Metz, Aida allo Stade Saint-Symphorien: un’opera monumentale tra tradizione e innovazione



Assistere all’Aida di Verdi nello stadio Saint-Symphorien è stata un’esperienza che ha superato ogni aspettativa. In un contesto inedito per l’opera lirica, la produzione dell’Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz ha saputo trasformare uno spazio sportivo in un’arena culturale, accogliendo gli spettatori in un’atmosfera sospesa tra storia e spettacolo.

La regia di Paul-Émile Fourny ha mantenuto un profondo rispetto per l’ambientazione originale dell’opera, l’Egitto antico, evitando riletture moderne e puntando invece su una ricostruzione visiva potente e simbolica. La scenografia, ispirata all’idea originale di Benoît Dugardyn, ha utilizzato elementi iconici come obelischi, piramidi e templi, disposti su una scena di 60 metri e animati da una macchina scenica semplice ma efficace. Le proiezioni video e le luci di Patrick Méeüs hanno arricchito l’esperienza visiva, evocando scavi archeologici e visioni mitologiche.

Dal punto di vista musicale, la direzione di Paolo Arrivabeni ha saputo coniugare precisione tecnica e intensità emotiva. L’orchestra ha offerto una lettura raffinata della partitura verdiana, con un equilibrio perfetto tra i momenti intimi e quelli corali.

Tra le arie più toccanti, “Ritorna vincitor!” ha visto una Elena O’Connor intensa e struggente, capace di rendere il conflitto interiore di Aida con grande sensibilità. “Celeste Aida”, interpretata da Marcelo Álvarez, è stata eseguita con eleganza e controllo, culminando in un acuto finale in pianissimo che ha conquistato il pubblico. Il duetto tra Aida e Amonasro (“Ciel! mio padre!”) ha rappresentato uno dei vertici drammatici della serata, con Massimo Cavalletti imponente e vibrante.

La celebre Marcia Trionfale è stata un’apoteosi visiva e sonora: ottoni squillanti, percussioni solenni, danzatori e figuranti in costumi storicamente accurati (firmati da Giovanna Fiorentini) hanno trasformato la scena in una parata regale, amplificata da luci dorate e proiezioni spettacolari.

Dal punto di vista tecnico, l’uso dell’amplificazione - necessario in uno spazio aperto – è stato gestito con grande cura, mantenendo naturalezza e chiarezza. La complessa macchina organizzativa, con quasi 200 persone coinvolte tra solisti, coro, ballerini e tecnici, ha funzionato con precisione e fluidità.

Questa Aida è stata molto più di una rappresentazione operistica: è stata un’esperienza immersiva, un ponte tra passato e presente, tra lirica e grande evento popolare. Un trionfo artistico e organizzativo che resterà nella memoria del pubblico. Giovanni Zambito.

En français

Aïda au Stade Saint-Symphorien : une fresque lyrique entre tradition et modernité

Assister à Aïda de Verdi dans le cadre insolite du stade Saint-Symphorien a été une expérience hors du commun. Grâce à la production de l’Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz, ce lieu dédié au sport s’est transformé en un amphithéâtre culturel, accueillant les spectateurs pour une soirée d’exception.

La mise en scène de Paul-Émile Fourny a respecté l’esprit originel de l’œuvre, en conservant l’ancrage dans l’Égypte antique. La scénographie, inspirée par Benoît Dugardyn, a utilisé des éléments emblématiques (obélisques, pyramides, temples) disposés sur une scène monumentale. Les projections vidéo et les lumières de Patrick Méeüs ont enrichi l’ambiance, évoquant à la fois les fouilles archéologiques et un imaginaire symbolique.

Sous la baguette de Paolo Arrivabeni, l’orchestre a livré une interprétation nuancée et puissante de la partition verdienne. L’équilibre entre les passages intimistes et les grands ensembles a été parfaitement maîtrisé.

Parmi les moments forts, l’air “Ritorna vincitor!” chanté par Elena O’Connor a bouleversé le public par sa profondeur émotionnelle. “Celeste Aida”, interprété par Marcelo Álvarez, a été exécuté avec finesse, culminant dans un aigu final en pianissimo d’une grande délicatesse. Le duo “Ciel! mio padre!” entre Aïda et Amonasro, incarné par Massimo Cavalletti, a atteint un sommet dramatique.

La célèbre Marche triomphale fut un moment d’apothéose : fanfares éclatantes, percussions majestueuses, danseurs et figurants en costumes historiques (créés par Giovanna Fiorentini) ont transformé la scène en un cortège royal, sublimé par des effets visuels impressionnants.

Sur le plan technique, l’amplification – indispensable en plein air – a été parfaitement maîtrisée, assurant une clarté sonore remarquable. La coordination de près de 200 artistes et techniciens a été exemplaire, témoignant d’une organisation rigoureuse.

En somme, cette Aïda fut bien plus qu’un opéra : un événement total, une célébration de l’art lyrique accessible à tous, et une réussite artistique et logistique éclatante.


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