Libri, nei vicoli di Genova con Lorenzo Malvezzi: tra noir, suoni e ombre interiori

Con “Vicoli Oscuri”, pubblicato da Fratelli Frilli Editori, Lorenzo Malvezzi firma un noir che è molto più di un’indagine: è un viaggio nelle pieghe invisibili di Genova, tra angoli dimenticati, silenzi carichi di tensione e verità sommerse.

Musicista, compositore e produttore, Malvezzi trasporta nella scrittura la stessa sensibilità con cui ha costruito paesaggi sonori: ogni scena è avvolta da un’atmosfera precisa, ogni parola ha un ritmo che riecheggia tra i muri stretti della città.

Dopo il suo esordio letterario e i racconti ispirati alle leggende genovesi, torna con un romanzo potente e viscerale, capace di scavare nelle ombre dell’animo umano. In questa intervista ci svela come nascono le sue storie, qual è il legame profondo che lo unisce a Genova e cosa lo spinge a continuare a scrivere, proprio lì dove la luce non arriva.



Sei musicista, compositore, produttore. Come influisce il tuo passato musicale sulla costruzione dei ritmi narrativi e delle atmosfere in “Vicoli Oscuri”?

Quando penso a una scena, la vedo e la sento. Non immagino solo i fatti, ma anche il suono che li accompagna: non una musica, ma un dettaglio sonoro – una goccia d’acqua, un motorino che passa lontano, il traffico di fondo.

Credo che questi suoni ambientali diano profondità, rendano tutto più credibile, più vivo.

Le colonne sonore hanno spesso il compito di evocare emozioni non dette. Hai cercato lo stesso effetto nella tua scrittura?

Sì, cerco un effetto simile. Uso le ambientazioni come veri e propri specchi emotivi: come nella tradizione montaliana del correlativo oggettivo, i luoghi, i suoni, la luce – o l’ombra – riflettono lo stato d’animo dei personaggi.

Non descrivo mai un ambiente solo per fare colore: serve a evocare qualcosa che i protagonisti spesso non riescono a dire.

Hai scritto racconti su leggende genovesi e ora un noir ambientato nei suoi vicoli. Cosa ti affascina così tanto della tua città?

Se me lo chiede, non è mai stato a Genova… e se c’è stato, non c’ero io a fare da guida.

La prossima volta che passa, mi chiami: le mostro io il perché!

Dal suono alla parola scritta, dal palco al codice informatico. Cos’è rimasto costante nel tuo modo di raccontare, nonostante i cambi di mezzo?

Cerco di portare la mia spontaneità in ogni situazione. Il mezzo cambia, ma la mia esigenza di comunicare resta invariata.

“Vicoli Oscuri” è il tuo secondo romanzo: hai già un’idea su cosa verrà dopo? Continuerai a muoverti dentro l’ombra?

Si, ho già in mente una nuova storia per Tito e Andrea. Non vedo l’ora di riuscire a buttarla giù.


Fattitaliani

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