NOVE, PADRE GABRIEL ROMANELLI DELLA PARROCCHIA DI GAZA IN COLLEGAMENTO A CHE TEMPO CHE FA

 


Quello che è cambiato è che si sono fermati i bombardamenti a tappeto e quindi la distruzione più grande in un certo senso si è fermata, però la distruzione continua e le morti continuano. La maggior parte della popolazione, quindi parliamo di più di due milioni di persone, più di due milioni di civili dove la maggior parte sono minori di 18 anni e tantissimi sono bambini, hanno veramente bisogno di tutto. Su quello che si dice della ricostruzione, speriamo che si arrivi alla seconda tappa e che questa tappa sia per il bene del popolo, non per il bene di alcuni interessi particolari o nazionali o di gruppi. Per esempio, l'elettricità. Voi qua vedete che io ho la luce, perché è il generatore che brucia il poco diesel che abbiamo, le batterie con pochi panelli solari che abbiamo recuperato durante la guerra, però la maggior parte della popolazione da più di due anni non ha elettricità. Lo stesso si dice dell'acqua potabile, quindi se tu vivi in una tenda pure ne hai bisogno d'elettricità. È una città tritata e al buio dove le acque delle fogne si mescolano con l'acqua che dovrebbe essere potabile; quindi, la situazione è di un’emergenza totale. In questo caso diventa ancora peggiore perché è sparita dai titoli, per quello vi ringrazio che almeno avete avuto in considerazione in questo Natale, che abbiamo anticipato con la visita bellissima e molto importante del Patriarca a Gaza. Questo non penso che aiuti alla pace, perché non aiuta alla giustizia, quindi il mondo veramente dovrebbe pensare…i potenti, che delle volte fanno discorsi come analisti, devono prendere decisioni che aiutino veramente: so che non è facile la soluzione, ma si deve trovare una soluzioneCosì Padre Gabriel Romanelli, il parroco della Sacra Famiglia, a Che tempo che fa su canale NOVE.
 
Sulla situazione a Gaza: “Ci sono più aiuti umanitari, ma non sono insufficienti. La situazione è meglio di prima, ma non vuol dire che sia buona. Per esempio, i prezzi si sono abbassati, ma la maggior parte delle persone non hanno dei contanti. Le banche non soltanto sono chiuse, sono state quasi tutte bombardate. C'è soltanto una banca per tutta la città di Gaza, per un milione di persone circa, però  non dà soldi. E quindi mi dicono che le persone possono pagare con internet, se hanno internet e se gli restano un po' di soldi, perché la maggior parte hanno perso il loro lavoro. Quindi la tragedia ha delle dimensioni che sono apocalittiche, nel senso peggiore. Il gas che si vende o che si distribuisce agli altri paesi, il gas che è di fronte alle spiagge di Gaza, potrebbe essere versato per la popolazione civile di Gaza. […]ci sono i problemi dell'elettricità, delle medicine… secondo l'Organizzazione Mondiale della Salute, e noi siamo testimoni, mancano almeno il 50% delle medicine essenziali per le malattie croniche. Da due anni c'è un solo laboratorio che può fare i test per il cancro. Prima si scoprivano ogni anno più di 1500 casi di cancro a Gaza. Adesso in questi due anni non sono stati scoperti, tranne che già in grado molto avanzato. Eppure, non c'è la maniera di fare qua chemioterapia, niente. Noi cerchiamo di fare il nostro meglio.”
 
Sulla visita del Cardinale Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, a Gaza: “Siamo riusciti ad aiutare decine di migliaia di famiglie. Il Patriarca ci dà sempre coraggio per andare avanti, per continuare a ricostruire spiritualmente e moralmente la popolazione. Questa visita è un aiuto perché ci incoraggia, ci dà forza per andare avanti, per seminare la giustizia, la riconciliazione, la pace, per rendere testimonianza della nostra fede cristiana in questa parte della Terra Santa che ci ha toccato in sorte”.
 
Sul freddo a Gaza: “Sì, fa freddo. Ora ci sono una decina di gradi, ieri sette gradi di notte: qua è molto freddo. Pensiamo che qua arriva vicino ai cinquanta gradi durante l'estate, siamo sul Mediterraneo. Sì, fa molto freddo. E più freddo ancora perché non c’è nessuna maniera di riscaldare. Quindi il freddo si accumula
Fattitaliani

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