di Giovanni Zambito - Il nuovo singolo di NeroLuce, “L’estate è un attimo”, racconta l’equilibrio fragile tra amore e routine quotidiana, tra passione e abitudine. L’artista ci conduce in un viaggio emotivo, fatto di luci e ombre, esplorando la complessità dei sentimenti e la bellezza delle esperienze fugaci che segnano la vita. Nell'intervista concessa a Fattitaliani NeroLuce ci racconta la genesi del brano, le scelte sonore che ne accompagnano il racconto e il percorso artistico che lo ha portato a diventare uno dei nomi più originali della scena pop-indie italiana.
Il tuo nuovo brano racconta una storia di amore e routine: com’è nata l’idea di scrivere questo pezzo?
Questa canzone è nata da una riflessione sulla mia relazione, ma anche da tante chiacchiere con amici o persone incontrate al bar. Non riesco a sopportare l'idea che un rapporto, con il tempo, si riduca a una serie di gesti fatti per "senso del dovere", senza più vera complicità. Nel pezzo dico che "non basta fare sesso in modo romantico il sabato sera"; è un po’ come timbrare il cartellino e, secondo me, non basta per tenere in piedi una coppia. È ovvio che la routine, dopo tanti anni, fa parte della relazione, ma se prende il sopravvento, allora siamo fottuti. Partita finita, ognuno a casa propria.
Musicalmente il brano alterna passione ed evanescenza, proprio come l’amore che racconti. Come hai lavorato con le sonorità per rendere questa dualità?
Abbiamo lavorato con il produttore Finnico, basandoci sul concetto di NeroLuce, ovvero l'equilibrio tra gli opposti. Il nostro obiettivo era tradurre questa visione artistica in musica: il sound del pezzo è stato costruito proprio per rappresentare questo bilanciamento, un'armonia fatta di luci e ombre, di pieni e vuoti.
Per te l’amore è “un’altra cosa” rispetto alla routine: cosa significa davvero vivere un amore autentico?
Non posso definire l'amore autentico con la ragione, perché è un sentimento che nasce dall'inconscio. Ma so per certo cosa non è. L'amore non è trascuratezza, non è abitudine, non è svogliatezza e, soprattutto, non vive nello stato di comfort. Spesso, per capire se stai amando davvero, devi avere il coraggio di uscire dal tuo stato di comfort. Ed è proprio in quel momento che tutto si confonde, come dico nella canzone: "La luce confonde, quando esci fuori dal buio". Ma prima o poi ci devi fare i conti.
L’estate è usata come metafora: esplode e poi finisce in un attimo. Qual è il tuo personale rapporto con l’estate e con il suo significato simbolico?
Non amo l'estate! Ma adoro la potenza d'urto delle cose fugaci che ti esplodono tra le mani, anche se durano pochissimo. Quel senso di saliscendi, come sulle montagne russe, mi fa sentire vivo. Certo, perdo l'equilibrio, ma ne vale la pena.
Nel tuo nome d’arte, NeroLuce, convivono due opposti. Cosa rappresentano per te e come entrano nella tua musica?
Il concetto di NeroLuce, l'equilibrio tra gli opposti, mi appartiene in modo profondo. Non è un ruolo che interpreto o una forzatura, ma una dicotomia che fa parte di me e che entra nella mia musica in maniera del tutto spontanea. Uso la mia voce come uno strumento per creare contrasti. Posso passare da un timbro profondo, quasi maschile, a uno sottile e acuto, come quello di una donna. Si può notare ascoltando “Alessia”, uno dei miei brani, dove questo gioco di contrasti emerge chiaramente. Ti racconto un aneddoto: quando uscì "Alessia", durante le interviste mi chiedevano sempre: "Chi è la donna che canta con te? Perché non hai menzionato il featuring?" La mia risposta era sempre: "Non c'è nessun featuring, sono sempre io, è la mia voce". Questo aneddoto spiega molto del nostro modo di lavorare. In studio mescoliamo e fondiamo sonorità diverse, proprio come faccio con la mia voce, cercando sempre di raggiungere un equilibrio perfetto, almeno per noi.
Hai vissuto tappe molto diverse: dal Conservatorio a Sanremo, fino al busking nelle strade di Milano. C’è un momento che consideri decisivo per la tua crescita artistica?
Ogni momento e nessun momento. La parola “decisivo” in generale mi mette un po' in difficoltà; tutta la mia vita è in costante movimento, le cose accadono! Sta a noi recepirle come punti cardini “decisivi” o meno, rispetto all’importanza che gli diamo. Ma mi piace pensare ad un unico lungo viaggio. Per lo stesso motivo non uso mai parole come "ricominciare" o "ripartire": io vedo tutto come un unico grande flusso.
Il tour sull’autobus scoperto in Sicilia è un’idea davvero originale: che ricordo hai di quell’esperienza?
