Tra i titoli scelti per la vetrina di Casa Sanremo Writers 2026, IO. Stella del mattino (Independently published, 2025, € 14,14) di Veronica Madia, mette in cortocircuito mitologia e cronaca: la possessione del giovane Flavio nel 1978, l’amore proibito per la novizia Claudia, la nascita di Amalia, la Domus Sanctae Marthae come luogo di cura. Il romanzo chiede quali segni restino quando il male parla con voce seducente e la libertà si paga in silenzio.
La sequenza di Flavio e Claudia è intensa ma sobria. Quale regola si è
data per raccontare desiderio e colpa senza scivolare nel voyeurismo?
Volevo che entrambi i
personaggi avessero "rispetto": per la comunità religiosa e
l'ambiente stesso del convento, per la figura di Claudia, per se stessi. Questo
mi ha permesso di mantenere una narrazione sobria ed elegante, senza ricadere
nel volgare, pur sottolineando lo struggimento delle loro anime per le loro
azioni ed emozioni.
L’idea che Lucifero “dica” solo ciò che già esiste nel cuore umano
attraversa il libro. Questa tesi nasce da letture teologiche, da esperienze
narrative o da entrambe?
Nasce da ricerche e da
curiosità personale. Nei pochi testi narrativi nei quali lo si ritrova,
Lucifero viene sempre descritto un essere colmo di risentimento e arroganza. Io
volevo dargli un aspetto più umano, legandolo all'emotività degli esseri che lui
tanto odia e che, alla fine, si ritrova egli stesso a provare.
La Domus Sanctae Marthae entra in scena come luogo di servizio. Che ruolo simbolico ha rispetto al tema della riparazione?
La Domus diventa rifugio. È la culla della narrazione, è la “casa” di Amalia
(nella quale si sente al sicuro), è il luogo in cui Lucifero viene portato in
salvo (anche se nascosto). Questo è la Domus Santae Marhae, un luogo dove
trovare riparo nei momenti del bisogno.
Dopo la caduta, Lucifero tenta il “ritorno” e perde le ali: due ferite
fisiche come metafora. In che modo la corporeità ha guidato la scrittura di
queste pagine?
Ne ha sicuramente
influenzato la stesura. Lucifero è guidato dall'umanità del suo “nuovo” corpo,
ne è condizionato al punto di non riconoscersi più. Ed è proprio questa
estraneità che muove i fili delle sue azioni, fino a fargli scoprire ed
accettare una nuova versione di se stesso esistente su due piani: sensibile
come un essere umano e divino come un angelo.
Madre Superiora, Ottavia, Lucia, Benedetta: la coralità femminile regge molte scene. Come ha differenziato voci e funzioni evitando sovrapposizioni?
Ho cercato di dare
tridimensionalità ad ogni personaggio, dando compiti e personalità diverse ad
ognuna di loro. Questo mi ha aiutato a non mescolarle
Se dovesse leggere un brano in vetrina per spiegare il cuore del
romanzo, sceglierebbe la caduta, la lettera di Claudia o l’episodio in Piazza
San Pietro? Perché?
Sceglierei l'episodio
in Piazza San Pietro, perché in quel momento Lucifero non è più un essere
eterno e angelico, ma si ritrova a vivere la vita degli esseri che tanto odia.
Da quel momento comincia il viaggio verso la sua riscoperta e sarà il punto di partenza
alla comprensione dell'amore che suo Padre nutre verso gli uomini.
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