1. di Giovanni Zambito - In Guardami con nuovi occhi Antonio Di Bianco trasforma le ferite del passato in un percorso di consapevolezza e rinascita. Psicologo e poeta, racconta come bullismo, solitudine e viaggi personali abbiano alimentato la sua sensibilità artistica e il bisogno di creare connessioni autentiche. In questa intervista concessa a Fattitaliani l'autore ripercorre le origini del libro, il valore della fragilità e il ruolo della poesia come strumento di cura ed educazione emotiva.
Il suo libro “Guardami con nuovi occhi” nasce da esperienze personali molto forti. Quando ha capito che queste ferite potevano trasformarsi in un progetto creativo e condivisibile?
Ho capito che le ferite potevano diventare arte quando ho smesso di nasconderle: è stato un percorso lungo, partito nel lontano 2009. E’ accaduto senza che me ne accorgessi. Le ferite dolorose inizialmente mi isolavano, ma quando ero sul foglio, tutto diventava energia creativa, così la scrittura è diventata un ponte tra le mie esperienze e quelle degli altri, che alla fine non erano poi così diverse dalle mie. La scrittura mi ha permesso di portare la mia visione delle cose senza filtri e si è integrata completamente nella mia vita.
2. C’è stato un momento preciso che ha segnato l’inizio della scrittura di questo libro?
Nessun momento preciso ha segnato l’inizio della scrittura di questo libro, è stato piuttosto un viaggio a tappe. Tutto è cominciato con i miei primi scritti nel 2009, quando annotavo pensieri e emozioni in piccoli quaderni. La prima pubblicazione è arrivata nel 2011, che mi ha incoraggiato a continuare e nel 2019 ho fatto il salto internazionale, che ha portato, nel 2023, alla prima versione concettuale del libro: una sorta di “greatest hits” migliorato. Infine, nel 2025 è uscita la versione definitiva di “Guardami con Nuovi Occhi”: un libro completo, con anima e corpo frutto di anni di esperienza e di emozioni accumulate.
3. In che modo il bullismo e il cyberbullismo hanno influenzato la sua crescita e la sua sensibilità artistica?
Il bullismo,
il cyberbullismo e i loro effetti collaterali, hanno lasciato profonde ferite
nella mia crescita e nella mia sensibilità, ma attraverso queste esperienze sono
diventato più empatico, resiliente, ambizioso e consapevole di me stesso. (Ad
esempio, quando qualcuno mi prendeva in giro, all’inizio chiudevo tutto dentro
di me; poi ho iniziato a scrivere le mie emozioni e a raccontare storie che
riflettevano quelle esperienze, e oggi ho ritrovato la mia voce, non sono più
la vittima di nessuno).
Da un lato, mi hanno permesso di immergermi nelle mie emozioni e di cambiare il mio sguardo sul mondo; dall’altro, hanno rappresentato un potente stimolo creativo, che si è manifestato nella scrittura e in altre forme artistiche. Attraverso queste espressioni ho potuto dare voce a tutte le parti di me, e questo si riflette profondamente nel mio modo di scrivere.
4. Lei parla di “ceneri” da cui è nato il libro: quali sono state quelle ceneri e come si sono trasformate in poesia?
Dobbiamo pensare alla cenere sul terreno: questa rende il terreno fertile per nuove piante. Allo stesso modo, le mie esperienze dolorose: bullismo, cyberbullismo, episodi sfiorati di depressione e bulimia, ansia sociale, solitudine e persino l’ombra di una psicosetta, possono essere viste come un grande incendio. La scrittura è stata la trasformazione finale di quella materia incendiata. L’energia negativa è stata scardinata dalla sua natura, trasformandosi in poesia. Dalla poesia è arrivato l’amore che mi era mancato. Più scrivevo, più mi avvicinavo alla mia essenza, scoprendo che dal dolore può nascere bellezza e autenticità.
5. Il libro attraversa le diverse forme d’amore e i sentimenti umani: quali sono, secondo lei, i fili rossi che tengono insieme tutte queste esperienze?
