Nove, padre Gabriel Romanelli: Quello che si vede è ancora più distruzione

 


“Penso che la tregua stia tenendo quell'attentato nel sud e tutti i bombardamenti. Ci sono stati tanti bombardamenti, ancora non si sa il numero esatto delle persone uccise, ma pure a noi ci hanno informato che, ad esempio, il valico del sud dovrebbe riaprire domani per l'aiuto umanitario, quindi quello è un segno che ancora la tregua resista e speriamo che resista e che sia il primo passo verso la fine della guerra”. – così Padre Gabriel Romanelli, parroco di Gaza.
 
Sulla situazione a Gaza adesso che i giornalisti non vi hanno accesso: “Sono uscito più di una volta nonostante siamo a quasi 100 metri della linea gialla quindi dal limite dove c’è l'esercito. L'esercito si è ritirato dal 47 per cento della superficie della Striscia. Quello che si vede è ancora più distruzione. C'è una zona che si chiama Nasser è quasi tutta distrutta ora, il quartiere del Sud pure, c’è molta più distruzione di quello che si vedeva un mese fa quando sono andato fuori l'ultima volta, pur non essendoci la tregua per necessità noi uscivamo comunque […] Ci sono pure delle milizie, delle mafie, molta violenza in città. Tiene un po' l'ordine interno la polizia di Hamas perché altrimenti sarebbe davvero un caos”.
 
Sulla possibilità che Hamas restituisca le armi: “Lo vedo difficile però allo stesso tempo una cosa che fa pensare in positivo è che non soltanto gli Stati Uniti ma soprattutto l'Egitto con Qatar e Turchia si sono messi come garanti e questo mai si era visto. Non penso che loro hanno dato il loro placet per una cosa temporanea come le altre tregue, gli altri ‘cessate il fuoco’. E poi perché penso, almeno dal sentimento generale - non soltanto della società palestinese, particolarmente a Gaza, ma pure della società israeliana -  tutti sono stanchi, sono stufi di questa guerra che sta distruggendo di tutto, già ha distrutto tanto, già costerà tanto. E quindi, e non parlo soltanto a livello materiale, fisico, ma pure morale, vedo come una stanchezza generalizzata, allo stesso tempo una voglia di dire basta, arriviamo a un punto. Le persone qua già da tempo non vogliono sentire più parlare della guerra”.
 
Sugli aiuti umanitari: “Gli aiuti arrivano pochi, al nord soprattutto. Noi abbiamo avuto la fortuna che pure in questi giorni ci è riuscita la Chiesa, come sapete il Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pier Battista, veramente si è messo a lavorare dal primo giorno, già prima della guerra aveva sempre molto a cuore l'aiutare tutte le persone che possiamo aiutare. Per quanto riguarda noi continuiamo ad aiutare migliaia di famiglie, pure con cose semplici, però sono cose semplici che non si vedevano prima, come un sacchetto con 8 kg di verdura e frutta, che è una cosa straordinaria perché la frutta o la verdura non c'erano o  erano a  un prezzo incredibile…per tanto tempo un chilogrammo di verdura era circa 100 euro un chilogrammo adesso si è abbassato, si sono abbassati i prezzi però comunque sono alti e le persone non hanno contanti perché non ci sono le banche , non soltanto sono chiuse, sono distrutte le banche.
 
Sulle nuove generazioni che sono cresciute solo con la guerra e che devono imparare a vivere nella normalità: “Sì, è molto difficile ma non impossibile. Noi per esempio abbiamo tre scuole, ora piene di rifugiati, due sono state bombardate diverse volte. Lì noi avevamo più di 2250 alunni, il 90% musulmani, oltre alla comunità cristiana. Gli alunni si formavano quindi sui valori umani, sui valori di rispetto, della libertà […] Noi in questo momento non siamo in grado di riaprire e questo anno non sappiamo come faremo, con la maggior parte delle scuole che sono state distrutte”.
 
Su quello che si può fare nel concreto per aiutare: “Più di diecimila bambini sono stati uccisi in questa guerra e non perché lo dica Hamas, ma perché lo dicono le statistiche, la realtà è così […] . Quindi come aiutare? Beh, chi è credente che preghi, che preghi di più. In prima persona io devo pregare di più, e meglio. Offrire pure il sacrificio spirituale. Poi l'aspetto morale, parlare di pace, si deve parlare di giustizia, difendere la giustizia con tutti i mezzi etici perché altrimenti non si può sanare un'ingiustizia con un'altra ingiustizia. Non soltanto il fine deve essere onesto, lo abbiamo studiato in etica, devono essere etici pure i mezzi, moralmente buoni. E poi aiutare materialmente. Io consiglio sempre il mercato latino di Gerusalemme perché Patriarca ha dimostrato veramente che fa il possibile per aiutare a decine di migliaia di famiglie”.
Fattitaliani

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