Cecilia Larosa: «'Duci amuri meu' è un brano che dedico alla mia terra, perché la nostra terra racchiude tanto della nostra storia, di quello che siamo»

 


(video) 'Duci amuri meu' è il nuovo brano della cantautrice Cecilia Larosa.

Questa volta Cecilia ci porta nella Magna Grecia con un brano che parla, in maniera simbolica, dell'amore fra Orfeo ed Euridice e per farci fare questo viaggio in maniera totale in Magna Grecia, Cecilia canta in italiano e in calabrese. Il testo della canzone è della poetessa Ilda Tripodi e di Cecilia Larosa, la musica è firmata dalla stessa Larosa e dal maestro Piero Cassano, produttore di altissimo livello ed ex componente dei Matia Bazar. 'Duci amuri meu' quindi nasce dal magico incontro tra musica e poesia, è ispirato al mito di Orfeo ed Euridice, reinterpretato come metafora di un amore che oscilla tra desiderio e distanza, dolcezza e condanna. L'interpretazione di Cecilia Larosa rende questo lavoro ancora più sublime, un'interpretazione intensa e decisa che dà il giusto accento all'atmosfera che si crea nel brano, un equilibrio che è palpabile per tutta la fase d'ascolto. Sento Cecilia, una cantautrice che (per usare le parole di Piero Cassano a commento di un suo post) rappresenta “il buon e vero cantautorato” per farmi raccontare com'è nato questo suo ultimo singolo che anticipa l'album di prossima uscita.

Ciao Cecilia, come stai? Com'è nata l'idea di scrivere questo brano?

«Ciao Antonino, tutto bene, molto entusiasta per questo nuovo brano. Come sai, sono nata in Calabria, a Locri, e sono cresciuta a Vibo Valentia, entrambe due importanti centri culturali della Magna Grecia. Le mie radici affondano in questa terra, rappresentano senza dubbio una parte profonda e viva della mia identità. Questo brano nasce dal desiderio di rievocare immagini, sensazioni ed emozioni che custodisco da sempre. Il mito di Orfeo ed Euridice mi accompagna fin da bambina e in questo brano ho provato a dare voce ai sentimenti di Euridice. Durante la scrittura ho scoperto che la mia terra era anticamente legata al culto di Persefone, elemento che ha rafforzato il legame tra questa storia, la mia terra e la mia interiorità. Così è nata 'Duci Amuri Meu', voce, pianoforte e un amore che non smette di chiamare, anche nel silenzio. Un sussurro che nasce da una storia antica e continua a farsi sentire.»

Ho ascoltato il brano, quando si apre “guardami, sono qui. Ho rubato al tempo per raggiungerti” ti cattura.

«Grazie mille. Era da tempo che avevo l'idea di voler scrivere un brano da dedicare alla mia Calabria, sono molto legata alla mia terra. Per scrivere 'Duci amuri meu' ho passato tanto tempo in studio. Tiravo fuori varie idee, questo brano aveva già una sua struttura musicale, io e Piero (Cassano, nda) abbiamo visto se suonava con una parte in calabrese, a lui l'idea è piaciuta subito, devo ringraziare Piero Cassano perché è stato uno dei più grandi supporter, abbiamo lavorato insieme al progetto. Il brano è nato subito con il ritornello in fake english, in più c'era questo ritornello in dialetto calabrese. Mario Natale ha lavorato fin da subito all'arrangiamento. Pensa che, da un punto di vista musicale, è rimasto nel cassetto per due anni e il suo arrangiamento in qualche modo ha contribuito all'ispirazione completarlo.»

Nello specifico cosa vuoi raccontare con questo nuovo brano?

«Voglio raccontare l'amore, uno dei sentimento più forti che ci spingono ad agire. Sono sempre stata legata al mito di Orfeo ed Euridice da quando avevo dodici anni, ho fatto Epica sia alle medie che al liceo. Pensa che le prime colonie, i primi insediamenti della Magna Grecia sono stati in Calabria. Quando ho pensato di scrivere una canzone in calabrese e di legarla ad un mito greco ho subito capito che dovevo parlare del mito di Orfeo ed Euridice. Nella storia succede che Euridice rimane come un'ombra dietro a Orfeo e poi sparisce, mi sono sempre immedesimata in Euridice. Aggiungici pure che quest'anno ho conosciuto una poetessa calabrese, con lei è nata subito un'alchimia, una scintilla artistica, le ho parlato di quello che avevo in mente e a cui stavo lavorando: i suoi occhi hanno subito brillato. Siamo partite dai miei appunti. Lei mi ha regalato la seconda strofa in calabrese, tutte le ricerche che avevo fatto gliele ho messe in mano.»

