gran observador y analista de los hombres y sus logros, pasados y presentes. La lista de “grandes”, no sólo del arte, es enorme. Mirarlos, leerlos, escucharlos, en fin, estudiarlos a fondo, tanto en sus éxitos como en el dolor de los fracasos sobre los que edificaron sus logros, es un imperativo para cualquier hombre de nuestro tiempo. No sólo para los artistas.
Por encima de todo, cuál es su personaje favorito de ópera?
Mi personaje favorito es siempre aquel en el que usted me verá metido el día en que viene a ver uno de mis espectáculos… Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
Fattitaliani

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