Secondo me, i fili rossi sono: la ricerca di autenticità e connessione. Tutte le esperienze, anche quelle dolorose, parlano di desiderio di comprensione, di vicinanza e di amore, per gli altri e per se stessi. Ricordo, ad esempio, un momento in cui scrivevo di un amore giovanile non corrisposto: rileggendo quelle parole, ho capito quanto la mia ricerca di autenticità fosse presente fin da allora. Questi fili rendono ogni momento parte di un percorso unico, in cui emozioni e relazioni si intrecciano e si riflettono, mostrando quanto l’amore, nelle sue forme diverse, possa trasformare e dare senso alla vita.
6. Come sceglie le immagini, le parole, i ritmi del suo linguaggio poetico? Seguono l’istinto o una struttura precisa?
Seguo un
equilibrio particolare, tra istinto e metodo, qualcosa di tutto mio.
Il primo impulso viene dall’emozione pura, dal bisogno di esprimere qualcosa di intimo. Poi affino il ritmo, le parole, la struttura, affinché la poesia non sia solo sentimento ma come una sorta di musica per chi legge. Prediligo uno stile limpido, chiaro, comprensibile e libero: la scrittura deve includere, non escludere.
7. Lei parla della fragilità come forza. Qual è stato il primo passo per trasformare il dolore in un percorso di resilienza?
Due azioni nel primo passo: immergersi nel dolore ed accettarlo, riconoscendolo e dandogli un nome. E chiedere aiuto senza giudicarsi. Ho iniziato a scrivere ciò che provavo, permettendo al dolore di emergere sulla pagina. Questo piccolo atto di onestà con me stesso ha cambiato tutto: ho scoperto che affrontare la fragilità mi dava forza, che il dolore poteva diventare energia creativa e guida per le mie scelte. Solo così ho potuto trasformarlo in consapevolezza e costruire un vero percorso di resilienza.
8.
Quali messaggi spera di trasmettere ai giovani che oggi vivono situazioni simili a quelle che lei ha affrontato?
Non restate nei luoghi dove non potete fiorire e sbocciare. Le cattive esperienze, le canzonature o il dolore non definiscono chi siete, voi siete meravigliosi/e in ogni caso a vostro modo, perfetti nella vostra imperfezione, non ascoltate coloro che vogliono buttarvi giù, vincete voi invece! Concentratevi su chi siete, su cosa volete, sullo scoprire le vostre vere passioni e i vostri talenti, la vita merita di essere vissuta, forza! Rompete la paura, non siete mai davvero soli, apritevi al mondo.
9. Come psicologo, quanto il suo lavoro professionale ha influenzato la comprensione del suo stesso vissuto?
Moltissimo. Il lavoro clinico mi ha insegnato a osservare le emozioni, a riconoscerne le cause e a comprendere le dinamiche della mente, anche nella mia storia personale. Ad esempio, riflettendo su episodi di bullismo o momenti di ansia sociale, ho potuto dare loro un senso e trasformarli in insegnamenti. La psicologia e la poesia si attorcigliano nel mio percorso: la prima mi offre strumenti di comprensione, la seconda la possibilità di esprimere e dare forma a ciò che sento, arricchendo profondamente la mia crescita personale.
10 C’è un testo o una poesia del libro che considera particolarmente simbolica del percorso di rinascita?
Ci sono diversi testi all’interno del libro che intrecciano il tema della rinascita, “Il viaggio”, “Fenice” e “Sarò libero” ad esempio, costituiscono l’essenza della rinascita da diversi punti di vista: il viaggio come scoperta del sé, la distruzione come evoluzione, e la liberazione come conquista dell’identità personale ed affettiva.
