di Caterina Civallero
Avevo camminato per ore, senza meta precisa,
lasciandomi guidare dal rumore dei miei passi e dall’odore di incenso che si
insinuava tra i vicoli come un invito gentile. Il sole stava calando, e i
riflessi arancio sul selciato sembravano accarezzare i miei dubbi, uno a uno.
Non ero partito per cercare risposte, eppure ogni strada di quella città
sconosciuta sembrava portarmi più vicino a qualcosa che da tempo sfuggiva: me
stesso.
Quel giorno non successe nulla di
straordinario, eppure cambiò tutto. Non ci furono epifanie improvvise, né
discorsi rivelatori. Solo una bancarella di frutta, una vecchia che sorrideva
con gli occhi pieni di rughe, e il profumo di mango maturo che mi risvegliò un
ricordo sepolto nella polvere di anni vissuti in fretta. In quel momento capii
che il viaggio non era mai stato fuori, ma dentro. Ogni passo era un ritorno,
ogni incontro un frammento di una storia che mi stavo finalmente concedendo di
ascoltare.
A volte bastano pochi giorni lontani da tutto
per ridisegnare la rotta. A volte è un gesto semplice – come rallentare – che
ci rimette in contatto con ciò che conta davvero. Quel viaggio, nato come una
pausa, divenne un inizio. E mentre la notte calava sul tempio in lontananza, mi
accorsi che stavo cambiando. Non nel modo in cui cambiamo quando torniamo da
una vacanza, ma nel modo in cui cambiamo quando qualcosa dentro si muove,
silenziosamente, ma in modo irrevocabile.
Il viaggio, da sempre, è uno dei più potenti
espedienti narrativi; lo uso spesso anche nei miei romanzi. Emanuele, come
desideri presentarti ai lettori di Fattitaliani. Chi è Emanuele Fagian nella
vita professionale e da dove nasce la tua passione per la scrittura?
Mi chiamo Emanuele Fagian, chi mi conosce bene mi
chiama Manu. Nella vita professionale ho sempre lavorato nel mondo
dell’hospitality e della ristorazione, girando l’Asia e ora le Americhe per
contribuire alla creazione di esperienze che vadano oltre il semplice servizio:
esperienze che parlino al cuore delle persone. Dietro ogni menù, ogni layout di
un bar, ogni scelta di dettaglio in un ristorante, per me c’è una storia,
un'emozione da trasmettere. E forse è proprio da qui che nasce anche la mia
passione per la scrittura.
Non mi sono mai considerato uno scrittore nel
senso classico del termine. Ma ho sempre sentito il bisogno di fermare certi
momenti, certi pensieri che altrimenti avrebbero rischiato di svanire. La
scrittura è arrivata come un’urgenza silenziosa, durante un viaggio che ha
cambiato radicalmente il mio modo di vedere la vita. Non era pianificata, né
desiderata, ma si è fatta spazio poco a poco, ogni sera, tra le note del mio
diario, nei silenzi di Bali, nelle passeggiate tra le risaie, nei dialoghi con
me stesso.
Scrivere questo libro è stato come mettere ordine in tutto quello che avevo vissuto e che, fino a quel momento, non avevo mai avuto il coraggio di ascoltare davvero. È stato un atto di verità, prima verso me stesso e poi verso chiunque si sia mai sentito fuori posto, bloccato, in attesa del coraggio di fare un passo nuovo. Se oggi mi definisco scrittore, è solo perché ho deciso di condividere una parte sincera di me con gli altri. E spero che chi leggerà questo libro possa ritrovarsi almeno in una pagina, in un paesaggio, in una scelta che somiglia a una rinascita.
Questo brano tratto dal tuo libro è molto
evocativo. Qual è la genesi della storia, come nasce la necessità di scriverla?
