di Giovanni Zambito - In un panorama musicale spesso dominato da cliché e narrazioni superficiali, arriva un brano che rompe gli schemi con la forza di un pugno allo stomaco. “Misoginia” non è solo una canzone: è un grido, un atto politico, una dichiarazione artistica senza compromessi. L’artista che lo ha scritto e interpretato ha scelto di affrontare uno dei temi più urgenti e dolorosi della nostra società – la violenza e la discriminazione contro le donne – con un linguaggio crudo, diretto, necessario.
In questa intervista, ci racconta il processo emotivo e creativo che ha portato alla nascita del terzo singolo “Misoginia”, le difficoltà e le liberazioni che ha incontrato nel trasformare la rabbia in musica, e la volontà di usare la propria voce per denunciare, resistere e ispirare.
Un dialogo sincero e potente che ci invita a non girarci più dall’altra parte.
“Misoginia” è un titolo forte e diretto. Cosa ti ha spinto a scrivere questo brano proprio ora?
"Misoginia" è un brano che, come dici, affronta un tema davvero forte con parole dirette e senza filtri. La scintilla che mi ha spinto a scriverlo è stata molto chiara e viscerale: mi ero completamente stancata di aprire i giornali e leggere continuamente notizie di violenza sulle donne. Era una sensazione che cresceva, un'indignazione che non potevo più tenere dentro. Ho sentito un bisogno profondo di fare qualcosa, anche nel mio piccolo. E ho pensato: se è vero, come si dice, che anche con piccoli passi si può arrivare lontano, allora la mia musica poteva essere quel piccolo passo. "Misoginia" è nata proprio così, dalla mia frustrazione e dal desiderio di usare la mia voce per dire un sonoro "basta" a tutto questo.
Parli di un “grido viscerale”. Quanto è stato difficile, o liberatorio, mettere in musica un tema così doloroso?
È stato un mix di sensazioni. Da un lato, è stato difficile perché significava immergermi in un dolore che è tangibile, che si legge sui giornali ogni giorno e che tocca tante persone. Rimettere insieme quelle sensazioni, quelle immagini e trasformarle in parole è stato emotivamente pesante. Dall'altro lato, però, è stato immensamente liberatorio. È come se avessi tolto un peso enorme. Trasformare quel "grido viscerale" in musica mi ha permesso di canalizzare la rabbia e il dolore in qualcosa di costruttivo. È stato il mio modo per sfogare l'impotenza e trasformarla in un messaggio.
Hai scelto immagini crude e un linguaggio senza filtri. Come hai trovato l’equilibrio tra denuncia e impatto emotivo?
Sì, è vero, ho scelto immagini crude e un linguaggio senza filtri per "Misoginia". Non volevo edulcorare la realtà, perché il tema che tratto è già di per sé brutale. L'equilibrio tra la denuncia pura e l'impatto emotivo l'ho trovato cercando di far parlare il cuore, anche quando le parole erano dure. Non si tratta solo di elencare orrori, ma di far sentire la sofferenza, la rabbia, la disillusione che stanno dietro a quelle notizie e a quelle esperienze.
C’è un verso del brano che per te rappresenta il cuore del messaggio?
Sì, il seguente : non so come comportarmi, cosa devo fare? Ogni scelta che faccio vengo criticata uguale. La gonna è corta, sei vestita proprio male. Mi diranno che ero bona solo al mio funerale. Hai avuto timori nel pubblicare un brano così esplicito? Come ti aspetti che reagisca il pubblico?
La mia priorità era dare voce a una visione completamente contrapposta rispetto all'immagine della donna che purtroppo si sente ancora troppo spesso nei testi rap, dove la donna è spesso oggettivata o ridotta a uno stereotipo. "Misoginia" è il mio modo di ribaltare questo racconto, di mostrare la forza e la dignità. Per questo, a prescindere da come reagirà il pubblico, non mi interessa. Il brano doveva uscire così com'è, senza filtri o calcoli. La sua forza sta proprio nel non aver paura di essere diretta e nel non cercare l'approvazione a tutti i costi. È un messaggio che sentivo il bisogno impellente di lanciare, e questo viene prima di ogni altra cosa.
Nel testo si percepisce rabbia, ma anche speranza. Quanto è importante per te trasmettere un messaggio di resilienza?
