Carla Magnani, con "Delitti sulla Costa degli Etruschi" il mio debutto nel giallo. L'intervista



Un serial killer silenzioso, una freccia come arma inusuale per dare la morte assurta a simbolo di tutta la malvagità umana, un capitano dei Carabinieri tormentato da una memoria eccezionale e dalla propria storia familiare: Delitti sulla Costa degli Etruschi è il nuovo libro di Carla Magnani, edito da Bertoni Editore e disponibile nelle librerie e negli store online.

Con queste pagine, l’autrice toscana trapiantata in Lombardia affronta per la prima volta il genere giallo, portando il lettore tra le suggestive atmosfere della costa tirrenica e di San Vincenzo.

Il protagonista è Gesualdo Forleo, capitano dell’Arma, uomo comune segnato da un passato difficile e da un dono che è anche maledizione: una memoria prodigiosa. Mentre è sul punto di lasciare il servizio, si trova coinvolto in un’indagine complessa e angosciante: quattro persone sono state uccise con frecce costruite secondo tecniche tradizionali Sioux. Una psicologa dell’Unità per l’Analisi del Crimine Violento lo affiancherà, dentro e fuori l’indagine.

Dopo due romanzi e una raccolta di racconti brevi l’ultimo tuo libro Delitti sulla Costa degli Etruschi è un giallo: perché questa scelta?

Sicuramente perché amo mettermi alla prova, confrontarmi con generi diversi e il giallo rappresenta un’ottima occasione: richiede particolare cura, occorre documentarsi, e inoltre mi appassiona come lettrice e spettatrice di film e serie televisive. In passato era una scrittura considerata minore ma, per fortuna, con il tempo, è stata rivalutata e conta validi autori.

Hai quindi degli scrittori preferiti?

La Vargas al femminile e Simenon al maschile sono quelli che sento più vicini perché prediligono l’introspezione psicologica e utilizzano uno stile attento alle parole, allo sviluppo dei personaggi. Elementi per me indispensabili.

Come è nata l’idea di ambientare l’indagine sulla Costa degli Etruschi?

Ho sentito l’esigenza di un’ambientazione in luoghi a me familiari e molto cari. Essendo nata e vissuta per molti anni a Piombino, ma volendo inserire la storia in un paese vicino e più piccolo, dove la vita sembra scorrere senza scosse, San Vincenzo mi è sembrato particolarmente adatto. Inoltre la Costa degli Etruschi, quella che va dal promontorio di Piombino a Livorno e che deve il nome per le necropoli etrusche presenti tra il golfo di Baratti e Populonia, ha tutte le peculiarità, storiche e paesaggistiche, che la rendono perfetta 


Il protagonista, Gesualdo Forleo, è un capitano dei Carabinieri. Ti sei ispirata a qualcuno che conosci?

No, è un personaggio di pura invenzione, ma con caratteristiche dell’uomo comune: ha le sue fragilità, le sue paure, combatte per una verità che va oltre quella giudiziaria e sconfina in quella intima, esistenziale. Tutto ciò ce lo rende vicino. Inoltre la scelta di farlo appartenere all’Arma è dovuta al fatto che, come descritto nella nota introduttiva del libro, a differenza dei poliziotti molto spesso i carabinieri finiscono nelle barzellette, e a me non sta bene. Ho troppo rispetto per la loro storia e il ruolo che ricoprono.

In chiusura, quali ritieni essere le tematiche ‘forti’ del tuo giallo? 

Gli elementi su cui ho puntato sono il conflitto genitori-figli, in particolare quello padre-figlio; la memoria come prigione e come risorsa; la disillusione del mestiere dell’Arma, in una realtà segnata da disuguaglianze, razzismo, corruzione; la ricerca di senso, che attraversa l’intero percorso di Forleo. Tutto questo senza la presunzione di fornire risposte, ma solo come condivisione di inquietudini.

 

Fattitaliani

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