Tutto è nato da un momento sospeso, uno di quelli in cui la vita ti sembra
ferma, e tu con lei. L’estratto che avete letto cattura proprio quell’istante
in cui il mio viaggio ha smesso di essere solo geografico per diventare
profondamente interiore. Era come se il silenzio attorno a me – quello di una
sera in mezzo alle risaie, o di una strada vuota all’alba – avesse cominciato a
parlarmi più di mille voci. Ed è lì che ho sentito il bisogno di scrivere.
Non lo avevo pianificato. La scrittura è arrivata come una conseguenza
inevitabile di ciò che stavo vivendo. Ogni luogo che attraversavo portava con
sé una riflessione, un’emozione nuova, un dubbio o una piccola rivelazione.
All’inizio erano solo appunti sparsi nel telefono o su un taccuino spiegazzato,
ma giorno dopo giorno si sono trasformati in qualcosa di più solido, più
urgente.
Scrivere questa storia è stato il mio modo per non dimenticare. Ma anche
per condividere. Perché in quel disorientamento iniziale, in quell’inquietudine
che mi ha spinto a partire, so che ci si possono ritrovare in tanti. E allora
ho pensato: se il mio cammino può anche solo accendere una scintilla in chi sta
cercando il proprio, allora vale la pena raccontarlo.
Non è stato un atto di coraggio, quanto piuttosto un atto di verità. E scrivendolo, ho capito che a volte non siamo noi a scegliere le storie: sono loro a scegliere noi, nel momento in cui siamo pronti ad ascoltarle.
SINOSSI
Non
era il primo viaggio da solo, e nemmeno il più pianificato.
Bali
era lì, come tante altre mete possibili, scelta più per istinto che per
bisogno. Eppure, è proprio tra le sue risaie, i sorrisi silenziosi della gente
e la lentezza di certe albe che qualcosa è cambiato.
Rinascere
in viaggio è il racconto sincero di un cammino fatto più di ascolto che di chilometri.
Una storia vera, vissuta in prima persona, che non pretende di insegnare nulla
ma accompagna il lettore in un’esperienza profonda, dove ogni tappa del viaggio
esteriore riflette un movimento dentro l’anima.
Non
ci sono verità assolute, ma ci sono domande che iniziano a trovare spazio.
Non
ci sono formule magiche, ma c’è la libertà di riconoscersi vulnerabili.
E
in mezzo, una scoperta potente: a volte basta partire da soli per tornare
diversi, più autentici, forse più vivi.
Questo
libro è per chi sente che qualcosa deve cambiare, ma non sa da dove cominciare.
Per
chi ha bisogno di partire, anche solo con la mente, per ritrovare la propria
direzione.
È un invito, più che un racconto. Un invito ad ascoltare quella voce dentro che troppo spesso mettiamo a tacere.
Emanuele, grazie per averci concesso questa intervista. Ti chiedo di lasciare un tuo pensiero conclusivo ai nostri lettori per invogliarli a seguire le tue pubblicazioni.
Grazie a voi per avermi dedicato del tempo. Se siete arrivati fin qui,
significa che dentro di voi c’è già quella scintilla – quella voglia di
cambiare, partire, scoprirvi, rinascere. Non c’è bisogno di un biglietto per
l’altra parte del mondo per iniziare: basta l’intenzione.
Con “Rinascere in viaggio” ho semplicemente messo nero su bianco un
percorso che, in modi diversi, può appartenere a tutti. È un invito a
concedersi un’opportunità, anche quando sembra tardi, anche quando la paura ci
tiene fermi.
Se le mie parole riescono ad accompagnarvi per un pezzo del vostro cammino,
allora so di aver fatto la scelta giusta a scrivere questo libro. Continuate a
seguirmi: non per trovare risposte, ma per camminare insieme tra le domande.
A presto,
Manu
Lo
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Emanuele
Fagian
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CATERINA
CIVALLERO Consulente alimentare, facilitatrice in Psicogenealogia junghiana,
scrittrice
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