Stefano De Martino, critiche e invidie: ma la rimonta è solo questione di tempo. La (non) polemica che non serve

 


di Giovanni Zambito - Dopo la critica di Aldo Grasso su Stefano De Martino, definito “sopravvalutato”, è inevitabile aprire un ragionamento più ampio su come certi giudizi vengano dati con una leggerezza sorprendente, specie quando colpiscono chi, semplicemente, si sta facendo strada.

Grasso ha tutto il diritto di dire la sua, per carità, ma quando si tratta di De Martino, sembra che certi commentatori siano pronti a colpirlo al primo passo falso. Certo, De Martino è un volto ancora in evoluzione, deve crescere, trovare una sua cifra definitiva, ma da qui a trattarlo come il simbolo della tv che non funziona ce ne passa. 

La verità è che Grasso - e non solo lui - ha una certa fissazione per pochi eletti, e tra questi, ovviamente, Fiorello, che ormai viene celebrato dalla stampa anche quando si limita a fare battute che a malapena strapperebbero un sorriso in una cena tra amici. Nessuno mette in discussione il talento di Fiorello, ma l’atteggiamento per cui ogni altro conduttore deve essere misurato col suo metro diventa sterile, se non ingiusto. 

Stefano De Martino, dal canto suo, non ha mai preteso di essere il nuovo Fiorello. Sta portando avanti una carriera con coerenza, stile, impegno. Affari Tuoi è un format fortissimo, certo, ma lui ci ha messo del suo. E qui arriva il paragone con Gerry Scotti, che francamente lascia un po’ il tempo che trova. Con tutto il rispetto per Scotti, simbolo di una televisione storica e rassicurante, è evidente che oggi non rappresenta più un modello di rinnovamento. È lì, fa il suo, senza sorprese, senza rischi. 

De Martino, invece, è movimento, è espressività, è presenza. E anche il fisico ha il suo peso in tv: lo si guarda volentieri, è armonioso nei movimenti, curato, elegante. Non si può ignorare che oggi, nel linguaggio visivo della tv, anche l’estetica gioca una parte. Sulle qualità televisive poi si aprirebbe un capitolo infinito, ma diciamocelo: davvero vogliamo continuare a parlare di qualità in un sistema che premia programmi dozzinali, che rincorre lo share con qualsiasi mezzo e che osanna qualsiasi cosa “faccia numeri”? 

In questo contesto, accanirsi su De Martino pare più un sintomo di frustrazione o, peggio, di invidia. Perché in fondo è questo: De Martino dà fastidio. È giovane, è bello, è in forma, si muove con naturalezza e ha quel tipo di presenza che oggi pochi hanno. Non è ancora perfetto? E quindi? Nemmeno gli altri lo sono. Ma per qualche strano motivo, quando si tratta di lui, il giudizio arriva sempre tagliente, definitivo, come se ci fosse un fastidio sotterraneo nel vederlo lì, in prima serata, a suo agio. Forse dovremmo ammetterlo: dà fastidio perché rappresenta qualcosa che altri hanno perso da tempo - freschezza, agilità, spontaneità. 

E allora smettiamola con questi attacchi mascherati da analisi. De Martino sta facendo il suo percorso, merita il tempo di crescere, e no, non sarà Fiorello, ma nemmeno ne ha bisogno. 

E per chi parla già di flop, calma: con il ritorno in autunno del ciclo regolare di Affari Tuoi, la rimonta su La Ruota della Fortuna sarà inevitabile. Perché si può discutere su tutto, ma il pubblico alla lunga sa da che parte stare.

Fattitaliani

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