Traumatica. È stato molto impegnativo organizzarlo, penso fosse la prima volta che venisse realizzato qualcosa di simile e quindi anche gli enti comunali non erano pronti. Sapevo già che a breve sarei partito per Milano e volevo salutare la mia città natale organizzando qualcosa di bello, un mega saluto. Non credo però che il mio intento sia stato percepito esattamente come volevo, e questo un po’ mi spiace.
A Milano hai incontrato Umberto Iervolino, che ha creduto nella tua visione musicale. Quanto è importante per te avere un produttore che comprenda davvero la tua poetica?
Il produttore è una figura fondamentale. Io lo paragono a un sarto: i sarti hanno il potere di esaltare le tue forme creando un vestito su misura; il produttore ha il compito di esaltare la tua visione e il sound, a patto che parliate la stessa lingua.
Hai condiviso il palco con grandi artisti italiani. Quali incontri hanno lasciato il segno nel tuo percorso?
Ho avuto la fortuna di condividere il palco con veri capisaldi della musica italiana, come Davide Van De Sfroos e i Modena City Ramblers. Da loro ho avuto conferma che i più grandi artisti sono anche i più umili. Un aneddoto in particolare mi ha segnato: dopo aver aperto un concerto di Omar Pedrini, lo rincontrai mesi dopo a Milano, mentre suonavo come busker. Omar si fermò, mi riconobbe e improvvisammo insieme “Sole Spento”. Il fatto che un artista del suo calibro si sia messo in gioco in quel modo, senza filtri, non è cosa da tutti.
Nei tuoi testi ricorrono i temi della resilienza e della rinascita: sono riflesso di esperienze personali?
I temi delle mie canzoni mi appartengono in modo profondo. Il mio metodo di scrittura funziona così: lascio che il flusso di coscienza mi guidi e solo rileggendo riesco a capire ciò di cui volevo parlare inconsciamente. A quel punto inizio a lavorare al brano. A volte attingo dalle mie esperienze personali, altre volte prendo in prestito quelle degli altri... ma ovviamente non lo sapranno mai!
Quali nuove sonorità o contaminazioni musicali stai esplorando in questo periodo?
Ascolto tantissima musica, non solo per piacere, ma anche per studio. Di recente ho iniziato una pratica che chiamo "ascolto indotto": metto le cuffie e lascio andare in loop, per tutta la notte, album di artisti come Sia, Billie Eilish, Venerus, Ernia o Maria Antonietta. Piano piano mi addormento e la musica continua a entrare nella mia mente. Durante il sonno assorbo melodie, armonie e suoni, che poi uso come ispirazione nelle mie canzoni. Ovviamente ci metto la mia visione, le mie melodie e il mio sound, ma attingere dagli altri è fondamentale.
L’estate è un attimo segna un nuovo capitolo: possiamo aspettarci un album o altri singoli a breve?
L’estate è un attimo fa parte di un flusso. Nelle prossime settimane usciranno altri tre singoli che, come tappe di un viaggio, ci condurranno all'uscita dell'EP.
Nel nome NeroLuce è racchiusa l'essenza stessa della sua musica: un'arte che nasce dalla tensione tra gli opposti. Trasforma questo contrasto fondamentale nella sua cifra stilistica e narrativa. Il suo percorso musicale inizia con una solida formazione in Conservatorio, raggiunge l'ammissione all'Accademia del Festival di Sanremo e l'accesso alle finali di Sanremo Rock. Firma il primo album da cantautore, “Più di un sogno”, con l’etichetta Alza la Voce di Rodolfo Banchelli. Segue un tour nazionale che lo porta a condividere il palco con artisti come Mario Venuti, i 99 Posse e Paola Turci.
Si trasferisce a Catania dove incide il secondo album, “ZeroLuce” (Rinosky Music), e vive per due anni nel retro di un pub pur di inseguire il suo sogno. L’album viene promosso attraverso un originale tour, suonando a bordo di un autobus a due piani scoperto che tocca diverse città della Sicilia. Stabilitosi a Milano, trasforma la strada nel suo palcoscenico principale attraverso un'intensa attività di busking. Qui viene notato dallo showman Paolo Pilo, fino all'incontro decisivo con il produttore Umberto Iervolino, che ne comprende la visione diventandone editore e produttore.
Parallelamente al lavoro in studio, NeroLuce coltiva un’intensa attività live che lo porta a suonare nei più importanti club e festival italiani e ad esibirsi al fianco di artisti come Davide Van De Sfroos, Achille Lauro, Modena City Ramblers, Omar Pedrini, Federico Poggipollini, Meganoidi e Pier Cortese. Oggi NeroLuce continua a raccontare storie di resilienza e rinascita, fondendo sonorità pop e indie in un linguaggio del tutto personale.
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