Fulvio Be si racconta a Fattitaliani: online il videoclip del nuovo singolo ''Portami in giro''

 



Fulvio Be torna con un nuovo singolo dal titolo Portami in giro, disponibile su tutte le piattaforme digitali. Il brano, scritto dal cantautore stesso e prodotto da Nicolò Fragile - noto per le sue collaborazioni con artisti del calibro di Irene Grandi, Eros Ramazzotti e Renato Zero - si presenta come un pop energico e attuale, capace di evocare atmosfere estive e una voglia di leggerezza.

Costruito su una struttura ritmica solida e ben definita, Portami in giro punta a una dimensione musicale contemporanea, senza rinunciare a una scrittura personale e coerente con il percorso dell’artista. È un pezzo che si muove agilmente tra il desiderio di evasione e la concretezza del quotidiano, mantenendo una forte identità sonora.

Il videoclip ufficiale, diretto da Simone Forti per D-Video Production, accompagna visivamente il brano con un’estetica essenziale ma d’impatto. In scena, due ballerini si muovono nella penombra, illuminati da una sfera rossa che crea un gioco di contrasti tra tensione e fluidità, mentre Fulvio Be interpreta il pezzo sotto un cono di luce che ne evidenzia la presenza e l’intensità. Il risultato è un equilibrio riuscito tra coreografia e narrazione visiva.

Cosa rappresenta per te Portami in giro?
Questa canzone rappresenta la sintesi di un lungo percorso personale: la strofa, scritta anni fa e quasi dimenticata, ha trovato nuova vita grazie a una melodia recente. È come se due versioni di me, distanti nel tempo, si fossero incontrate per creare qualcosa di autentico insieme.

Com'è nata la collaborazione con Nicolò Fragile?
Conoscevo Nicolò Fragile per la sua brillante carriera e la produzione di numerosi brani di successo, così ho deciso di inviargli alcune demo registrate a Berlino, la città in cui vivo. Con grande piacere e anche a sorpresa, ha risposto positivamente, mostrando interesse a lavorare insieme.

Come si è evoluto il modo di fare musica?
Riascoltando i brani scritti in passato, noto due aspetti ricorrenti: una maggiore positività e una migliore capacità di sintesi. Probabilmente è parte del naturale processo di maturazione. Sarebbe strano, del resto, se oggi scrivessi le stesse cose di quando avevo sedici anni.

Cosa ti aspetti dal pubblico che ascolterà il brano? 
Quello che mi aspetto da questa canzone è, in realtà, una speranza profonda che attraversa tutta la mia musica: che chi l’ascolta possa sentirsi toccato nel profondo, che riesca a entrare davvero dentro l’atmosfera intensa e viscerale del brano. Parla di un amore travagliato, combattuto, a tratti doloroso, ma inevitabile. Un legame che si impone nonostante tutto, che resiste alle tempeste e alle contraddizioni, perché è scritto da qualche parte, forse dentro di noi. Mi piacerebbe che le persone si riconoscessero in queste emozioni, che facessero propria questa storia, come se fosse anche un po’ la loro, e che la portassero con sé nei momenti in cui hanno bisogno di sentirsi compresi.
Fattitaliani

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