Un’isola dell’Adriatico, un ragazzo in fuga dalla schiavitù, una gatta enigmatica e una voce inafferrabile a tessere un racconto che attraversa i secoli.
Arriva in libreria il 10 settembre La gatta alla fine del mondo il nuovo romanzo di Robert Perišić, una delle voci più originali della letteratura balcanica contemporanea.
Con La gatta alla fine del mondo, tradotto in italiano dalla scrittrice Elvira Mujčić, Perišić ci conduce in un viaggio che fonde mito e presente, natura e civiltà, in una narrazione che si muove tra Siracusa e l’isola di Vis.
Perišić intreccia la storia di Kalia – giovane schiavo che approda in una nuova polis Issa – con quella di animali, piante, idee e uomini che viaggiano insieme ai Greci.
La gatta Miu, simbolo di libertà indomita, diventa il filo che unisce passato e presente, mentre Tiravento, spirito del clima e della natura, osserva e racconta con ironia, poesia e filosofia.
Tre prospettive che si intrecciano per raccontare una favola ecologica sulla nascita della civiltà europea.
ANIMALI, UOMINI, CIVILTÀ — La gatta alla fine del mondo nasce da una scoperta casuale durante le ricerche dell’autore: i gatti sarebbero arrivati in Grecia e in Italia, contrabbandati dall’Egitto dai Greci. Perišić racconta: «Ho iniziato questo romanzo perché volevo scrivere qualcosa sul sentimento che può nascere tra noi e un’altra specie, al di là del linguaggio. Sono sentimenti enigmatici, difficili da tradurre in prosa.
Facendo delle ricerche ho scoperto che era possibile che gli antichi greci avessero portato il primo gatto a Vis, e che anche i gatti avessero una storia. I gatti erano arrivati ai Greci importati e contrabbandati dall'Egitto circa 2400 anni fa. Proprio in quel periodo i Greci di Siracusa colonizzarono Vis, fondando la polis di Issa.
Da questa scoperta ho cominciato a immaginare i Greci sulle navi, in viaggio con i gatti, le piante e gli animali. Non erano più figure astratte o lontane».
Questa intuizione diventa la chiave per trasformare il passato in un presente che continua a pulsare. «Quegli antichi Greci non portarono solo urbanità, la polis, la scrittura, la cultura del vino e i gatti. Portarono con sé le loro piante e animali, i semi di ciò che per loro era importante, cioè una natura coltivata che è ancora qui. Quelle cose non sono scomparse, ed è questo che nel romanzo ha grande importanza: non è un passato morto, ma il presente».
TIRAVENTO: LA VOCE DELLA NATURA — Per legare epoche e linguaggi diversi, Perišić ha creato un narratore inusuale: Tiravento. «Tiravento, come voce legata al vento e al clima, un attore non umano con una prospettiva “non-human”, era ciò che mancava. Non è entrato subito nella storia. Sapevo però che mancava ancora qualcosa, perché non volevo perdere il contatto con il contemporaneo. Alla fine, grazie alla voce fittizia del vento, “Tiravento”, potevo collegare i tempi. È stato la cosa più difficile da stabilire, perché il lettore lo accettasse pur essendo pura finzione, ma per fortuna in letteratura questo è possibile. Stilisticamente mi sono divertito: dal poetico, al filosofico, fino all’umoristico – non volevo che fosse del tutto serio. Attraverso di lui ho giocato molto».
LIBERTÀ E SCHIAVITÙ: UOMINI E ANIMALI —
La vicenda di Kalia diventa riflessione universale sul senso della libertà. Così racconta Perišić: «Kalia è a suo modo speciale, ma nella sua essenza è un’anima curiosa universale, ed è per questo che lettori molto diversi si legano a lui. La sua empatia verso gli animali non nasce da uno sguardo dall’alto. Kalia ha una chiara comprensione dell’essenza della schiavitù animale – l’ha vissuta lui stesso da bambino, quando come schiavo aveva gli stessi diritti di un animale domestico. Dico “schiavitù animale”, perché se avesse avuto “diritti umani”, non sarebbe stato schiavo. Da lì lui vede subito gli animali come simili a sé. La schiavitù è un’attività umana. Per questo gli animali domestici sono importanti nel romanzo, e il loro addomesticamento, e il loro destino assieme all’uomo, perché quella è la natura che abbiamo chiaramente conquistato».
UN ROMANZO DEL XXI SECOLO — Pur affondando le radici nell’antichità, La gatta alla fine del mondo è un romanzo profondamente contemporaneo, come precisa Perišić: «Non è un romanzo storico: è una finzione del XXI secolo. I nostri pensieri sono pensieri di oggi, con in più una ricerca sulla loro provenienza e sulla possibilità che potessero essere diversi. Kalia è diverso, e teoricamente poteva esistere allora, in un’epoca in cui le persone erano meno uniformate da un unico modello».
La gatta alla fine del mondo ha già ottenuto un ampio successo internazionale. Negli Stati Uniti, il critico del "Wall Street Journal" Sam Sacks lo ha inserito tra i migliori libri dell’anno, definendolo una «parabola politica sinuosa, simile a un sogno».
In Croazia, l’opera ha ottenuto nel 2023 il prestigioso Premio letterario Predrag Matvejević, riconoscimento assegnato a opere che esprimono valori di libertà, inclusività e dialogo culturale.
APPUNTAMENTO A PORDENONELEGGE — Robert Perišić sarà ospite a Pordenonelegge sabato 20 settembre alle ore 12.00 presso lo Spazio Gabelli dove dialogherà con lo scrittore Dario Voltolini.
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