«Nata tra le due guerre, nel 1929, a Timisoara, Romania, non più Temesvàr, Ungheria. Sono nata molto vecchia per ringiovanire vivendo. Ora posso dire che sono giovane».
«Per me il tessile è un qualcosa che vive e palpita, ne sento l’ineffabilità del respiro o il suo flusso, un flusso continuo che è anche quello dell’intera società, riflette la storia dell’umanità e, allo stesso tempo, la dimensione sociale del lavoro».
Il
Museo Novecento è lieto di
presentare da sabato 15 marzo a mercoledì 8 ottobre Un
passo avanti tanti dietro, la più ampia retrospettiva di Marion Baruch (Timisoara, 1929) in un’istituzione
italiana, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli. La mostra, omaggio a un’artista instancabile e
cosmopolita, nata in Romania ma vissuta tra Israele, Francia e Italia, si
estenderà anche negli spazi di Manifattura Tabacchi e, fino all’8
giugno, in quelli di Polimoda, che hanno collaborato e contribuito generosamente
alla realizzazione del progetto, dove saranno presentate diverse installazioni ambientali.
“Un’artista che indaga il tempo presente, in tutte
le sue contraddizioni” ha detto
l’assessore alla cultura Giovanni
Bettarini. “La società dei consumi,
il patriarcato, il tema del lavoro e quello del femminismo. Anche le discipline
e le tecniche utilizzate sono varie e molto diverse tra loro. Siamo felici di
ospitare un’artista che si muove tra discipline e temi diversi, tenendo sempre
focalizzata la sua attenzione sulle trasformazioni della società che viviamo,
accompagnandoci nella sua complessità”
“La collaborazione con Polimoda e il
Museo Novecento, che porta in Manifattura Tabacchi le suggestive opere tessili
di Marion Baruch, evidenzia ancora una volta la volontà comune di realizzare
una visione contemporanea della città tessendo una relazione significativa tra
centro e periferia, tra moda, arte e architettura, tra storia e rigenerazione
urbana” dichiara Michelangelo Giombini, Head of Product Development & co-CEO Manifattura. “Ringraziamo i partner
di questa iniziativa che segna un’altra importante tappa sul percorso di
riqualificazione della Manifattura Tabacchi e valorizza con un contenuto
eccezionale gli spazi industriali appena restaurati.”
"Siamo orgogliosi che una mostra di questo livello trovi spazio a Manifattura Tabacchi, nell’edificio che presto ospiterà la nuova Biblioteca di Polimoda. Un luogo dedicato allo studio, ricerca e al dialogo culturale. È un’occasione preziosa per la nostra community di studenti, che attraverso l’opera di Marion Baruch — artista che ricorre spesso nelle loro ricerche — potrà arricchire il proprio bagaglio creativo e critico. Un sentito ringraziamento al Museo Novecento e a Manifattura Tabacchi per aver reso possibile questo dialogo con il lavoro di un’artista che ha segnato la storia dell’arte contemporanea con uno sguardo lucido e anticipatore." – Massimiliano Giornetti, direttore di Polimoda.
“Dopo la
mostra dedicata a Louise Bourgeois, il Museo Novecento e la città rendono
omaggio a un’altra straordinaria artista del nostro tempo, Marion Baruch,
purtroppo meno conosciuta al grande pubblico, nostro malgrado.- afferma Stefania Rispoli, co-curatrice dalla
mostra - Nonostante una carriera lunga e
poliedrica, caratterizzata da numerose collaborazioni nel campo delle arti
visive e del design, Baruch non ha ancora ricevuto in Italia, il paese in cui
ha vissuto a lungo e ancora risiede, il riconoscimento che il suo lavoro
merita. Questo è emblematico di un sistema che nel Novecento ha offerto scarso
sostegno e visibilità a una generazione di artiste che, con tenacia, hanno
affrontato temi rilevanti e lottato per affermare il proprio ruolo. L'intera produzione
di Baruch riflette le tematiche politici e sociali del ventesimo secolo, come
il femminismo, la critica al consumo e al patriarcato, la migrazione e il
linguaggio, e afferma un’idea di arte, di autorialità e di donna indipendente e
libera da condizionamenti. Un
ringraziamento speciale va a tutti coloro che, in questi mesi, ci hanno guidato
e accompagnato all'interno del suo universo, in particolare allo studio
dell’artista, rappresentato da Beatrice Cuccirelli e Peter Colombo, che hanno
collaborato con noi alla progettazione della mostra, sia in termini concettuali
che fisici. Le opere di Baruch, così intrinsecamente poetiche ed evocative,
richiedono infatti una cura meticolosa dei dettagli e grande rispetto e
dedizione per le tematiche che portano alla luce.”
Le sale situate al primo piano
del museo ospitano la prima grande retrospettiva in un’istituzione italiana
dedicata a Marion Baruch, artista
eclettica, prolifica e cosmopolita, nata in Romania nel 1929 e vissuta tra
Israele, Francia e Italia.
Fervente sostenitrice di
un’autorialità priva di vincoli, nel corso della sua lunga carriera, Baruch ha esplorato con disinvoltura
differenti media, materiali e discipline, dalle arti visive alla moda e al
design. Ha così sviluppato un approccio del tutto personale al formalismo,
creando un linguaggio espressivo che si concretizza in sculture, dipinti,
installazioni, oggetti e immagini molto evocative e mai scontate. Le sue opere
evidenziano l’influenza di movimenti e correnti che hanno segnato la storia dell’arte
contemporanea degli ultimi decenni – dall'Arte Concettuale al Minimalismo,
dalla Critica Istituzionale all'Arte Relazionale – eppure difendono
un’indiscutibile autonomia.
In tanti anni, oltre sessanta, Baruch non ha mai smesso di
interrogarsi sul significato della creazione artistica e sul suo posizionamento
all’interno della società sviluppando un’estetica formalmente molto definita,
asciutta e concreta allo stesso tempo, nonché densa di riflessioni legate alla
realtà e alla dimensione politica e sociale dell’arte.
La mostra al Museo Novecento consente di
ripercorrere in maniera non lineare la sua intensa attività, segnata da
continui cambiamenti di rotta e nuove avventure. La disposizione delle opere
non segue un ordine strettamente cronologico ma evidenzia la presenza di alcune
riflessioni costanti, come quelle attorno al linguaggio, al lavoro, alla
migrazione, al femminismo, al patriarcato, alla società dei consumi e a
internet. Il percorso espositivo consente
di esplorare dai primi lavori di metà degli anni Sessanta, passando per le
sculture performative e le opere realizzate con designer come AG Fronzoni e
Dino Gavina, la collaborazione con la Galleria Luciano Inga Pin di Milano, la
nascita di NAME DIFFUSION negli anni
Novanta, il periodo parigino con le opere relazionali e partecipative
realizzate in collettivo, e, infine, i lavori in tessuto prodotti dopo il
Duemila, con il suo ritorno in Italia a Gallarate, per i quali è ampiamente
riconosciuta a livello internazionale.
Il titolo dell’esposizione, Un passo avanti tanti dietro,
prende ispirazione da un’opera in tessuto di recente produzione e rende omaggio
all’attitudine dinamica, ricettiva e perseverante di questa artista, sempre
connessa al tempo presente ma proiettata verso il futuro.