Quindi lei si è occupata della parte in dialetto?

«No, il brano lo abbiamo scritto assieme, non ti saprei dire chi ha scritto cosa, è stato un flusso di coscienza ed emotivo. Non c'è una formula per scrivere una canzone, alla fine credo che ci sia qualcosa dentro ognuno di noi, abbiamo una insofferenza che trova una sua forma nelle cose che facciamo, nel mio caso in ogni cosa che scrivo. Ogni artista fa la stessa cosa, c'è un tema conduttore, il mio punto di vista. Scavo dentro di me per scrivere le canzoni, non è semplice. Abbiamo scritto tutto a quattro mani, quando scrivi assieme a un altro autore ti ritrovi ad avere lo stesso senso delle cose. Ho cercato di avere meno filtri possibili, il lavoro è stato più profondo, a volte ti ritrovi a scrivere cercando altre direzioni, ho messo per questo meno filtri.»

Tu che rapporto hai con la tua terra?

«Abito in Calabria, mi chiedono come mai io non mi trasferisca fuori, ma io per scrivere le mie canzoni ho bisogno di scrivere in spiaggia, al mare. È la cosa che maggiormente mi fa sentire viva.Nel mito di Orfeo ed Euridice, l’amore attraversa mondi, distanze e silenzi pur di ritrovarsi. In 'Duci Amuri Meu' il mare diventa un luogo sospeso dove le onde sembrano portare e riportare ciò che amiamo davvero.

Ogni ripresa è un passo verso l’altro, proprio come Orfeo ma senza voltarsi.»

'Duci amuri meu' è un brano complesso, hai dovuto equilibrare la musica col testo sia in italiano che in calabrese. Come sei riuscita a ottenere questo equilibrio? 

«L'arrangiamento era pronto da un bel po', pensa che per la parte di scrittura del testo ci siamo lasciate ispirare dalla musica, il brano ha avuto sempre questa forma. In più stavolta Mario ha aggiunto il coro gospel. Ti dicevo che mi mancavano alcune strofe, avevamo però la linea vocale. Mario ha lavorato su quest'aspetto, avere sotto l'arrangiamento pronto mi ha fatto capire quanto potessi spaziare con la voce. Tutta la parte finale è state istintiva durante la stesura del testo e soprattutto in fase d'incisione.»

Molto interessante la scelta del coro gospel.

«Io sono cresciuta con la musica gospel, avere un coro gospel è tanto di mio, è una cosa che desideravo, ma pensa che non l'ho neanche chiesto, è come se Mario mi leggesse nel pensiero.»

Non poteva mancare il pianoforte, in qualche modo anche protagonista del video. 

«Il pianoforte è il mio migliore amico, pensa che io dovevo essere una pianista classica, poi mi sono innamorata della musica pop e del canto. Il pianoforte però mi serve, è una mia estensione, lo desidero sempre più nei miei arrangiamenti.»

Bellissimo il video, c'è la Calabria fatta di ambienti naturali e di monumenti meravigliosi, il palazzo normanno, il mare, davvero un'atmosfera suggestiva.

«Sono molto legata alla mia terra, proprio per consacrare l'importanza del tempo delle cose, volevo ci fossero diversi scorci della Calabria, almeno che ci fosse un riferimento di ogni provincia, che tutti i calabresi ci si potessero riconoscere e vedere un loro scorcio. Pensa che abbiamo origini greche in ogni monumento, anche nei palazzi medievali ci sono tracce di architettura greca, all'epoca per costruire nuovi edifici venivano usati dei resti archeologici, c'è continuità anche nell'arte, tutto respira di storia. Mi piaceva l'idea che ci fossero tutte queste cose, del resto sono le cose che mi hanno ispirato per scrivere questa canzone. Volevo che per una volta la Calabria fosse vista da un punto di vista positivo. Anche cantare in calabrese mi è piaciuto, quando ero piccola c'era quasi un certo pregiudizio nell'uso del dialetto, oggi si è più legati alle proprie origini e 'Duci amuri meu' è un brano che dedico alla mia terra, perché la nostra terra racchiude tanto della nostra storia, di quello che siamo.»

Antonino Muscaglione

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