Dopo un’inaugurazione presso l’Istituto Penitenziario di Milano Opera avvenuta il 20 maggio, il 26 maggio il progetto ha visto una restituzione pubblica del lavoro svolto presso la Pinacoteca di Brera. La presentazione è stato anche il momento in cui le persone ristrette coinvolte nel progetto, hanno potuto testimoniare il percorso, l’evoluzione e il risultato di questa ricerca estetica e interiore.
L’opera si sviluppa come un paesaggio visivo simbolico e visionario: una superficie fluida che racconta mondi interiori, sogni sospesi e nuove possibilità d’immaginazione. Un ponte tra il dentro e il fuori, tra l’individuo e la collettività, tra arte e giustizia sociale.
L’intervento artistico si è posto infatti l’obiettivo di creare uno spazio di condivisione creativa, offrendo alle persone ristrette la possibilità di esplorare e sperimentare nuove tecniche artistiche. I partecipanti, tutti in Articolo 21 e quindi con permesso accordato dal Magistrato di Sorveglianza di uscire dall’Istituto per motivi di lavoro o azioni di reinserimento sociale, con obbligo di rientro per il pernotto, sono stati coinvolti nella realizzazione del murale che all’interno del contesto penitenziario, diventa non solo espressione artistica, ma anche strumento culturale identitario e di apertura che con le sue forme rinnova la percezione personale dello spazio e del tempo.
«Il muro, spesso simbolo di separazione, qui si trasforma in una superficie di senso, di bellezza e di riscatto. È un invito a guardare oltre, a riconoscere l’umano dove meno ce lo aspettiamo», ha dichiarato Alessandro Pellarin Presidente di Artàmica APS.
“Una missione importante dei grandi musei è quella di favorire progetti di inclusione e integrazione, soprattutto rivolti alle componenti sociali più fragili – dichiara Angelo Crespi, direttore della Pinacoteca di Brera, Biblioteca Braidense e Palazzo Citterio – Il progetto, partito da qualche mese, ha già permesso le visite in Pinacoteca di tre gruppi di detenuti e altre ne seguiranno”
“Superfici dell’Immaginazione” è il risultato di un’attività artistica strutturata composta da interventi teorico-pratici svoltasi all’interno della Casa di Reclusione dove gli incontri tra artista e detenuti diventano spunto di espressione, confronto e libertà interiore. L’iniziativa servirà quindi a sostenere gli utenti, prossimi al fine pena, nel processo di reinserimento sociale.
Carlo Galli Nato a Pietrasanta nel 1981 artista visivo e docente con base a Milano. La sua ricerca è centrata sullo spazio pubblico, declinando in numerosi interventi site-specific e di street art. L’artista è attualmente in residenza presso gli spazi di associazione Viafarini in zona Corvetto. |