11 Nel libro compaiono viaggi, incontri, fili rossi… Qual è l’incontro che più le ha cambiato lo sguardo?
È una domanda bellissima e molto difficile. Negli anni ci sono stati molti incontri ed esperienze che hanno cambiato il mio sguardo sul mondo: lo studio delle lingue, i viaggi intorno al mondo, i miei Erasmus+. Tutto questo mi ha fatto percepire il mondo come una casa comune, senza troppe differenze, e scrivere di queste esperienze mi ha reso più sicuro. Tra tutti, un incontro che mi ha trasmesso particolare pace è stato quello con Siviglia: la città, le persone, la cultura, il cibo, il sole, la lingua… non so spiegarlo a parole, ma quel luogo è magico (ho dedicato a Siviglia una poesia). Durante i miei quindici Erasmus+ ho incontrato persone straordinarie: alcune sono diventate parte della mia famiglia di anime e, anche se siamo lontani, il legame resta forte; con altre ho condiviso momenti bellissimi, anche se fugaci. Sarebbe impossibile scegliere, gli esseri umani per me sono tutte opere d’arte, ognuno lascia un segno.
12 Che ruolo hanno i luoghi, fisici e interiori, nei suoi testi?
I luoghi, sia fisici sia interiori, nei miei testi sono sacri, si influenzano a vicenda e forniscono enorme ispirazione. Città, strade, attrazioni e paesaggi diventano metafore delle emozioni, degli stati d’animo e dei momenti di trasformazione. La poesia diventa così un aereo che mi porta dentro e fuori dal mondo, con la quale posso cucire le diverse esperienze e renderle universali, accessibile a chiunque legga.
13 Tornare in Italia dopo un anno all’estero ha influenzato in qualche modo la sua scrittura o la sua percezione di sé?
In realtà ho
viaggiato continuamente per quasi due anni, per poi stabilirmi a Malta, per
quasi altri due anni. Ho avuto talmente tante esperienze intense che mi è
sembrato che il tempo si fosse dilatato. Ho studiato, ho avuto diversi lavori, amici
e anche diversi appuntamenti romantici. Prima ancora di recarmi a Malta però,
sapevo che quell’esperienza sarebbe terminata ad un certo punto, quando mi
sarei sentito pronto, con il sennò di poi mi sarei concesso appena sei mesi e
niente di più, quel paese è troppo piccolo per me e i maltesi non sono campioni
d’inclusività, purtroppo. Nonostante tutto è stata un’esperienza incredibile ma
non mi ha spaventato la lontananza relativa da casa o stare in un paese diverso
dal mio, ho avuto bisogno di un grosso spirito d’adattamento è vero, ma sono
tornato fortificato ed ho imparato con chi voglio lavorare o condividere casa.
Però come dicono i francesi:
“Adieu pour toujours, peut-être que nous nous reverrons dans une autre vie ou peut‑être jamais. - Addio per sempre, ci vedremo forse in un'altra vita o mai più.”
14 Crede che la poesia possa essere una forma di educazione emotiva?
Assolutamente, credo profondamente che la poesia possa essere una forma di educazione emotiva. La poesia educa al sentire, insegna a riconoscere e dare voce alle emozioni, anche a quelle più sottili o nascoste. Ci aiuta a comprendere chi siamo, a esplorare paure, desideri e sogni, e a entrare in empatia con gli altri. Attraverso le parole, impariamo a fermarci, ad ascoltare, a guardare il mondo con maggiore delicatezza e profondità. La poesia ci mostra che le emozioni non sono solo personali, ma universali: leggere o scrivere versi è come aprire finestre su esperienze che non ci appartengono direttamente, ma che possiamo sentire nel cuore. È uno strumento potente per coltivare consapevolezza, gentilezza, pace e coraggio emotivo a livello personale e collettivo. In un mondo che spesso corre troppo veloce, la poesia ci insegna a respirare, a fermarci e a sentire davvero. Alla fine, educarsi alle emozioni significa imparare a vivere con pienezza, e la poesia è una guida preziosa in questo viaggio.
Il libro
“Guardami con nuovi occhi” si trova con facilità su Amazon, in ebook e
copertina flessibile:
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