Europa in Bilico: la fragilità della retorica di von der Leyen

 

Wikipedia

"La politica è l'arte di rendere possibile ciò che è necessario."  Otto von Bismarckl

Il 10 settembre 2025, Ursula von der Leyen ha pronunciato il suo discorso annuale sullo Stato dell’Unione al Parlamento europeo di Strasburgo. In un contesto geopolitico segnato da conflitti e sfide interne, il suo intervento ha suscitato reazioni contrastanti. Mentre alcuni hanno lodato la fermezza delle sue posizioni, altri hanno sollevato critiche riguardo alla coerenza e all'efficacia delle sue proposte.

Uno degli aspetti più discussi del discorso è stata la proposta di sanzioni contro Israele. La presidente ha annunciato l'intenzione di sospendere parte dell'accordo commerciale UE-Israele, congelare fondi bilaterali e introdurre misure contro ministri e coloni ritenuti responsabili di violenze. La giustificazione ufficiale si fonda sulla presunta violazione dei diritti umani e sull’uso della fame come strumento di guerra. Tuttavia, la proposta ha incontrato resistenze tra gli Stati membri, tra cui Germania e Ungheria, e la difficoltà di ottenere una maggioranza qualificata rende incerta l’attuazione. La critica principale qui riguarda proprio la discrepanza tra le intenzioni dichiarate e la possibilità reale di attuazione, che rischia di trasformare la misura in un gesto più simbolico che operativo.

Altro tema centrale del discorso è stato il cosiddetto “prestito di riparazione” per l’Ucraina, destinato a essere finanziato con i beni russi congelati nell’UE. L’idea dichiarata era di fornire risorse immediate per la difesa ucraina, con l’impegno di rimborso subordinato al pagamento delle riparazioni da parte della Russia. Tuttavia, il piano appare privo di dettagli concreti sulla sua struttura finanziaria, sui meccanismi di erogazione e sulla sostenibilità a lungo termine. Inoltre, non è stata affrontata la complessità diplomatica legata all’utilizzo dei beni russi, un aspetto che potrebbe generare tensioni legali e politiche tra gli Stati membri e con Paesi terzi. Questa mancanza di chiarezza ha alimentato le critiche secondo cui la proposta rischia di restare un concetto astratto, privo di reali possibilità di attuazione.

Nel suo intervento, von der Leyen ha inoltre insistito sulla necessità di un’Europa unita nella “lotta per il nostro futuro”, sottolineando il ruolo strategico dell’UE in un mondo sempre più competitivo e instabile. Tuttavia, la retorica di forza e determinazione non è stata accompagnata da strategie chiare e concrete per affrontare le divisioni interne, economiche e sociali. Problemi pressanti come la povertà crescente, l’emergenza abitativa, l’aumento del costo della vita e le difficoltà del mercato del lavoro sono stati solo menzionati marginalmente, senza una proposta di soluzione strutturata. Per molti osservatori, questo rappresenta un esempio evidente di come la retorica possa apparire più propagandistica che pragmatica, rischiando di distogliere l’attenzione dalle sfide reali dell’Unione Europea.

Un altro punto critico riguarda la coerenza tra parole e azioni. Mentre nel discorso von der Leyen ha sottolineato l’impegno per i diritti umani, la giustizia e la pace internazionale, le azioni concrete della Commissione spesso non riflettono questa stessa determinazione. L’incertezza sull’attuazione delle sanzioni contro Israele, così come la vaghezza del prestito per l’Ucraina, mette in luce una distanza significativa tra la retorica politica e la realtà delle decisioni praticabili. Questo squilibrio mina la credibilità della leadership europea e fa emergere la percezione di un’UE che parla di valori condivisi, ma che fatica a tradurli in risultati tangibili.

Inoltre, la gestione delle divisioni interne all’UE rappresenta un punto debole evidente. Le divergenze tra Stati membri su questioni fondamentali, dalle sanzioni internazionali alla gestione dei flussi migratori e alla politica energetica, rivelano un’assenza di visione comune e di strumenti efficaci per superare i contrasti. In questo contesto, le dichiarazioni di von der Leyen, seppur retoricamente potenti, rischiano di apparire isolate rispetto alla complessità politica e diplomatica reale.

In sintesi, il discorso di Ursula von der Leyen mette in evidenza la fragilità della leadership europea nel tradurre ideali e dichiarazioni in azioni concrete. Se da un lato il discorso ambiva a mostrare un’Europa forte, unita e determinata, dall’altro le lacune nella pianificazione, la vaghezza di alcune proposte e la difficoltà di ottenere consenso tra gli Stati membri evidenziano i limiti della strategia attuale. La critica più severa riguarda la distanza tra ambizione dichiarata e capacità reale di attuazione, che rischia di trasformare la retorica in un esercizio vuoto, incapace di affrontare efficacemente le sfide geopolitiche, economiche e sociali del continente.

Il futuro dell’Unione Europea appare così segnato da una tensione tra visione ideale e realtà politica, dove il peso della retorica deve necessariamente confrontarsi con la concretezza delle decisioni e con la complessità delle relazioni internazionali. Fino a quando questa distanza non verrà colmata, le dichiarazioni di von der Leyen, per quanto ambiziose, rischiano di rimanere più simboliche che operative, evidenziando la necessità di una leadership più pragmatica, coerente e in grado di trasformare le parole in risultati tangibili.

Carlo Di Stanislao

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top