Intervista a cura di Domenico Carriero
E’
uscito il nuovo singolo di Campi, “Riparare”, realizzato con il sostegno del
MiC e di SIAE, nell’ambito del programma “Per Chi Crea”.
"Riparare"
è un brano intenso che cresce in dinamica, mescolando delicatezza e forza, e affronta il tema
dei legami e della fragilità. È un invito a custodire e ricucire, piuttosto che
buttare o rompere. In una società che consuma e sostituisce tutto, scegliere di
riparare - sia oggetti che rapporti - diventa un atto di resistenza e cura.
Campi, dopo “Tutto a posto” arrriva il nuovo singolo “Riparare” è il tuo nuovo singolo. Cosa dobbiamo riparare?
“Tutto a posto” è stato il primo capitolo di questo lavoro, di questa musica che sto facendo, in cui appunto appena mi sono rimesso a scrivere per me. Poi mi sono chiesto cosa in questo mondo, in questo contesto, vada salvaguardato e in che modo. “Riparare” è un tassello importante, è una canzone molto sentita in questo senso ed è una canzone che parla di fragilità, di cura, delle cose e delle persone che vale la pena tenere insieme invece di buttare via. E’ un invito a rallentare e dare attenzione a quello che conta davvero. L'atto di riparare invece di sostituire, di buttare via, credo che sia un piccolo atto rivoluzionario in questo mondo, in questo momento in cui tutto si consuma troppo velocemente.
Noi abbiamo una tendenza, in generale, a usare e poi non riparare e buttare direttamente. Vale solo per gli oggetti?
Sì, noi tendiamo molto a sostituire in tutti i frangenti, è un
approccio non solo verso gli oggetti, ma anche verso i rapporti e le relazioni.
Una cosa che mi ha fatto molto riflettere è un po' anche il fatto che nelle
relazioni entra in campo molto l'utilità. Mi rapporto a una persona in base a
quanto mi può essere utile. E poi, quando non è più utile mi comporto
diversamente, a prescindere dal rispetto.
“Riparare” va proprio nel lato opposto, cioè che le cose più preziose, le cose più importanti hanno bisogno di cura e di fatica. E quella fatica è quella che oggi tolleriamo meno. E quindi, appena c'è un problema, si tende a sostituire tutto.
“Riparare”, “Tutto a posto” e i brani a venire hanno qualcosa che li accomuna?
Queste canzoni sono vari tasselli di un progetto più ampio. Ogni canzone mi piacerebbe che avesse un tassello, una piccola forma di resistenza, a suo modo, e raccontare un aspetto di reazione, o almeno per quello che è il mio sentire.
Ora che abbiamo effettivamente molta offerta cantautorale in Italia, quale è secondo te lo stato di salute del cantautorato italiano e soprattutto verso dove sta andando quello giovanile?
È una domanda particolare, interessante, nel senso che è difficile
dare un punto di vista. Abbiamo talmente tanti bombardati di musica da tutte le
parti che dire di preciso in che direzione sta andando si fa fatica a dirlo. Lo
scorso Festival di Sanremo ha messo in luce un ritorno al cantautorato, un
ritorno che io già conoscevo. Credo proprio che ci sono talmente tante
personalità cantautoriali che l'unico
modo per costruire qualcosa è quello di fare squadra perché nessuno può farcela
da solo.




