A ottant’anni dalla realizzazione del celebre scatto a Times Square, l’esposizione - curata da Monica Poggi - ripercorre tutto l’arco della sua produzione, presentando una selezione di 170 immagini, molte delle quali mai esposte, a partire dalle prime fotografie realizzate in Germania negli anni Trenta. Lavori che lo portarono a consolidarsi come fotoreporter e a ricevere le prime commissioni in Europa, seguite da quelle ricevute negli Stati Uniti del boom economico e nel Giappone post-nucleare. Un percorso di successo, che si concluderà negli anni Ottanta con altri scatti sui personaggi dello spettacolo e della politica.
Il percorso espositivo viene tracciato proprio partendo dalla geografia dell’esistenza di Eisenstaedt, evidenziando non solo i cambiamenti avvenuti nei luoghi da lui attraversati, ma anche l’evoluzione del linguaggio di cui si è servito per raccontarli.
Nato nel 1898 a Dirschau, nella Prussia Occidentale (oggi Polonia), Eisenstaedt ha un primo approccio casuale con la fotografia durante l’adolescenza, quando uno zio gli regala una Eastman Kodak Nr. 3 che lo accompagnerà durante tutti gli anni di studio. Abbandonato il mezzo fotografico allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, lo riprende al ritorno dal fronte, e quello che inizialmente sembra un passatempo diventa presto, pur senza troppa consapevolezza, una carriera.
Tra gli Anni Venti e Trenta il fotografo racconta in modo divertito e ironico il mondo dell’aristocrazia, la cui stravaganza lo incuriosisce; sono gli anni degli scatti alle famiglie in vacanza a Saint Moritz, ma anche dell’immagine di una tennista sul campo, prima fotografia che vende al settimanale Der Weltspiegel, segnando l’inizio della sua carriera. A partire da questo momento, riceve incarichi e committenze dalle principali riviste tedesche del periodo, che lo faranno viaggiare in tutta Europa come fotoreporter.
Tra i diversi eventi politici che documenta si ricorda in particolare l’ascesa del nazifascismo - è suo un potente ritratto di Joseph Goebbels del 1933 che guarda in macchina con un’espressione truce e inquietante - e il primo storico incontro fra Mussolini e Hitler a Venezia nel 1934.
In questo periodo Eisenstaedt descrive le sue fotografie come candid, ovvero capaci di racchiudere l’essenza spontanea del momento, nonostante una forte carica teatrale. Ispirandosi alla luce e alla composizione dei dipinti degli antichi maestri, il fotografo realizza scatti poetici e armoniosi, tra cui anche le sue iconiche fotografie di ballerine di danza classica, in cui risuona l’eco della pittura di Degas. Il suo sguardo non è però solamente poetico, in molti casi è anche ironico e affine talvolta all’estetica surrealista diffusa in Europa all’inizio del Novecento.