Intervista di Marialuisa Roscino
Lucattini: “In un tempo in cui l’alcol viene spesso vissuto dai ragazzi come rifugio, educare invece, ad un sano equilibrio interiore, ad un maggiore rafforzamento dell’autostima e alla relazione autentica è la vera prevenzione. Sta crescendo il fenomeno delle cosiddette “alcohol challenge”, sfide collettive filmate e condivise online che trasformano il bere in un gioco trasgressivo, spettacolarizzato, spesso visto come rito di passaggio o forma di autoaffermazione. In questo contesto, si diffondono pratiche come il binge drinking, cioè l’assunzione di grandi quantità di alcol in un breve lasso di tempo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (2023) ha definito da anni il binge drinking una delle principali minacce alla salute globale, necessari significativi interventi di prevenzione. È fondamentale che i giovani siano consapevoli dei rischi dell’alcol e comprendano come la salute sia il bene più prezioso da preservare”.
Dott.ssa
Lucattini, il consumo dell'alcol è in costante aumento tra i giovani, quali
sono a Suo avviso, i fattori scatenanti e
le dinamiche complesse che possono verificarsi?
Negli ultimi
anni si registra un progressivo e preoccupante aumento del consumo di alcol tra
gli adolescenti, un fenomeno che riguarda sia l’Italia, sia il panorama
internazionale. I più recenti dati del Ministero della Salute (2024) indicano
che circa 800.000 minorenni sono a rischio di sviluppare una dipendenza da
alcol, all’interno di una popolazione complessiva stimata in circa 9milioni di
persone a rischio. Un dato particolarmente significativo riguarda l’aumento dei
consumi tra le ragazze adolescenti: per la prima volta, le giovani tra i 14 e i
17 anni superano i coetanei maschi per frequenza e modalità di consumo
rischioso.
Le ragioni che
spingono i giovani a bere sono molteplici e si intrecciano tra fattori
individuali, familiari, sociali e culturali. In molti casi, l’alcol viene
utilizzato come strumento di regolazione emotiva: una forma di
“automedicazione” per contenere emozioni difficili come ansia, angoscia, senso
di vuoto o sintomi depressivi, soprattutto quando mancano adeguati spazi di
ascolto e comprensione. Questo legame tra disagio psichico e uso di alcol è
stato ampiamente documentato da uno studio pubblicato su Alcoholism:
Clinical and Experimental Research, che ha coinvolto adolescenti di 38
Paesi, evidenziando come non tanto l’inizio precoce del bere, quanto le prime
ubriacature siano correlate a comportamenti a rischio.
Accanto al
disagio psicologico, l’alcol è oggi parte integrante di nuove dinamiche sociali
alimentate dai social media. Sta crescendo il fenomeno delle cosiddette
“alcohol challenge”, sfide collettive filmate e condivise online che
trasformano il bere in un gioco trasgressivo, spettacolarizzato, spesso visto
come rito di passaggio o forma di autoaffermazione. In questo contesto, si
diffondono pratiche come il binge drinking, cioè l’assunzione di grandi
quantità di alcol in un breve lasso di tempo. L’Organizzazione Mondiale della
Sanità (2023) ha definito da anni il binge drinking una delle principali
minacce alla salute globale, con particolare attenzione alle fasce più giovani
della popolazione.
Quali sono,
secondo Lei, le ragioni profonde che spingono tanti giovani a bere?
L’alcol, in
adolescenza, può diventare una risposta a un disagio profondo. I ragazzi spesso
bevono per imitazione di modelli familiari o sociali o per sentirsi accettati
dal gruppo. Ma dietro questi comportamenti, spesso inconsci, si nascondono
emozioni difficili da mentalizzare: ansia, angoscia, noia, senso di vuoto.
Dal punto di
vista psicoanalitico, il consumo di alcol può rappresentare una forma di difesa
dall’insopportabile: un modo per eludere la fatica del pensare, contenere
l’angoscia della crescita, o attutire il dolore di una separazione o di una
mancanza affettiva. Come mostrato da uno studio pubblicato su The Lancet
Psychiatry (2021), gli adolescenti con sintomi depressivi e ansiosi sono
più inclini a usare l’alcol come strategia di evitamento emotivo. Bere, dunque, diventa spesso un modo per sentirsi
parte del gruppo, per anestetizzare il dolore psichico o per gestire
l’insicurezza tipica dell’adolescenza. Ma si tratta di strategie disfunzionali,
che espongono i ragazzi a cicli ripetitivi di isolamento, comportamenti a
rischio e dipendenza. Quindi, se il bere avviene una tantum (“una volta soltanto” nella
vita), può finire da sé. Ma se è un tentativo di “auto-cura”, rischia di
radicarsi, perché fornisce un’illusoria anestesia al dolore psichico.
