I dati più recenti mostrano come le infezioni da germi multiresistenti abbiano un impatto crescente sulla mortalità globale e interessino non solo le terapie intensive, ma anche la medicina di comunità.
Allo stesso tempo, esperienze concrete dimostrano che strategie strutturate di infection control e uso appropriato degli antibiotici possono ridurre in modo significativo la diffusione di questi batteri. Resta però ancora molto da fare, soprattutto in termini di sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza e sul monitoraggio del consumo di antibiotici: i dati del progetto “Insieme”, realizzato dagli infettivologi SIMIT, rilevano un approccio ancora insufficiente, soprattutto nelle strutture ospedaliere del Sud. Questi temi sono al centro del XXIV Congresso della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, a Riccione fino al 19 dicembre.LO SCENARIO - Secondo un lavoro del Global Sepsis Network pubblicato su The Lancet, nel 2021 sono stati registrati oltre 160 milioni di casi di sepsi nel mondo, con circa 15 milioni di decessi. L’OMS stima che almeno una infezione su sei sia oggi causata da un germe resistente e che l’AMR potrebbe causare entro il 2050 fino a 10 milioni di morti l’anno a livello globale. Il Global Antibiotic Resistance Surveillance Report 2025 dell’OMS, basato su dati di sorveglianza relativi al 2023, evidenzia che mediamente il 17% dei microrganismi responsabili di infezioni presenta resistenza alle terapie antimicrobiche; in Europa occidentale si attesta intorno al 10%. Lo stesso report documenta, nel periodo 2018–2023, un aumento del 15% di Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi e del 6% di Escherichia coli, oltre a un incremento particolarmente rilevante delle resistenze in patologie di comunità: +14% di Salmonella resistente alla ciprofloxacina e quasi +30% di Shigella resistente alla ciprofloxacina.
“L’antimicrobico-resistenza non riguarda più solo l’ospedale, ma anche la comunità – spiega il prof. Pierluigi Viale, membro del Comitato di Presidenza del Congresso SIMIT – Uno studio condotto presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Niguarda di Milano, ad esempio, ha mostrato che oltre il 13% delle batteriemie diagnosticate in comunità è causato da germi multiresistenti. L’impatto dell’AMR è particolarmente grave nei pazienti fragili e immunodepressi. Una recente review pubblicata su Lancet Oncology, basata su oltre 16mila studi, stima che nei pazienti immunodepressi la quota di infezioni da germi multiresistenti raggiunga circa il 35%, con valori superiori al 40% per ceppi produttori di ESBL, Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA) e Acinetobacter baumannii. Nei lavori che riportano dati di esito, l’infezione da germe multiresistente comporta un rischio di mortalità fino a dieci volte superiore rispetto ai pazienti non immunodepressi. L’Italia è tra i Paesi europei più colpiti: secondo le stime del 2021, si registrano circa 7.950 decessi direttamente attribuibili all’antimicrobico-resistenza e oltre 33mila associati a infezioni da germi multiresistenti. Questi dati rilevanti sono dovuti alla demografia del nostro Paese, il più anziano d’Europa, e a un servizio sanitario particolarmente etico, che si prende carico di tutti i cittadini”.
DAL PNCAR ALLA PRATICA CLINICA: RENDERE STRUTTURALI LE BUONE PRATICHE - “L’infection control e l’uso appropriato degli antibiotici funzionano, se applicati in modo sistematico possono dare buoni risultati – afferma Angelo Pan. - Il Piano Nazionale di Contrasto all’Antimicrobico-Resistenza del Ministero della Salute ha fornito una cornice importante, ma oggi è fondamentale trasformare queste indicazioni in interventi obbligatori e omogenei sul territorio. Screening, igiene delle mani, isolamento dei pazienti e stewardship antimicrobica non possono dipendere solo dalla sensibilità dei singoli: servono obiettivi chiari a livello di tutto il SSN, sistemi di sorveglianza e un monitoraggio continuo dei risultati”.
IL CONTRIBUTO DI SIMIT E IL PROGETTO “INSIEME” - In questo contesto si inserisce il ruolo di SIMIT con i progetti “Insieme”, responsabile la Prof.ssa Cristina Mussini, Vicepresidente SIMIT, e “Resistimit”, responsabile il Prof. Marco Falcone, Consigliere SIMIT. La piattaforma “Resistimit” è un registro nazionale dinamico che raccoglie e analizza in tempo reale i dati su infezioni gravi da batteri resistenti, con l’obiettivo di migliorare diagnosi, trattamento e prevenzione. “Insieme”, sviluppato in collaborazione con il Ministero della Salute nell’ambito del PNCAR, è finalizzato a uniformare a livello nazionale le politiche di controllo delle infezioni ospedaliere all’insegna di principi come la formazione, l’organizzazione dei controlli e audit per comprendere le criticità. Il primo studio del progetto, pubblicato nel 2025 su Scientific Reports, ha coinvolto 38 ospedali italiani e ha fornito la prima fotografia nazionale dello stato di implementazione dei programmi di Infection Prevention and Control (IPC) e Antimicrobial Stewardship (AMS) nel periodo post-pandemico.
“I risultati mostrano una forte disomogeneità territoriale – spiega Marianna Meschiari, Controllo delle infezioni correlate all’assistenza e stewardship antimicrobica, Clinica Malattie Infettive, Policlinico di Modena – Ad esempio, il monitoraggio strutturato dei consumi antibiotici è presente in oltre il 90% degli ospedali del Nord, ma solo in poco più del 20% al Sud. La sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza è strutturata in meno del 16% delle strutture a livello nazionale. Questi dati rappresentano una base fondamentale per interventi mirati. L’antibiotico-resistenza, infatti, non si combatte con una singola azione, ma con organizzazione, raccolta dati e lavoro di squadra”. Nel 2026 partiranno nuovi sottoprogetti dedicati alle infezioni del sito chirurgico, alla colonizzazione da batteri resistenti ai carbapenemi e al miglioramento dell’igiene delle mani.
A RICCIONE LA RETE INFETTIVOLOGICA ITALIANA A CONFRONTO – I temi dell’antimicrobico-resistenza e dell’infection control sono al centro del XXIV Congresso della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in corso fino al 19 dicembre al Palariccione, con oltre 1.200 infettivologi provenienti da tutta Italia. Quattro giorni di corsi, simposi, tavole rotonde e presentazioni di dati originali per mettere a confronto la rete infettivologica nazionale. Il Comitato di Presidenza del Congresso è composto dal Dott. Massimo Crapis, dal Dott. Andrea Giacomelli, dalla Prof.ssa Cristina Mussini, dal Presidente uscente Roberto Parrella, dal Prof. Pierluigi Viale; il Comitato Organizzatore Locale comprende il Dott. Crapis, la Prof.ssa Mussini, il Dott. Angelo Pan, il Prof. Viale.