Per me, trasmettere un messaggio di resilienza è assolutamente fondamentale, anche e soprattutto quando si parla di temi che generano rabbia. Ma non deve rimanere solo rabbia ma deve essere il motore che ti spinge a dire "basta" e a non accettare più certe cose. La speranza e la resilienza riescono a dare una direzione a quella rabbia. Siamo arrabbiati per quello che succede, ma non ci fermiamo qui. Abbiamo la forza di rialzarci, di lottare, di non accettare passivamente. Ho sempre voluto lasciare chi ascolta con la consapevolezza che c'è sempre una possibilità di reagire, di costruire un futuro migliore. Questo è il mio modo per rompere il silenzio con un grido.
Come si inserisce Misoginia nel tuo percorso artistico? È un punto di svolta?
Assolutamente sì, Misoginia si inserisce nel mio percorso artistico come un vero e proprio punto di svolta. Non è solo una canzone, ma rappresenta una tappa fondamentale della mia evoluzione, sia come artista che come persona. Prima di Misoginia, la mia musica già toccava corde personali e sociali, ma con questo brano ho fatto un passo ulteriore. È stato il momento in cui ho deciso di non avere più filtri, di usare un linguaggio ancora più diretto e immagini più crude per affrontare un tema che mi bruciava dentro. È stata la prima volta che ho riversato in modo così esplicito la mia rabbia e la mia indignazione, trasformandole in un messaggio forte e senza compromessi.
Il tuo stile unisce il rap alla tradizione cantautorale italiana. Come convivono queste due anime nella tua musica?
Riuscire a unire il rap – che è spesso diretto, ritmico e perfetto per la denuncia – con un approccio così personale e cantautorale non è sempre facile, ma per me è un equilibrio che nasce in modo piuttosto naturale. Non lo vedo come due mondi separati, ma come due facce della stessa medaglia, che si alimentano a vicenda.
Quali artisti o esperienze hanno influenzato la scrittura di questo brano?
Sicuramente Caparezza.
Dopo Spara bambina, 1+1=3 e ora Misoginia, che direzione pensi prenderà il tuo prossimo progetto?
La direzione per il mio prossimo progetto è molto chiara: continueremo a lavorare puntando sempre di più sull'autenticità. Questo significa che la ricerca della vera essenza della mia arte e dei messaggi che voglio trasmettere sarà ancora più centrale. Ci impegneremo a fondo per dare sempre più importanza ai testi. Le parole sono il cuore di quello che faccio, e voglio che siano sempre più curate, profonde e capaci di arrivare dritte al punto, mantenendo quella forza e quell'impatto che avete sentito nei miei lavori precedenti. Sarà un percorso dove la sostanza e la verità continueranno a guidare ogni mia scelta artistica.
Se potessi far ascoltare Misoginia a una sola persona per te significativa, chi sarebbe?Alla mia prof di italiano che mi metteva sempre dal 5 al 6 nei temi.
Cosa speri che resti a chi ascolta questo brano, una volta finito?
Spero che resti una riflessione. Non pretendo di cambiare il mondo con un solo brano, ma vorrei che "Misoginia" accendesse un pensiero, una domanda. Spero che spinga chi ascolta a non girarsi dall'altra parte, a interrogarsi su certe dinamiche, su come parliamo e agiamo nei confronti delle donne, e su come la società (o anche la musica) possa a volte veicolare messaggi sbagliati. Poi, spero che resti la forza di dire "basta". Come ho detto, il brano nasce dal mio grido viscerale, e vorrei che risuonasse anche in chi ascolta. Che sia un incoraggiamento a non accettare più certe situazioni, certi commenti, certe ingiustizie. Che dia il coraggio di alzare la voce, di difendersi o di difendere chi non può farlo. È un messaggio di empowerment, di non arrendersi al silenzio o alla rassegnazione.
Biografia
Veronica Del Vecchio, in arte VDV, è nata e cresciuta a Zibido San Giacomo (Mi) e vive a Cernusco Sul Naviglio (Mi). Veronica è una rapper emergente le cui radici affondano nel mondo del rap, ma con uno sguardo rivolto alla tradizione cantautorale italiana. La sua musica esplora a fondo l'animo umano, cercando di restituire un significato profondo e autentico in un'epoca dominata dalla superficialità. I suoi testi sono un viaggio verso la riscoperta della profondità e dell'autenticità, caratteristiche che contraddistinguono le grandi storie e che VDV intende portare nella scena musicale contemporanea.
Dopo l'esordio con “Spara bambina” e “1+1=3”, “Misoginia” è il terzo singolo di VDV disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 20 giugno 2025 per AltaVibe Music.