Negli ultimi anni, la politica italiana si è trovata a fronteggiare un fenomeno complesso e dalle radici profonde: la sinistra sembra aver scelto come principale strategia di opposizione la demonizzazione di Giorgia Meloni, presentata come l’erede del fascismo e quindi come il “pericolo assoluto” da contrastare a ogni costo. Questo cosiddetto “baubau del fascismo” è diventato il collante imprescindibile per tenere unito il cosiddetto “campo largo”, quell’ampia alleanza politica spesso eterogenea e a volte fragile, che si costruisce principalmente su una narrazione di paura e antagonismo più che su una visione politica condivisa e su un progetto concreto di governo.
Un’analisi del sentiment politico della sinistra
Pier Luigi Bersani è una delle figure che più efficacemente rappresenta questo stato d’animo della sinistra italiana, particolarmente quella post-comunista e post-socialista. Per molti di questi soggetti, l’opposizione a Meloni assume una forte connotazione morale e valoriale, una battaglia simbolica che richiama il peso della storia e della cultura politica del Novecento. Questa differisce però nettamente dall’antiberlusconismo degli anni passati, che pure aveva al centro una denuncia seria delle derive autoritarie, delle connivenze con la giustizia e del controllo mediatico esercitato da Berlusconi. L’antimelonismo, invece, si basa in gran parte sul richiamo al fascismo, sulle paure di un possibile ritorno a un regime autoritario, e sulla convinzione che Meloni incarni questo pericolo.
Ogni azione del governo Meloni viene spesso letta come un segnale di una deriva autoritaria: l’attacco alla magistratura non viene interpretato come un conflitto istituzionale, ma come la volontà di piegare i giudici al volere del governo; la gestione della Rai non è vista come una questione di controllo politico, ma come un passo verso la censura e la propaganda tipica dei regimi totalitari. Questa narrazione tende a polarizzare il dibattito pubblico, riducendo lo spazio per un confronto più sfumato e meno ideologico.
La difficoltà di un campo largo senza progetto
Il “campo largo” italiano è quindi spesso un’alleanza costruita più sull’ostilità condivisa verso un nemico comune - Giorgia Meloni - che su una piattaforma politica unitaria e coerente. Personaggi come Giuseppe Conte, Elly Schlein, Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani, pur con visioni e storie politiche diverse, si trovano uniti principalmente dalla volontà di contrastare la destra e in particolare la premier.
Tuttavia, questa “coalizione contro” è un’arma a doppio taglio. La costruzione del nemico è uno strumento antico e potente in politica, capace di aggregare e mobilitare. Ma se l’opposizione si limita a questo, senza proporre alternative concrete, programmi credibili e una visione di lungo termine, rischia di rivolgersi solo a un pubblico ristretto, perdendo la capacità di attrarre elettori moderati o indecisi.
Dati elettorali e il consenso al governo Meloni
Gli ultimi risultati elettorali in Italia mostrano come la strategia basata sull’allarme fascismo non abbia convinto la maggioranza degli elettori. Nel 2022, la coalizione di centrodestra, guidata da Meloni, ha conquistato una vittoria chiara e netta, con Fratelli d’Italia diventato il primo partito nazionale. Questo indica che molti cittadini italiani, pur consapevoli delle critiche, hanno visto nella leadership di Meloni un punto di stabilità o almeno un’alternativa praticabile.
Questo consenso si è esteso anche a segmenti di elettorato tradizionalmente più cauti o moderati, che forse vedono in Meloni una figura pragmatica più che un’ideologa nostalgica del passato.
Dinamiche sociali e cambiamento generazionale
Un ulteriore elemento da considerare riguarda il cambiamento generazionale. Le nuove generazioni, nate decenni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, hanno un legame meno diretto con la memoria storica del fascismo e della Resistenza. Per molti giovani e nuovi ceti medi, le categorie politiche tradizionali appaiono sempre più obsolete, mentre emergono nuove priorità: il lavoro, la sostenibilità ambientale, i diritti civili, l’inclusione sociale.
In questo scenario, l’invocazione costante del “pericolo fascista” rischia di risultare un richiamo superato, incapace di parlare alle esigenze reali di ampie fasce di popolazione che vivono in un’Italia sempre più diversa e complessa.
Il confronto europeo: l’esperienza di altri paesi
Il fenomeno italiano non è isolato. In tutta Europa, l’ascesa di forze di destra o populiste ha prodotto risposte simili. In Francia, l’opposizione a Marine Le Pen ha spesso privilegiato la critica identitaria e morale, ma senza riuscire a costruire un’alternativa politica efficace, con il rischio di perpetuare una polarizzazione stanca e improduttiva.
In Germania, la presenza dell’AfD ha messo in difficoltà la politica tradizionale, che ha faticato a rispondere alle ansie di una parte dell’elettorato. Nei paesi dell’Europa centrale, come Polonia e Ungheria, i governi nazionalisti hanno consolidato il loro potere soprattutto perché le opposizioni sono rimaste divise e incapaci di costruire una piattaforma condivisa.
Questi casi dimostrano che la semplice demonizzazione del nemico, sebbene efficace nel breve periodo, non è sufficiente a garantire una vittoria elettorale duratura o un governo stabile senza un progetto politico innovativo e inclusivo.
Il futuro del centrosinistra
Per tornare a essere un’alternativa credibile e competitiva, il centrosinistra italiano deve saper andare oltre la paura e la fobia per il nemico politico. Deve saper costruire un progetto politico chiaro, inclusivo e capace di parlare direttamente ai bisogni concreti dei cittadini. Solo così potrà intercettare i bisogni di una società complessa, in continua evoluzione.
Il centrosinistra deve proporre risposte concrete a problemi reali come l’economia, il lavoro, la giustizia sociale, l’ambiente e i diritti civili. Solo così potrà smarcarsi da una logica di opposizione “contro” e diventare un’alternativa di governo “per”, capace di guardare avanti e non solo di rifugiarsi nel passato.
Solo con una rinnovata capacità progettuale, fondata sull’ascolto e sulla proposta, il centrosinistra potrà riconquistare la fiducia degli italiani e diventare un punto di riferimento solido e credibile nel panorama politico nazionale.
Carlo Di Stanislao



