Cabrio e Il Cile, “Dylan Dog” tra atmosfere noir e introspettive. L'intervista di Fattitaliani

Intervista a cura di Domenico Carriero

Il titolo del nuovo brano di Cabrio feat. Il Cile, “Dylan Dog”, richiama l’omonimo celebre personaggio del fumetto italiano, simbolo di mistero e introspezione. Il brano utilizza questa immagine come metafora per esplorare i temi dell’identità, della ricerca interiore e dei lati oscuri dell’animo umano, raccontando una storia di emozioni complesse e riflessioni personali. Questo testo è una sorta di dichiarazione d'amore in chiave noir, che prende come universo simbolico quello di Dylan Dog, mescolando riferimenti diretti al fumetto con emozioni personali e ricordi. È la storia di un amore vissuto come un'indagine gotica, piena di enigmi e ombre, dove la donna amata è allo stesso tempo musa, mistero e pericolo. Il mondo di Dylan Dog serve da lente per raccontare un sentimento reale, intenso e tragico, mescolando malinconia, passione e un gusto per il dramma esistenziale.

 

Cabrio, questo progetto nasce realmente da un tuo contatto a Lorenzo “Il Cile” sui social?

Sì, tutto vero, tutto vero. Abbiamo usato i social nella maniera più genuina e quindi ho detto “vediamo quello che può succedere”. Ovviamente conoscevo il repertorio di Lorenzo e “chi meglio di lui?” Anche perché, ascoltando i suoi pezzi, ci sono spesso riferimenti a “cose da nerd”.

Il Cile, effettivamente di collaborazioni ne hai avute tante se pensiamo ad esempio a quelle con Club Dogo, Clementino, J-Ax, Grido. Come fai a riconoscere l'autenticità di una richiesta di collaborazione?

In primis col modo. Con Cabrio è stato proprio tutto naturale e stessa cosa avvenne con J-Ax, che mi scrisse sui social, quando decidemmo di fare “Maria Salvador”.  Mi chiese se avessi avuto voglia di cantare il ritornello di una canzone. Mi mandò la base di “Maria Salvador” senza ritornello; a quel punto feci il ritornello e poi è andata come è andata. Quindi io sono dell'idea che certe cose, se nascono, nascono perché non c'è una macchinazione. Le cose forzate non vengono mai, non sono molto digeribili.

Cabrio, in un’altra intervista hai detto che questo progetto è una nuova ripartenza più che la fine di un percorso….

Intendo che nell'ultimo periodo di Cabrio ho parlato spesso dei fatti miei, non perché andasse di moda anche perché Pezzali lo faceva, parlava dei fatti suoi e tutti si rispecchiavano nei suoi brani. Probabilmente quella è stata la mia scintilla perché mentre prima non facevo cose banali, ma comunque meno introspettive, adesso faccio delle cose dove anche gli altri si possono rispecchiare tranquillamente. Ho voluto aprire questo periodo che comunque è un continuo del periodo precedente. A me piace sempre parlare in maniera nerd anche negli altri brani, anche nei riferimenti. Quindi, questo periodo è un'evoluzione del mio percorso, in maniera graduale.

Il Cile, tu non sei nuovo ad usare dei riferimenti a Dylan Dog nella tua musica. Pensiamo ad esempio al tuo ultimo cd “La fate facile”….

Esatto, i brani “Quando la città dorme” e “Il lungo addio” sono due titoli che ho preso in prestito da Tiziano Sclavi. Il Dylan Dog di Sclavi è quello che a me ha cambiato la vita, essendo nato negli anni ’80: lo trovavo in casa dato che lo leggeva mio padre, e dopo, quando hai magari più di vent'anni, capisci tutte le citazioni. Personalmente da ragazzino ho vissuto Dylan Dog proprio come una grande esplosione di cultura popolare.

Dylan è stato sempre molto affascinato dal mondo femminile. Qual è il profilo di donna che esce fuori, invece, da questo vostro brano?

Cabrio: il profilo di donna che esce da questo brano è quello di una donna misteriosa, lo stesso mistero che si evince dall’arrangiamento. Ho ripreso un po' gli anni ottanta e un velo cupo nell'arrangiamento. Questa donna misteriosa ha finalmente mandato in pappa Dylan, anche se lui è sempre preso dalle belle donne.

Il Cile: io mi sono lasciato trasportare dalla narrazione di Cabrio. Lui mi ha mandato la sua strofa e, calandomi più nel citazionismo, mi sono inserito in questa narrazione. Nel brano c’è il mistero e la sospensione un po' dolorosa di un amore finito che però è necessario, come sempre, per questa catarsi, per questo compimento generale della canzone. 


Fattitaliani

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