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Ketevan Kemoklidze (Carmen), Jorge de León (Don José) |
Il Teatro dell’Opera di Roma inaugura l’estate 2025 con una Carmen di raro equilibrio, profondamente consapevole della tradizione ma capace di parlarci con rinnovata forza.
L’allestimento storico di Renato Guttuso, recuperato e restaurato con maestria, si impone sin dal primo sipario come un elemento drammaturgico essenziale: i fondali vividi e bruciati, pulsanti di energia cromatica, restituiscono una Spagna intensa, quasi archetipica, che accompagna lo spettatore nel cuore della tragedia.La regia di Fabio Ceresa, al suo debutto sul palcoscenico del Costanzi, sceglie un’impostazione rispettosa ma tutt’altro che convenzionale: evita il folclore gratuito, preferendo scandagliare la tensione tra desiderio e destino che attraversa ogni scena. Ne risulta uno spettacolo teso, asciutto, perfettamente calibrato nella costruzione dei quadri d’insieme e nell’introspezione dei personaggi.
Al centro di tutto, la direzione musicale di Omer Meir Wellber: rigorosa e ispirata. Il maestro israeliano guida l’orchestra con gesto deciso ma mai invadente, esaltando la trasparenza delle linee strumentali e restituendo al tempo stesso la densità emotiva della partitura. I momenti sinfonici si succedono con naturalezza, trovando una tensione interna che sostiene l’intero impianto teatrale.
Il cast vocale è di assoluto rilievo. Ketevan Kemoklidze, nel ruolo del titolo, incarna una Carmen complessa, mai ridotta a icona stereotipata. La sua voce, calda e duttile, attraversa la partitura con padronanza stilistica, ma anche con una presenza scenica che conquista. La sua Carmen è libera, sì, ma anche consapevole del proprio destino; sensuale, ma non compiaciuta; forte, eppure a tratti segnata da un’intima malinconia.
Accanto a lei, Jorge de León offre un Don José sfaccettato e in evoluzione. La sua discesa dall’innamoramento al delirio è resa con coerenza musicale e precisione drammatica. Il timbro lirico e la potenza interpretativa trovano il loro culmine nell’aria del fiore, eseguita con dolente intensità e fraseggio controllato.
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Ekaterina Bakanova (Micaëla), Ketevan Kemoklidze (Carmen) |
Di grande eleganza anche la Micaëla di Ekaterina Bakanova, che presta al personaggio un timbro chiaro e un fraseggio delicato, senza mai scivolare nella mera dolcezza. La sua aria nel terzo atto è stata uno dei momenti più toccanti della serata, accolta con silenzio assorto dal pubblico.
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Ketevan Kemoklidze (Carmen), Andrei Bondarenko (Escamillo) |
Da segnalare infine la brillante prova di Andrei Bondarenko nei panni di Escamillo, scenicamente sicuro e vocalmente autorevole, e l’eccellente prestazione del Coro dell’Opera, preparato da Ciro Visco, che ha saputo animare le grandi scene collettive con precisione e teatralità.
Il risultato complessivo è uno spettacolo che seduce l’occhio, coinvolge l’intelligenza e trascina emotivamente. Una Carmen che, pur fondata su un allestimento storico, appare sorprendentemente viva, contemporanea, incisiva. Un grande successo per il Teatro dell’Opera di Roma, e una serata di musica e teatro da ricordare a lungo.
Foto Fabrizio Sansoni-Opera di Roma