A suo avviso, c'è
una correlazione tra alcol e depressione?
La depressione
può portare al consumo di alcol, e l’alcol, a sua volta, può indurre o
peggiorare la depressione, creando un circolo vizioso difficile da
interrompere. In clinica, quando si osserva un uso cronico o un abuso di
alcolici in adolescenza, una delle prime ipotesi diagnostiche da considerare è
la presenza di un disturbo depressivo, o nei casi più complessi, di un disturbo
bipolare in fase iniziale.
I traumi infantili, come abbandoni, lutti, trascuratezza o violenze psicologiche, possono determinare fratture emotive profonde, che si manifestano subito, oppure riemergono durante l’adolescenza, una fase in cui il mondo interno si riattiva con forza. Una depressione precoce non riconosciuta, né curata, può cronicizzarsi e trovare uno sbocco nel consumo di alcol, inizialmente situazionale, poi sempre più frequente fino a diventare dipendenza. Uno studio pubblicato su Addiction (2021) ha evidenziato una chiara correlazione tra eventi traumatici infantili, esordio precoce della depressione e maggiore rischio di sviluppare disturbi da uso di alcol in adolescenza. In questi casi, il consumo non è solo un comportamento disfunzionale, ma un vero e proprio tentativo di autocura del dolore psichico, che però finisce per aggravarlo ulteriormente.
Parliamo
del cervello. In che modo, l’alcol può
danneggiare il cervello in via di sviluppo?
L'adolescenza è un periodo critico dello
sviluppo durante il quale avviene la maturazione fisica, psicologica e
neurobiologica. Il cervello di un adolescente in questa fascia d’età attraversa
una fase di rapida trasformazione, con la formazione dell’identità e la
maturazione di connessioni neurali. L'alcol interferisce con questo processo,
sia da un punto di vista psicologico che organico, poiché può danneggiare le
strutture celebrali e i neuroni come dimostrato da numerosi studi scientifici.
La ricerca pubblicata su Traslational
Psychiatry(2025) mostra come il consumo di alcol durante l’adolescenza
rappresenti un importante problema di salute pubblica a causa delle sue
potenziali conseguenze a lungo termine sulla salute fisica e mentale e per il
rischio significativo di sviluppare disturbi da uso di sostanze in età adulta. Come
scritto nel volume Advances in Experimental Medicine and Biology
(2025), all’interno del cervello, la
corteccia prefrontale è una delle ultime regioni cerebrali a subire un
rimodellamento, spesso fino all'età adulta. Questi cambiamenti evolutivi
relativamente tardivi rendono la corteccia prefrontale particolarmente
vulnerabile ai danni che iniziano nell'adolescenza, inclusa l’esposizione all’alcol.
E per quanto riguarda gli altri organi?
Quali le conseguenze del consumo e l’abuso
dell’alcol sulla salute in generale dei giovani?
Gli effetti sono devastanti per tutto il corpo,
il fegato è uno degli organi più colpiti. Negli ultimi anni, si osservano, infatti, sempre più frequentemente,
anche tra gli adolescenti, epatiti e pancreatiti alcoliche acute, epilessia
alcolica e danni cerebrali importanti legati all’abuso di superalcolici.
Secondo il
report Alcohol in Europe: Key Facts stima che 1 decesso su 4 tra i
giovani uomini (15–29 anni) in Europa sia attribuibile all’alcol, spesso in
incidenti stradali, violenza o altre situazioni acute causate dall’abuso di
alcol. La stima vede l’alcol coinvolto in
circa il 35% dei casi mortali tra i giovani uomini e nel 10% delle giovani
donne.
Bere da
giovani, insomma, non è un gesto “innocuo” o passeggero, ma può aprire la
strada a danni permanenti.
Qual è il
messaggio più importante da trasmettere al riguardo, ai giovani?
Il messaggio è
chiaro: non esiste un consumo di alcol ‘sicuro’ per i minori di 18 anni. I
danni che l’alcol provoca in un organismo in crescita sono molto più gravi e
duraturi rispetto a quelli che si possono riscontrare in un adulto. Iniziare a
bere in giovane età non solo compromette lo sviluppo fisico e mentale, ma
aumenta anche di quattro volte il rischio di sviluppare una dipendenza da alcol
in età adulta. È fondamentale che i giovani siano consapevoli di questi rischi
e che comprendano come la salute sia il bene più prezioso da preservare.
