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| Stefano Zardini, The Pioneers n. 39, Scuola sci - Spazzaneve |
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Stefano Zardini, The Pioneers n.26, La pattinatrice |
A Cortina l’esordio è presso la Ikonos Art Gallery, che dal 27 dicembre alle ore 17.30 apre il triplice appuntamento con l’esposizione della prima collezione della trilogia. The Pioneers’ Passion, uno dei progetti più visionari del fotografo ampezzano, che nasce dal monumentale archivio di foto d’epoca di famiglia, trasformato dall’autore in un racconto contemporaneo attraverso interventi cromatici e grafici in chiave pop, che ridanno vita alle immagini storiche dei primi pionieri della montagna. Gli scatti utilizzati come punto di partenza raccontano la nascita del turismo invernale in montagna, una completa novità per l’epoca. Stefano Zardini non cancella e non sovrascrive nulla: amplifica, con un’innovativa operazione concettuale ed espressiva. E cambia la storia. Le immagini monocromatiche di inizio Novecento, rigenerate dai suoi interventi, acquistano nuova luce, e anticipano ciò che sarà, o che potrebbe essere. Trasmettono una nuova energia, una fiducia necessaria per guardare alle sfide del futuro.
L’esposizione è un inno allo spirito indomabile delle comunità delle Alpi, che all’inizio del secolo scorso “inventarono” il turismo in montagna e lo sci. Più che una generica fiducia nel futuro, possedevano la capacità e il desiderio di crearlo da sé, a partire dalle proprie risorse: uno slancio pionieristico che – è il messaggio di Zardini. Quei rudimentali sci di legno allacciati con cinghie di cuoio misero in moto una rivoluzione colorata, entusiasta, capace di sognare in grande. La collezione, nata nel 2014, era uno sprone a ritrovare quel coraggio e pensare al futuro: oggi, con le Olimpiadi alle porte, l’invito risuona forte e chiaro. |
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Stefano Zardini, Snowland n. 19 |
Secondo appuntamento a Plan de Corones. Il Lumen-Museum of Mountain Photography, inaugura la collezione di fotografie di Stefano Zardini il 27 gennaio 2026 alle 10.30, giorno del passaggio della torcia olimpica in Alto Adige. In questa occasione trovano spazio anche le immagini della collezione Snowland, una chiave di lettura insolita delle celebrate cime dolomitiche, trasformate in un gigantesco fun-park grazie a un sofisticato gioco stilistico e intellettuale di provocazioni. Un lavoro che indaga e ripropone l’ambiente naturale, visto e interpretato in rapporto con le sue genti. Le Dolomiti, patrimonio Unesco, le sue cattedrali di montagna, le sue sculture lignee tra le più importanti in Europa. “È la montagna ad essere cambiata o è il turismo?” La provocazione che Zardini lancia per far riflettere sulla necessità di un diverso equilibrio non strettamente ambientale, ma soprattutto mentale.
Terzo appuntamento a Milano. Fabbrica del Vapore apre al pubblico il 12 febbraio alle 17.00 in sala Bianca. Qui, nei grandi spazi messi a disposizione della mostra dal Comune di Milano, viene esposta la trilogia completa, inclusa la collezione Tracce – Lasciare che l’occhio squarti il paesaggio, il progetto più intimo dell’autore in cui la protagonista assoluta è la montagna e la neve definita dal fotografo “una tela d’artista pronta per essere utilizzata. La neve che si lascia segnare, disegnare. Sciatori come volontari o inconsapevoli autori. Tracce sormontano altre tracce formando una trama in continua mutazione”. Ad arricchire ulteriormente la mostra una rassegna di fotografie d’epoca delle Olimpiadi del 1956, tratta dall’archivio storico della famiglia Zardini. Gli allestimenti di Fabbrica del Vapore sono stati realizzati da Margherita Palli e Alessandro Pedretti. |
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Stefano Zardini, Tracce-lasciare che l'occhio squarti il paesaggio n.132 |
Con l’iniziativa “A Visionary at Altitude - N vijionar sö alalt”, tradotto in ladino, alla cui cultura Zardini appartiene ed era molto legato, si celebra non solo un fotografo innovativo ed eclettico, ma il coraggio e la creatività delle comunità montane rappresentate dallo spirito olimpico.
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