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dal sito giunirusso.it |
Oggi Giuni Russo avrebbe festeggiato il suo 74° compleanno.
Un’occasione non solo per ricordare una voce straordinaria della musica italiana, ma per riflettere su un percorso artistico unico, spesso ostacolato dalle logiche delle case discografiche e segnato da scelte coraggiose, mai convenzionali.Il grande pubblico la ricorda soprattutto per Un’estate al mare, brano che nel 1982 la consacrò nell’immaginario collettivo come interprete leggera e ironica, regina delle radio estive. Ma dietro quel successo, che pure le aprì la strada, si celava un paradosso: l’etichetta del “tormentone” si trasformò in una gabbia difficile da scrollarsi di dosso. Giuni Russo non era solo quella canzone: era un’artista inquieta, visionaria, alla ricerca costante di nuovi orizzonti sonori.
Determinante fu l’amicizia e la collaborazione con Franco Battiato, altro spirito libero che comprese la sua natura artistica e la incoraggiò a esplorare territori lontani dal pop convenzionale. Insieme firmarono pagine memorabili, capaci di coniugare sperimentazione e melodia, spiritualità e ricerca vocale.
Indimenticabile anche la parentesi folle e brillante di Adrenalina, duetto con Rettore. Eppure, al concerto "Voci parallele" in memoria della cantautrice siciliana, Rettore non è stata invitata o quanto meno non c'era: al suo posto, Adrenalina è stata interpretata da Rita Pavone, non così adeguatamente, diciamocelo.
La grandezza di Giuni Russo resta intatta. La sua voce, capace di estensioni rare, era uno strumento elastico, in grado di passare dalla leggerezza pop a vette liriche e spirituali. Non si accontentò mai della superficie: cercava la profondità, sperimentava, si muoveva con naturalezza fra musica colta, elettronica, jazz e canto sacro. Una modernità che ancora oggi sorprende e che l’ha resa un’artista fuori dal tempo.
Ricordarla nel giorno del suo compleanno significa celebrare non solo un talento vocale eccezionale, ma soprattutto una donna che ha saputo difendere la sua libertà creativa, pagando il prezzo dell’isolamento ma lasciando in eredità un repertorio luminoso, da riscoprire senza pregiudizi.
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