Quali misure di
prevenzione dovrebbero essere adottate urgentemente? Quanto è importante il
ruolo della Famiglia e della Scuola nel trasferire ai giovani la conoscenza su
rischi e conseguenze dell’abuso dell'alcol per la loro salute?
Certamente. La
famiglia e scuola sono pilastri fondamentali nella prevenzione dell’abuso di
alcol tra gli adolescenti. Entrambi i contesti hanno un ruolo educativo
profondo e complementare, la famiglia trasmette valori, abitudini e modelli
comportamentali fin dall’infanzia; la scuola rappresenta un importante luogo educativo, dove i ragazzi
possono acquisire una maggiore consapevolezza, imparare a riconoscere il proprio disagio e a investire
su se stessi.
Uno studio
pubblicato su Penrose: International Journal of Interdisciplinary Studies
(2024) ha evidenziato che costruire un dialogo educativo coeso è oggi più che
mai necessario insieme a programmi di prevenzione che coinvolgono attivamente
scuola, famiglia e comunità abbiano un impatto positivo e duraturo: nei
contesti in cui insegnanti e genitori lavorano insieme, si è registrata una
netta riduzione del consumo alcolico tra i ragazzi, accompagnata da un aumento
della consapevolezza e del senso di responsabilità.
In un tempo in
cui l’alcol viene spesso vissuto dai ragazzi come rifugio, educare invece, ad
un sano equilibrio interiore,
all’autostima e alla relazione autentica è la vera prevenzione.
Qual è la
specificità della psicoanalisi nella cura dell’abuso e della dipendenza
alcolica?
Il trattamento
dell’alcolismo è per natura multimodale: richiede una sinergia tra farmacologi,
psicologi, psichiatri e operatori sociali. Tuttavia, la terapia psicoanalitica
offre un contributo unico e insostituibile nell’affrontare le radici profonde
del dolore mentale: i traumi inconsci, le perdite affettive non elaborate, e i
luttuosi vuoti emotivi che spesso sottendono il comportamento alcolico.
Secondo la
terapia psicoanalitica, l’alcol viene visto come una difesa disfunzionale:
anestetizza l’angoscia, bypassa la depressione bloccante, ed evita di sentirsi
vulnerabili. L’analisi, riattivata ex-novo o proseguita da breve passato,
permette di pensare ciò che era rimasto non pensato, liberando l’agire dal
semplice sollievo momentaneo. Il cambiamento che emerge dall’analisi non resta
confinato al setting terapeutico, ma si irradia nella vita quotidiana del
paziente, nella forma di relazioni, scelte, lavoro, cura di sé. Curando le
cause profonde, si cura la dipendenza stessa.
A conferma di
questa visione, uno studio pubblicato su Frontiers in Human Neuroscience
(2025) integra le teorie dell’attaccamento, della regolazione emotiva e della
psicoanalisi: la ricerca mostra come traumi infantili e difficoltà di
regolazione affettiva siano associati a strutture cerebrali (area limbica, rete
di stress) alterate, che contribuiscono allo sviluppo dell’alcolismo come
strategia di coping. Solo attraverso un lavoro psicoterapeutico profondo
è possibile ricostruire modalità affettive più funzionali ed evitare ricadute.
Quali consigli
si sente di dare ai giovani?
-Conoscere
tutti gli effetti dell’alcol, sapere che è una sostanza psicoattiva, che agisce
rapidamente anche sul corpo, danneggiando numerosi organi;
-L’alcol entra
rapidamente in circolo incidendo sul cervello e potenzialmente danneggiandolo
in modo permanente;
-Riduzione i
riflessi e la coordinazione aumentando il rischio di incidenti stradali o
infortuni;
-Altera il
giudizio e la percezione della realtà, causando comportamenti rischiosi e
scelte avventate;
-Provoca disinibizione
diminuendo la percezione e la coscienza dei pericoli;
-Rallenta i
riflessi e il pensiero, impedendo di reagire tempestivamente e prendere
decisioni corrette.
E ai genitori?
-Quando si
notano comportamenti a rischio, è fondamentale intervenire subito, anche con
decisioni scomode;
-Mai
minimizzare. Il binge drinking e le sfide alcoliche non sono “ragazzate”, ma
campanelli d’allarme molto seri;
-Informarsi sui
pericoli dell’alcol e avere consapevolezza dei rischi per la salute e per la vita;
-Se emergono
segnali di sofferenza emotiva e psichica, rivolgersi tempestivamente a uno
psicoanalista e a uno specialista per una valutazione sia individuale che
familiare.