Ingrid Carbone: dove la musica incontra la logica. L'intervista

 

Foto di Mihran Kizirian

C’è qualcosa di magnetico nel modo in cui Ingrid Carbone vive la musica: ogni nota sembra nascere da un pensiero, ogni pausa racconta un’emozione. Pianista di respiro internazionale e docente di Analisi Matematica, Carbone è una figura rara, capace di muoversi con naturalezza tra il rigore della scienza e la libertà dell’arte.
Con le sue conversazioni-concerto, ha ideato un formato che unisce il piacere dell’ascolto alla curiosità della scoperta: la musica diventa dialogo, la conoscenza si fa esperienza sensibile. È un invito ad ascoltare con la mente e con il cuore, in un percorso che intreccia logica, intuizione e bellezza.

Reduce da una recente esperienza ad Amman, in Giordania, dove ha portato il suo format con grande successo di pubblico e di critica, Ingrid Carbone conferma la forza universale delle sue conversazioni-concerto, capaci di parlare a culture e sensibilità differenti.

Per il concerto “Italian Composers” ad Amman, in Giordania, recentemente realizzato, hai scelto le composizioni di Domenico Scarlatti. Cosa ti affascina della sua scrittura e come si relaziona con il tuo modo di interpretare?

Inserire tre delle sue 555 sonate nel programma dell’ultimo concerto ad Amman non rappresenta solo un semplice omaggio ai compositori italiani, ma molto di più.
Domenico Scarlatti sta all’Italia come Johann Sebastian Bach sta alla Germania. Scarlatti è una pietra miliare della musica barocca, e le sue sonate sono alla base della formazione di ogni pianista che si rispetti.
Le sfide tecniche ed espressive che Scarlatti è riuscito a presentare ai tastieristi dell'epoca (ed oggi, ai pianisti) formano i musicisti e li preparano per le sfide della musica classica e romantica: non posso neanche immaginare la mia formazione musicale senza Domenico Scarlatti!
La sua musica è per me una scoperta continua, tale è la ricchezza della sua scrittura, la varietà dei piani sonori, l'eleganza del tocco richiesto per ottenere effetti tra i più vari. Mi affascina sin dai primi anni in conservatorio: mi intriga e al contempo mi mette in gioco. Di fronte a uno spartito privo di segni di dinamica e di altre indicazioni, devo iniziare un lavoro di analisi, di studio e di ricerca che mi consente di mettere in campo una gran parte delle abilità tecniche ed espressive acquisite nel tempo.

Foto di Marianna Zupi

Nel selezionare un brano da portare in scena, quanto influisce il tuo lato razionale e quanto quello istintivo? È più una scelta analitica o emotiva?

Da alcuni anni ho deciso di indirizzare il mio repertorio seguendo tre filoni principali: la spiritualità, la natura e la valorizzazione della musica italiana o dedicata all’Italia.
Si tratta di una scelta razionale, che però nasce da una folgorazione: quella di fronte alle trascrizioni lisztiane dei lieder di Schubert su testo di Goethe. Da allora, mi sono dedicata alla musica spirituale di Franz Liszt, ma anche a quella che ha dedicato all’Italia. In questa musica, massimo esempio del periodo romantico, riesco a lasciarmi andare assecondando tutte le emozioni che quella scrittura così dettagliata vuole far emergere.
Alla musica di Schubert ho invece dedicato un album che esprime la mia parte razionale: un’interpretazione “controllata” ma intensa, come era d’uso a quei tempi.
Da ultimo, incuriosita da alcuni spartiti in cui mi sono imbattuta, ho deciso di incidere tutti i 36 brani pianistici di Ruggiero Leoncavallo, praticamente sconosciuti, per accendere i riflettori su un compositore italiano che, a più di un secolo dalla sua morte, era ricordato solo per la sua opera Pagliacci.
La stessa cura e attenzione verso il mio repertorio si ritrova nei programmi dei miei concerti o delle conversazioni-concerto: la scelta dei brani è razionale, perché segue sempre una logica, ma non potrei mai scegliere di eseguire musiche che non mi emozionano.

Raccontaci delle tue “conversazioni-concerto”.

Attraverso gli incontri che chiamo “conversazioni-concerto” porto avanti il mio progetto di divulgazione musicale.
Quello che propongo è un evento unico - non ho concorrenti né in Italia né all’estero - in cui l’inquadramento storico, letterario e pittorico mi aiuta a guidare il pubblico verso un ascolto consapevole.
Tutto ciò è possibile, e con qualsiasi pubblico, perché mi avvalgo di esempi al pianoforte attraverso i quali gli ascoltatori comprendono i punti essenziali e li ritrovano poi, alla fine, nella mia interpretazione dei brani. Fornisco suggestioni, idee, colori e immagini che sono frutto del mio personale percorso di studio e di ricerca, alimentato dalle mie capacità logico-deduttive sviluppate grazie all’insegnamento della matematica.
È un format che ho iniziato a presentare nel 2019, al mio ritorno da una tournée in Cina: proprio lì ho compreso quanto fosse importante comunicare la musica attraverso il racconto personale. Ha funzionato in Cina - e mi sono detta: perché non dovrebbe funzionare anche in Italia e in Occidente? Così è stato.

Foto di Marianna Zupi

Ci sono nuovi appuntamenti in Italia a cui sarà possibile partecipare?

Fino alla fine dell’anno ci sarà un appuntamento al mese. Ieri, il 10 novembre, sono stata a Cagliarie per una conversazione-concerto nell’ambito del Festival della Scienza, con un evento dal titolo Intrecci di Musica e Matematica, che prevedeva... anche una mia presentazione in PowerPoint per sottolineare alcune recenti ricerche di neuroscienze.
Il 4 dicembre, invece, sarò a Siena, ospite dell’Università, nell’ambito di un convegno internazionale di matematica organizzato per festeggiare gli 85 anni del mio caro amico e collega tedesco Rainer Nagel. In quell’occasione terrò una conversazione-concerto in inglese.

Fattitaliani

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