ROMA – Terra chiama Sinner, risponde Alcaraz. Perché la terra è sua, solo sua. Il Roland Garros è un pianeta abitato da un solo alieno.
Invaso dagli ultracorpi, per cinque ore e mezza (la più lunga della storia dello Slam francese), e infine arreso – sì, il campo targato Nadal – al suo nuovo signore e padrone. Monsieur Alcaràz. 4-6, 6-7, 6-4, 7-6 7-6, cinque set con super tie-break che passeranno allo storia. “Una partita epica”, la racconteranno così ai bambini del futuro la prima finale Slam di Sinner e Alcaraz. E useranno i nomi-grimaldello: Nadal, Federer. La grammatica è quella. Il numero 1 del mondo battuto dal numero uno dell’altro mondo. Nessuno sconfitto, nella festa del tennis.Perché aveva vinto anche Sinner. Aveva vinto quando, avanti di due set, s’era spinto a brekkare il rivale in apertura del terzo. Alcaraz invece s’era rialzato come gli zombie dei videogiochi. Alcaraz, the last of us: contro-break e break successivo. Una mazzata. Sul 5-3 Alcaraz andava a servire per prendersi il set della resurrezione eventuale. Ma Sinner glielo scippava, per quella vecchia, lisa, storia del fuoriclasse che colpisce quando deve, annusa il momento, lo percepisce. Il problema è che Alcaraz è fatto della sostanza, per cui chiudeva il successivo game, e il set, lasciando a Sinner uno 0 in battuta. 6-4, e quarto set.
E aveva vinto, Sinner – stavolta pareva vero! – quando accumulava tre matchpoint di fila, sul 5-3. Macché: tutto annullato. Poi controbreak sul 4-5. E poi il tiebreak, un mini-riassunto della tenzone: Sinner scatta 2-0 e l’altro risponde con due ace e 4-2. Tutto così. Sempre così. Il quinto set era l’unico epilogo ammissibile. E tutti sapevano come sarebbe finito. E quindi nessuno poteva saperlo davvero.
Sinner preso a palle corte sui crampi, a volee in tuffo. Senza mai mollare, solo trascinando la battaglia, con colpi ancora irreali per fatica e precisione, fino al risultato inevitabile, che non lo era: contro-break al decimo gioco, dalla sconfitta a 6-5. E poi vicinissimo al 7-5 della gloria. E poi al super tie-break. E poi nella “bolla Alcaraz”: un universo di vincenti, in cui niente può andare storto mai. Fino a raggranellare 7 match point, usando il primo. Un vincitore, nessuno sconfitto.
E dunque Alcaraz back-to-back a Parigi: dal 2000 c’erano riusciti solo Guga Kuerten, e guarda un po’ Rafa Nadal. Alcaraz al quinto Slam in carriera. Alcaraz in serie aperta di 14 vittorie consecutive al Roland Garros (non perde dalla semifinale 2023 contro Djokovic). In carriera Sinner ha vinto solo un torneo sulla maledetta terra, a Umago 2022. L’avversario in finale era, e chi sennò, Carlos Alcaraz. Veniva da quattro sconfitte di fila, con lui: l’ultima volta l’aveva battuto in una semifinale di Pechino, nel lontano 2023. Ma – ribadiamo – Sinner aveva vinto, prima di perdere di nuovo. Eccola spiegata, in due parole, tutta l’epica del caso.
Era l’unico atto non scontato di questo sport, questa finale. Il duello prefigurato per sete da tutti i tifosi del tennis. Alcaraz di là, il mostro finale di Sinner in attesa che la stagione del veloce rimescoli le carte, a uso e consumo (soprattutto tantissimo consumo) vicendevole: in alimentazione costante, entrambi. S’era preso Roma, Alcaraz. E Sinner gliel’aveva promessa: ci rivediamo a Parigi. Trasformando oggettivamente tutto il resto del ranking in un cast di supporto, figuranti mandati al massacro. Gli avversari ridotti ormai a ceto medio riflessivo: restano ammirati, per lo più, mentre s’affannano a contrastarli a ‘sti due. A volte poi sorridono, nel mezzo del cammin della sconfitta. E corrono in conferenza stampa ad ammettere l’ineluttabilità della ennesima lezione ricevuta.
Questa finale era “il” finale. Un posto unico al mondo con pochissime repliche, in cui la superiorità non può dirsi manifesta. Diventa una questione di inezie, centimetri, un vincente in più o in meno, infinitesimi gradi di separazione. Se cercate un pattern, fatevene una ragione: sono esseri umani saltuariamente fallibili, nessun segreto industriale da rubare. Questi due non perdono, al massimo si battono tra loro. Una percezione condivisa. Come si batte Sinner? Lo sa solo Alcaraz. Come si batte Alcaraz sulla terra? Non lo sa nemmeno Sinner.
Fonte Agenzia DIRE - www.dire.it